La luce in fondo al pozzetto

Breve storia a puntate di una giovane blatta e della sua ricerca della verità

Gentile lettore,

l’osservazione della colonia porterà a interessanti questioni. Questa volta non mancherà il finale inaspettato.

 

Il disegno della striscia illustrativa è tratto dalla prima illustrazione di Archy and Mehitabel, di Don Marquis, uscita in data 11 Settembre 1922 per il New-York tribune. Il nostro Kopro deve ad Archy, suo illustre predecessore, due cose: l’immagine in questione, e lo stesso rispetto dovuto a chiunque lotti per esprimere se stesso nonostante i propri limiti.
L’ illustrazione all’interno è opera di Michele Marescutti, che questa settimana ci fa vivere da vicino una delle scene più intense della storia Kopro

10. Il caso della formica X

Si perse ad osservare quel continuo via vai. Inizialmente lo trovò caotico, poi intravide un ordine piuttosto preciso: All’ingresso ognuna subiva un esame, chi non veniva riconosciuta andava eliminata senza pietà e abbandonata il più lontano possibile. La gran parte trasportava qualcosa, semi, parti di insetti o pezzi di foglie, altre si occupavano di portare fuori la terra di risulta delle operazioni di scavo o comunissimi rifiuti. Non sembravano avere alcun bisogno di parlare, conoscevano la propria mansione e il comportamento da adottare. G. gli lasciò il tempo per farsi un’idea, poi, vedendolo distogliere lo sguardo in attesa di un input, parlò: «Vedo che hai osservato attentamente come ti avevo chiesto. Ma dimmi, che idea ti sei fatto? Così, in generale.». «All’inizio ero molto curioso, affascinato direi, tutto funzionava con grandissima efficienza, poi ho sentito che mancava qualcosa. Ognuna sembra scomparire dentro il meccanismo. Ho avuto l’impressione che tutte fossero utili ma sostituibili.» «Hai scoperto un nodo fondamentale, in realtà in un sistema come quello che vedi ogni singolo è importantissimo, perché lo è la sua funzione, quest’ultima infatti finisce per identificarsi con lui.» «Nel senso che ogni individuo finisce per diventare la stessa funzione che ricopre?» «Proprio così! Alla luce di ciò, il singolo è sostituibile da un altro, purché in grado di svolgere la stessa funzione.» «Quindi nessuno è indispensabile!» «Be’, diciamo che in una colonia come quella, dove ci saranno sì e no centomila individui, una singola perdita non costituirebbe alcun problema, la difficoltà crescerebbe in proporzione alle eventuali perdite!» «Ma tu prima dicevi che ogni individuo in sé è importante, o sbaglio?» «Non ti sbagli ragazzo, volevo portarti proprio davanti a questo: personalmente ti sentiresti pronto ad essere sacrificato perché sostituibile?»

Si perse ad osservare quel continuo via vai. Inizialmente lo trovò caotico, poi intravide un ordine piuttosto preciso

L’intento del vecchio G. era molto chiaro: Kopro doveva riflettere nuovamente sulla rilevanza dei singoli casi, ma questa volta, ogni singolo caso sarebbe stato un’entità dotata di vita propria. «Credo di capire dove vuoi arrivare, queste formiche hanno delle regole che per poter esistere devono essere al di sopra delle volontà individuali.» «Qualcosa del genere! Le formiche nascono in un sistema che le precede e, probabilmente, le sopravvivrà, nel quale vigono regole e mansioni precise. Questo organismo sarà sempre più importante di ogni singolo elemento, almeno fino a quando la maggioranza continuerà a condividerne le regole e a prodigarsi per il suo mantenimento.» «Sembra esserci poca scelta per loro» «In questo caso direi proprio di sì, se una formica dovesse mai scegliere di non accettarne più i dettami dovrebbe automaticamente rassegnarsi all’idea di non farne più parte!» «Questo significherebbe la solitudine, o peggio ancora la morte!» «Oppure la totale libertà di autodeterminazione individuale, dipende dai punti di vista!» L’ultima osservazione del vecchio aprì una piccola parentesi di silenzio e Kopro ebbe modo di pensare. Nel mentre osservava quel susseguirsi infinito di azioni precise, che appariva caotico e ordinato al tempo stesso. Dopo qualche minuto arrivò la domanda: «Ma una formica riuscirebbe a difendersi da sola la fuori?». «Più di quanto riuscirebbe a fare da sola la dentro immagino…» «In che senso?» «Lo schema di convivenza sociale che vige all’interno del formicaio non permetterebbe mai a una singola coscienza di elevarsi al di sopra dello schema stesso» «Non credi che avere delle regole possa essere l’abbiccì del vivere in società? Sacrificare una parte della propria libertà in funzione di qualcosa di molto più grande, come la sicurezza» «Mhm… la sicurezza dici? Tu personalmente accetteresti di diventare una funzione solo per essere sicuro di vivere? E soprattutto, chi ti proteggerà da chi dice di proteggerti?»

Ancora una volta emersero delle difficoltà non trascurabili. «Non ha molto senso proteggersi da chi ti protegge non credi?» «A livello logico infatti non ne ha, ma non sempre si può seguire la logica quando si ha a che fare con le coscienze individuali! Continua a tenere gli occhi sul formicaio e immagina con me che improvvisamente la formica X smetta di essere in accordo con il sistema vigente e incroci le braccia in segno di protesta. Credi che le altre starebbero a guardare senza far niente?» «Non credo proprio… magari qualcuna la seguirebbe!» «Molto ottimista, ma possibile. E non credi che tutte quelle che fino ad allora hanno sacrificato sé stesse per svolgere la loro funzione a beneficio del sistema vigente possano sentirsi in qualche modo in pericolo?» «La formica X potrebbe far valere le proprie ragioni con il dialogo!» «Nel migliore dei mondi possibili questa sarebbe senz’altro la soluzione giusta! Ma pensa bene a come è organizzata quella società: i membri hanno sempre cooperato al suo interno in quel modo e, in virtù di ciò, non gli è mai mancato né il cibo né un rifugio. Cosa penserebbero se improvvisamente vedessero tutto questo minacciato da un pugno di dissidenti?» «Credo che lotterebbero per difendere il loro sistema!» «Lo credo anche io. E di questi dissidenti, chiamiamoli il movimento X, che possiamo dire?» «Per ora non possiamo dire granché, almeno finché non sappiamo quali siano le ragioni del loro dissenso.»

La discussione tra i due scarafaggi si stava spingendo sempre più in profondità, nel mentre le formiche continuavano con il loro via vai, incuranti di quanto accadeva poco lontano. «Le ragioni potrebbero essere molteplici, e potremmo proseguire all’infinito, quindi diciamo che X è stanco di rompersi la schiena al servizio di quella macchina macina terra e vorrebbe godersi il tempo che gli resta su questa strana porzione di universo, consumando lo stretto necessario e dedicando il resto alla contemplazione.» Kopro lo guardò con un sorriso, certo di avere la soluzione al problema: «In tal caso sarebbe sufficiente allontanarlo dalla colonia e proseguire facendo a meno di lui!». «Non fa una piega! Se non fosse che il suo allontanamento potrebbe creare un precedente!» «Nel senso che tutti si sentirebbero in diritto di abbandonare il formicaio per dedicarsi a se stessi?» «Esatto! X diverrebbe un esempio per quelli che sognano qualcosa di diverso da una vita trascorsa a lavorare non vivendo allo scopo di conservarsi in vita.» «Potenzialmente potrebbe distruggere l’intero ordine!» «Potenzialmente sì!» «Però, caro il mio vecchio, non consideri un nodo fondamentale, abbandonare il formicaio per vivere alla giornata non garantirebbe una vita serena e duratura, anzi, a me sembra promettere incertezze e pericoli notevoli!» Seguì un attimo di silenzio, per l’ennesima volta il giovane era convinto di aver messo alle corde il suo interlocutore, che pronto replicò: «Non hai torto, pericolo e incertezza sono certamente parte del cammino che attenderebbe il nostro X, ma sono solo delle eventualità! Non ti sembra che sacrificare la propria libertà per difendersi da eventi che possono e non possono verificarsi sia un tantinello eccessivo? Soprattutto se consideri che anche stando all’interno del sistema in questione imprevisti e incertezze, magari di altra natura, non mancherebbero comunque!»

Ora mi fermerò per un istante davanti a te, tu saltami sulle spalle senza perderti in chiacchiere!

Improvvisamente vennero interrotti da una voce: «Bene bene bene…guarda cosa abbiamo qui!». Una pattuglia di formiche cacciatrici in esplorazione li aveva appena sorpresi e si preparava a sferrare un attacco. G. si rivolse vero il ragazzo con sguardo spaventato: «Credo sia meglio proseguire il discorso da un’altra parte, scappiamo!». Si infilarono nella crepa da dove erano arrivati, dietro le cacciatrici non sembravano avere intenzione di desistere e inseguivano tenacemente. Per Kopro correre più veloce delle nemiche non rappresentava un problema, ma G., malconcio com’era, non avrebbe potuto resistere a lungo, infatti si trascinava muovendo più velocemente che poteva gli arti integri e piegandosi sul fianco per far si che anche i monconi avessero contatto con il terreno e sfruttarne così il movimento. Dapprima la cosa funzionò, e sembrò tenere un passo dignitosamente veloce distanziando il gruppo inseguitore, poi fu la vecchiaia a imporsi. Stanco e ansimante cominciò a perdere colpi e vantaggio. Le formiche, naturalmente, se ne accorsero e concentrarono i loro sforzi su di lui: «Forza, attacchiamo il più lento! ». Kopro si accorse della situazione, non poteva permettere che gli accadesse qualcosa di male, ormai gli si era affezionato. Decise quindi di prendere l’iniziativa, passò davanti e gridò: «Ora mi fermerò per un istante davanti a te, tu saltami sulle spalle senza perderti in chiacchiere!». Per G. non ci fu molto da sindacare, salì in groppa del suo giovane amico, che accelerò il passo dando fondo a tutte le sue energie. La corsa durò alcuni intensissimi istanti, i due inseguiti ebbero la meglio, il gruppo di cacciatrici si accorse di essersi spinto troppo lontano dalla colonia e decise di ripiegare.

Continua…