Bob Marley ha cambiato il mondo

Nato in uno dei ghetti più duri della Giamaica, Marley è diventato un eroe per milioni di persone con canzoni che parlano di sofferenza e salvezza, costruendo un’eredità il cui valore è andato avanti per decenni dopo la sua morte


Bob Marley stava già morendo quando è salito sul palco di Pittsburgh, quella notte di settembre del 1980. La più grande star mondiale del reggae aveva sviluppato un melanoma maligno, al tempo una forma di cancro incurabile, che si era esteso perché lui lo non aveva curato. Bob Marley non aveva tempo perché si era dato una missione, voleva fare qualcosa che nessuno nella storia della musica popolare aveva mai tentato. Ci è riuscito in pieno. Più che una star della musica lui si sentiva un rappresentante politico degli oppressi, degli abbandonati, della povera gente. Non a caso la sua attività politica era abbastanza frenetica ed impegnativa. Ma la cosa più bella è che Bob infondeva coraggio, entusiasmo, alzava il morale con la sua musica. Questa mattina alle ore 11:00 su www.radiosardegnaweb.com Bob Marley sarà lo special guest del programma Heroes. A lui sarà dedicata una playlist di 17 minuti senza interruzioni (Massimo Salvau)


Nel 1966 l’imperatore etiope visitò la Giamaica e chiese a dei missionari della Chiesa ortodossa d’Etiopia di fermarsi. Uno di questi, Abunda Yesehaq, divenne arcivescovo e molto amico di Marley, legame che portò il noto musicista a convertirsi negli ultimi anni della sua vita. Rita, la moglie, e i figli si convertirono invece già nel 1972. Marley divenne quindi il leader del gruppo, il cantante e chitarrista, e l’autore della maggior parte dei testi. I primi lavori del gruppo, incluso il primo singolo Simmer Down, furono prodotti in gran parte da Coxsone Dodd allo Studio One. Simmer Down raggiunse l’apice delle classifiche giamaicane nel 1964 e gli Wailers vennero proposti come miglior gruppo nazionale. Proseguirono con canzoni come “Soul Rebel” e “400 Years”. Nel 1966 Bob Marley sposò Alpharita Costancia Anderson, conosciuta da lì in poi come Rita Marley, una componente delle I Threes (Rita Marley, Marcia Griffiths e Judy Mowatt) coriste del gruppo. Da lei ha avuto tre dei suoi tredici figli (due adottati dalla precedente relazione di Rita, tre avuti con la stessa, e altri 8 con altre donne), tra i quali David Ziggy Marley, Stephen Marley e Damian Marley che continuano la tradizione della musica del padre con la loro band, i Melody Makers. Dopo il matrimonio, Bob si trasferì per alcuni mesi nella residenza della madre a Wilmington, nel Delaware. Dopo essere tornato in Giamaica, Bob aderì al movimento rastafariano e cominciò a sfoggiare i suoi caratteristici dreadlock. Dopo un litigio con Dodd, Bob Marley e il resto del gruppo si uniscono alla band di Lee “Scratch” Perry, The Upsetters. Sebbene la collaborazione sia durata meno di un anno, molti ritengono che la produzione migliore dei Wailers si concentri in questo periodo. Marley e Perry si separarono dopo una disputa sui diritti di registrazione, ma rimasero amici e lavorarono ancora insieme. Tra il 1968 e il 1972 Bob e Rita Marley, Peter McIntosh e Bunny Livingston produssero un re-cut di alcune vecchie canzoni per la JAD Records a Kingston e a Londra, nell’intento di esporre il sound dei Wailers. Più tardi, Livingston confessò: “quelle canzoni non avrebbero mai dovuto essere pubblicate su un album… erano solo delle demo da fare ascoltare a delle case discografiche…”

Il primo album dei Wailers, “Catch a Fire”, fu pubblicato su scala mondiale nel 1973, riscuotendo successo. Fu seguito l’anno dopo da “Burnin”, che conteneva le canzoni “Get Up, Stand Up” e “I Shot the Sheriff” di cui Eric Clapton produsse una cover, contribuendo ad elevare il profilo internazionale di Bob Marley. I Wailers si sciolsero nel 1974, quando ognuno dei tre componenti fondamentali provò a continuare la propria carriera come solista. Le ragioni dello scioglimento affondano tuttora nel mistero. Qualcuno asserisce che ci fosse disaccordo tra Marley, Tosh e Livingston riguardo alle performance, altri pensano semplicemente che Bunny Wailer e Peter Tosh preferissero a tal punto lavorare da solisti. Nonostante lo scioglimento della band, Bob Marley continuò a suonare sotto il nome di “Bob Marley & the Wailers”. I nuovi componenti della band di supporto erano i fratelli Carlton e Aston Barrett, detto “Family Man”, rispettivamente alla batteria e al basso, Junior Marvin e Al Anderson alla chitarra, Tyrone Downie e Earl Lindo detto “Wya” alle tastiere, Alvin Patterson “Seeco” alle percussioni. Le “I Threes” composte da Judy Mowatt, Marcia Griffiths e dalla moglie di Bob, Rita, all’accompagnamento vocale. Nel 1975 Bob Marley irruppe sul mercato internazionale con il suo primo storico singolo, “No Woman, No Cry”, dall’album Natty Dread. Questo fu seguito dal successo del 1976, “Rastaman Vibration”, che rimase per ben quattro settimane nella top 100 della Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. Nel dicembre 1976, tre giorni prima di “Smile Jamaica”, durante un concerto organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley, allo scopo di alleggerire le tensioni tra i due gruppi politici in guerra, Bob, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor subirono un attacco da parte di un gruppo armato composto da ignoti nella residenza di Bob. Taylor e Rita riportarono ferite gravi, che però furono curate completamente. Bob riportò solo delle ferite lievi al petto e al braccio. Si ritiene che tale attacco fosse stato causato da motivi politici, essendo visto il concerto come un modo di supportare il primo ministro Manley. Nonostante tutto, il concerto si tenne e Bob Marley si esibì come in programma. Quando gli fu chiesto perché avesse cantato quella sera egli rispose: “Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?”. Bob Marley si trasferì dalla Giamaica in Inghilterra nel 1976, dove registrò gli album Exodus e Kaya. Exodus rimase nelle classifiche inglesi per ben 56 settimane consecutive. Includeva singoli come la famosa “Jammin'”, “One Love”, “Three little birds”, “Waiting in Vain” e “Exodus” (canzone che si basa su un solo accordo, il la minore). In Inghilterra Marley fu arrestato per possesso di piccole quantità di cannabis, mentre viaggiava verso Londra.

Nel luglio 1977, Marley notò una ferita nell’alluce destro, e pensò di essersela procurata in un incidente durante una partita di calcio. Successivamente durante un’altra partita di calcio l’unghia dell’alluce si staccò. Solo a quel punto fu fatta la diagnosi corretta: melanoma maligno che cresceva sotto l’unghia dell’alluce. Da alcuni medici gli fu consigliato di amputare l’alluce, da altri solo il letto dell’unghia: Bob scelse la seconda opzione ma il melanoma non fu curato del tutto e progredì fino al cervello. L’anno seguente Bob Marley organizzò un nuovo concerto politico in Giamaica, dal nome “One Love Peace Concert”, sempre nel tentativo di arrestare l’ostilità tra i due partiti in guerra. Su espressa richiesta di Marley, i due leader rivali, Michael Manley ed Edward Seaga si incontrarono sul palco e si strinsero la mano. Nel 1979 fu invece prodotto un album pregno di significati politici, Survival, contenente canzoni come “Zimbabwe”, “Africa Unite” che riportavano l’attenzione di Marley alle sofferenze dei popoli africani. Agli inizi del 1980 fu invitato alle celebrazioni del 17 aprile per l’indipendenza dello Zimbabwe. Nel 1980 il disco Uprising segna la fine della produzione di Bob Marley. Si tratta di un disco pregno di significato religioso, che contiene singoli come “Redemption Song” e “Forever Loving Jah”. Il cancro, nel frattempo, si diffondeva nel suo corpo. Dopo aver concluso una trionfale tournée estiva suonando in molte città d’Europa, (famosi i concerti tenuti a Dortmund il 13 giugno davanti a circa 40.000 persone, a Torino allo Stadio Comunale il 28 Giugno davanti a 40.000 persone) e dove svolse il suo più grande concerto a Milano allo Stadio San Siro per la prima volta aperto per un concerto live, davanti a più di 80.000 persone il 27 giugno 1980, Marley tornò negli USA e portò a termine le prime date del programma.

Dopo 2 concerti al Madison Square Garden di New York però Marley ebbe un collasso facendo jogging al Central Park. Il 23 settembre 1980 tenne il suo ultimo concerto, allo Stanley Theater a Pittsburgh. Dopo l’evento andò a Monaco, in Germania, per un consulto medico dal dottor Josef Issels, specializzato nel trattamento di malattie in fase terminale. Il suo cancro si era sviluppato molto e non si poteva più trattare. I dreadlock di Marley erano troppo pesanti e i capelli erano sempre più indeboliti a causa del cancro, decise allora di tagliarseli leggendo dei passi della Bibbia, fu una decisione molto sofferta: avere i dreadlock significava essere Rasta, i dreadlock erano la sua vita. Un ulteriore peggioramento si avvertì nel volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica. Il volo fu quindi deviato in direzione di Miami (Florida), dove Bob venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, dove morì la mattina dell’11 maggio 1981. Poco prima di morire Bob decise di parlare con tutti i suoi figli e le sue ultime parole furono rivolte al figlio Ziggy Marley: “Money can’t buy life” (“i soldi non possono comprare la vita”). Bob Marley ricevette i funerali di stato in Giamaica, con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari. Fu sepolto in una cappella eretta accanto alla sua casa natale a Nine Mile, insieme alla sua Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana e i suoi semi, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia. Un mese dopo i funerali, fu riconosciuto a Bob Marley il Jamaican Order of Merit. Bob Marley morì senza fare testamento.