Bob Marley ha cambiato il mondo

Nato in uno dei ghetti più duri della Giamaica, Marley è diventato un eroe per milioni di persone con canzoni che parlano di sofferenza e salvezza, costruendo un’eredità il cui valore è andato avanti per decenni dopo la sua morte


Bob Marley stava già morendo quando è salito sul palco di Pittsburgh, quella notte di settembre del 1980. La più grande star mondiale del reggae aveva sviluppato un melanoma maligno, al tempo una forma di cancro incurabile, che si era esteso perché lui lo non aveva curato. Bob Marley non aveva tempo perché si era dato una missione, voleva fare qualcosa che nessuno nella storia della musica popolare aveva mai tentato. Ci è riuscito in pieno. Più che una star della musica lui si sentiva un rappresentante politico degli oppressi, degli abbandonati, della povera gente. Non a caso la sua attività politica era abbastanza frenetica ed impegnativa. Ma la cosa più bella è che Bob infondeva coraggio, entusiasmo, alzava il morale con la sua musica. Questa mattina alle ore 11:00 su www.radiosardegnaweb.com Bob Marley sarà lo special guest del programma Heroes. A lui sarà dedicata una playlist di 17 minuti senza interruzioni (Massimo Salvau)


Robert Nesta Marley nacque nel villaggio di Rhoden Hall situato ai piedi della collina di Nine Miles, nella regione di St. Ann’s Bay, nella Giamaica settentrionale, si presume il 6 febbraio 1945, anche se la data è incerta. Suo padre, Norval Sinclair Marley, era un giamaicano bianco di discendenza inglese, nato nel 1885 da genitori originari del Sussex. Norval era un capitano della marina, oltre che un sovrintendente delle piantagioni (queste sono solo testimonianze non certificate), quando sposò Cedella Booker, all’epoca diciottenne giamaicana nera. La loro relazione provocò subito uno scandalo, la famiglia di Marley, scoperta l’unione tra Norval e Cedella, diseredò il figlio. In un primo momento Norval provvedeva al sostentamento economico della moglie e del figlio, sebbene li vedesse raramente, essendo spesso in viaggio. Poi però prese la decisione di abbandonare la sposa, partendo definitivamente per Kingston nel 1944 mentre lei era incinta. I due si sarebbero rivisti solo una volta in occasione della nascita di Bob. Bob aveva appena 10 anni quando il padre morì a causa di un infarto nel 1955, all’età di 70 anni. Cedella nonostante tutto non colpevolizzò il marito, dichiarando: “Resterà un buon uomo, costretto ad agire male dalla sua famiglia e dalle regole della società”. Bob, invece, conserverà sempre un senso di rifiuto verso il padre: “Non ho avuto padre. Mai conosciuto… Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta”. Robert fu vittima di pregiudizi razziali da giovane, a causa delle sue origini razziali miste, e affrontò la questione della sua identità razziale durante tutta la sua vita. Una volta disse: “Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezzosangue, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l’uomo bianco né per l’uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco”.

Agli inizi degli anni cinquanta Cedella decise di lasciare Rhoden Hall per andare a Kingston: all’inizio il padre Omeriah si oppose con decisione ma successivamente prese atto della forte volontà della figlia di trasferirsi. Le suggerì soltanto, per il bene di suo figlio, di far terminare a Bob la scuola a Rhoden Hall. Intanto la madre si trasferiva a Trenchtown, un sobborgo di Kingston, la capitale della Giamaica, e Bob l’avrebbe raggiunta due anni dopo, all’età di 12 anni. Degrado e disperazione caratterizzavano quella parte della città, le condizioni di Trenchtown sarebbero state descritte da Bob in questo modo: “Trenchtown non è in Giamaica, Trenchtown è ovunque, perché è il luogo da cui vengono tutti i diseredati, tutti i disperati, perché Trenchtown è il ghetto, è qualsiasi ghetto di qualsiasi città… E se sei nato a Trenchtown, non avrai la benché minima possibilità di farcela”. Anche qui, come negli slum di Kingston, nascevano sentimenti di rivolta verso il sistema da parte dei giovani neri che vivevano ai margini della società: i rude boys, giovani afrocaraibici che manifestano il loro dissenso verso la cultura e l’ordine attraverso il rifiuto del lavoro e la conduzione di una vita fatta di espedienti, compiendo bravate provocatorie e piccoli crimini. Gli ideali anti-sistema saranno caratteristici più tardi del movimento Rasta, che non assumerà, però, connotazioni così violente. Marley comunque non si avvicinò a questi giovani e non mancò di tentare di allontanarli dalla violenza e dal loro atteggiamento negativo con i testi di alcune delle sue canzoni.

Dopo aver sposato Rita Anderson, nel febbraio del 1966, raggiunse la madre negli USA, dove per otto mesi trovò lavoro presso la fabbrica Chrysler, nel Delaware, alla catena di montaggio. All’età di 17 o 18 anni Bob Marley scoprì di voler diventare un Rasta e circa 4 anni dopo, nel 1967, si convertì dal Cristianesimo al Rastafarianesimo. Fu costretto ad imparare l’autodifesa, dato che fu vittima di ripetuti episodi di bullismo, causati sia dalla sua origine razziale, sia dalla sua statura sotto la media (era alto 163 cm). Riuscì quindi a guadagnarsi una reputazione a causa della sua forza fisica, che gli portò il soprannome di “Tuff Gong”. A 15 anni il giovane Bob lasciò la scuola e iniziò a lavorare come saldatore. Strinse anche una grande amicizia con Neville O’Riley Livingston, “Bunny” per gli amici, che viveva con suo padre Thaddeus Livingston e i suoi otto fratelli in Second Street, vicino a Bob e sua madre. Bunny lo fece appassionare alla musica e al canto: lo fece partecipare a canti religiosi, lo introdusse nel mondo degli strumenti a corda e gli fece ascoltare i successi del momento attraverso un’emittente di New Orleans. La formazione musicale di Marley avvenne in questo contesto di povertà. Bunny si arrangiava, non aveva i mezzi per comprare una chitarra né una buona radio così per costruire qualcosa con le sembianze di una chitarra ricavava la cassa di risonanza da una scatola di sardine vuota, un manico di bambù per l’impugnatura e dei fili elettrici come corde.

Questo però non impedì ai due amici di entrare in contatto con il mondo della musica: infatti, grazie a un vecchio apparecchio radiofonico, riuscirono ad ascoltare il Rhythm & blues di gruppi come gli Impressions, Ray Charles e anche Elvis Presley. Con questo mix Bob si creava la sua cultura musicale. Nel loro tempo libero, Bob e Bunny suonavano con Joe Higgs, un cantante locale e devoto Rastafariano, che viene riconosciuto da molti come mentore di Bob. Durante una jam session con Higgs e Livingston, Marley incontrò Peter McIntosh, più tardi conosciuto come Peter Tosh, il quale aveva ambizioni musicali simili. Nel 1961, all’età di 16 anni, Bob registrò i suoi primi due singoli, “Judge Not” e “One Cup of Coffee”, con il produttore musicale del luogo, Leslie Kong. Questi dischi, che furono pubblicati dall’etichetta Beverley’s sotto lo pseudonimo di Bobby Martell, attirarono poco l’attenzione del mercato.

Nel 1964 Bob Marley, Bunny Livingston, Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith fondarono un gruppo ska e rocksteady chiamato “The Juveniles”, più tardi il nome fu cambiato in “The Wailing Rudeboys”, quindi in “The Wailing Wailers”. Nel 1966 Braithwaite, Kelso e Smith lasciarono la band, che modificò il nome in quello di “The Wailers” (ossia I Piagnoni). Nel 1974, dopo l’uscita dalla band di Peter Tosh e di Bunny “Wailer” Livingston, per intraprendere carriere da solisti, Marley suonò assieme ad altri musicisti, tra i quali Carlton “Carly” Barrett alla batteria, Aston “Family Man” Barrett al basso, Al Anderson e Junior Marvin alle chitarre, Alvin “Seeco” Patterson alle percussioni e le coriste “I Threes” Judy Mowatt, Marcia Griffiths e la moglie Rita Anderson sotto il nome di “Bob Marley and The Wailers”. Nel corso di tali session si ebbe anche l’inserimento di altri musicisti nella sezione fiati quali Vin Gordon al trombone e Glen Da Costa al sax. Marley venne educato da cristiano ma decise nel tempo di seguire il movimento Rastafari, la cui dottrina considerava l’imperatore etiope Haile Selassie I (1892-1975) come l’incarnazione di Dio. Lo stesso Hailé Selassié, considerato il Messia, rappresentava la Chiesa ortodossa etiopica in qualità di negus dell’Etiopia.

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