Il Parafarmacista

Di Lex Nihilo

Illustrazioni a cura di Elv

Sollevò la serranda alle otto e venti, puntuale come sempre. Fuori la solita processione di sintomatici ansiosi di conferme. La giornata trascorse lenta e intensa, proprio come le altre, ma quello era un sabato, giorno di massimo afflusso dopo il lunedì. Ne sentì parecchie, da altrettanti clienti. Ognuno aveva un problema da tenere a bada, debitamente amplificato da una spietata ansia di fondo, che in molti casi si traduceva in autentici deliri paranoidi. Molti clienti lo consideravano una figura mitologica, un medico, uno psicologo, uno sciamano forse, e si abbandonavano alle confessioni più assurde su sintomi, abitudini di vita e progetti futuri. Ogni vendita sembrava quasi un consulto. La chiusura fu altrettanto puntuale: diciannove e cinquanta. Appese il camice bianco nel retrobottega, prelevò il cospicuo incasso dal registratore e lo ripose nel suo fidato e anonimo borsello, inserì l’allarme, abbassò la serranda e chiuse accuratamente il lucchetto. Sollevata la schiena si stiracchiò un attimo e inspirò una notevole quantità d’aria, per poi restituirla sbuffando. Non lo faceva per stanchezza, o insofferenza, quel gesto sembrava permettergli di scaricare tutte le tensioni accumulate durante la giornata, lo ripeteva ogni sera, era diventato lo spartiacque tra il lavoro e la vita privata.

Brutta bestia l’insonnia…

Restò per un attimo a guardare la serranda chiusa, poi volse lo sguardo verso la nuovissima insegna LED, una serie di croci si illuminavano in maniera concentrica dando l’impressione della profondità. All’interno varie scritte alternate, la data, l’ora esatta e la temperatura esterna, tutte intervallate dalla ragione sociale della sua attività: Parafarmacia del Dottor Curiani. Era proprio un bello specchietto per le allodole, chi si fermava, magari curioso di sapere l’ora o la temperatura dell’ambiente, stando li a leggere poteva vedere il suo nome fino a tre volte prima del dato utile che cercava. E se, come raccontava il buon Huxley, è vero che sessantaduemilaquattrocento ripetizioni fanno una verità, anche tre non sono male, considerata la media di passaggi settimanali di un utente medio davanti al suo negozio. Non poteva tenere tutti quei soldi addosso per troppo tempo. Il quartiere era ormai un posto tranquillo da anni, ma, dato che la prudenza non è mai troppa, fin dal primo giorno, ogni sera alla chiusura si recava alla cassa continua del Banco di credito sociale. La filiale si trovava a circa un chilometro dalla sua serranda, ci andava sempre a piedi e di persona.

Per arrivare allo sportello doveva attraversare l’intera Via Dei Monoliti, passando davanti a numerose serrande e locali. Preso dai suoi percorsi mentali, ormai alleggeriti dalla chiusura del registratore di cassa, ma mai troppo per via dell’importanza del contenuto del borsello, cedette al suo spirito di osservazione. La prima serranda nel percorso era La boutique delle signore, storica attività del quartiere messa in crisi dalla grande distribuzione organizzata prima e dal e-commerce poi, fieramente gestita dalla Signorina Tondelli, cinquantenne biondo platino perennemente tirata a lucido che aveva devoluto l’intera vita alla sua attività. La signorina se ne stava fuori dal negozio, fumando nervosamente l’ennesima sigaretta al mentolo e sognando gli anni ottanta, quando, appena ventenne, poteva investire i suoi quattrini da giovane e arrembante imprenditrice su se stessa e sul suo piacere. Di certo anche quella giornata non era stata tra le più proficue. Lo salutò con un mezzo sorriso, in segno di rispetto, lui rispose con un cenno del capo prima di abbandonarsi ai suoi pensieri: «Fumi signorina Tondelli, fumi… già la vedo entrare in negozio lunedì mattina, con la solita solfa sul mal di gola e su quella voce da camionista che pian piano le sta venendo su. Per non parlare dei denti gialli e dell’alitosi… e la tosse catarrosa? Dunque… tra: spray a base di propoli e oli essenziali, sciroppo al miele e eucalipto, dentifricio sbiancante più collutorio, scovolini dentali e caramelle antibatteriche per l’alitosi… Dovrebbero essere circa sessantacinque euro… sessantatré con lo sconto… Se poi prende anche l’acido ialuronico per le zampe di gallina sono settanta tondi…».

Il percorso proseguiva davanti a L’emporio del quartiere, dove il signor Polpo, un ultrasettantenne innamorato del suo lavoro, a stento si reggeva in piedi dietro al bancone in attesa dell’imminente chiusura, ansioso di farsi l’ultima chiacchierata del giorno con il cliente dell’ultimo minuto. Probabilmente non ne vedeva uno da giorni. Il megastore infondo alla via offriva molto di più a prezzi molto più bassi La sua attività, una delle più vecchie della zona, aveva visto un bel pezzo di storia, dalla ricostruzione all’attuale recessione, passando per il boom economico, gli anni in cui si legavano i cani con la salsiccia, come amava raccontare. «Ahi ahi ahi Signor Polpo… mi chiedo perché si ostini a stare dietro quel bancone alla sua età… Lunedì già vedo sua moglie in negozio, con quella vocina gentile e implorante: mio marito non riesce più a dormire… Schiena e ginocchia gli fanno sempre più male, in qualsiasi posizione si metta… per non parlare delle emorroidi… Sfido io, così vecchio e tutto il giorno in piedi. Vediamo: Pomata all’arnica e artiglio del diavolo più le compresse, pomata linfodrenante per la circolazione periferica e preparato criotermico per le emorroidi. Sono circa settanta euro, che sommati alla tisana a base di escolzia e melatonina per la signora e il gastroprotettore per entrambi… Saranno circa ottantacinque… ottantadue con lo sconto!» Cominciò a sfregarsi le mani senza neppure accorgersene.

Trasportato dai pensieri si ritrovò davanti al Bar Verde dove da anni si concedeva il consueto bitter prima della cena. Era gestito dal signor Franco, un uomo vicino alla sessantina, che emanava costantemente odore di posacenere spento e non faceva che lamentarsi della sua pancreatite. «Benearrivato Dottore! Il solito bitter con una fettina di limone?» «Buonasera Franco! Si grazie, molto gentile!» «Le porto qualcosa da sgranocchiare?» «No grazie, lo sai che non amo i grassi idrogenati e neppure tu dovresti, viste le tue condizioni!» Quando citava quei pomposi nomi scientifici e dispensava i suoi consigli si sentiva superiore, come se la cosa gli conferisse una certa autorità. Ogni sera il barista, servitogli il suo aperitivo si fermava un attimo con lui, del resto i clienti a cui badare non erano tanti, solo un tizio ghiotto di Campari e Slot machine che andava rifornito regolarmente di liquido e liquidi ogni quarto d’ora. «Dottore, l’altro giorno ho letto che un bicchiere di acqua tiepida con mezzo limone spremuto prima di andare a letto è un toccasana, che mi dice? potrebbe aiutare il mio povero pancreas?» Raramente perdeva le staffe in presenza di altri, ma, dato che il loro rapporto si era ormai consolidato negli anni, poté permettersi una certa volgarità: «Si, magari anche una fettina di kiwi sugli occhi… Andiamo Franco, è possibile che tu debba sempre berti tutte queste stronzate? Attieniti scrupolosamente a quello che ti ha prescritto il medico! La scienza non da caramelline! Lunedì passa in negozio piuttosto, che ti do un integratore a base di enzimi digestivi. Quello si che potrà darti una mano!» «Non mancherò dottore!» Il bitter fu gentilmente offerto per l’ennesima volta, così poté allontanarsi in serenità pensando: «Ventidue euro e ottantacinque centesimi, facciamo ventuno come sconto per l’aperitivo…».

Un celebre farmaco da automedicazione

La meta era ormai vicina, ma prima di arrivare doveva per forza passare davanti alla rumorosa terrazza del Bar degli Hipster, dove, puntuale come l’orologio di Greenwich, si consumava il consueto happy hour. Il locale era aperto da appena tre anni, ma già dai primi giorni si era aggiudicato la gran parte della clientela cittadina, ampliando sempre di più la quantità di suolo pubblico occupata e diventando un’autentica vetrina per chiunque volesse mettere in mostra le proprie doti, reali o presunte. Guardando all’interno riuscì a individuare parecchi dei suoi clienti: «Signorina Corpella! Vedo che il rossetto che ti ho venduto stamattina ha camuffato per bene quell’orribile herpes labialis che da giorni ti faceva piagnucolare! Fatti il tuo stronzo selfie con le labbra a culo di gallina piccola puttanella… Ci vediamo lunedì quando si sarà propagato da qualche altra parte e dovrò per forza mandarti dal medico… non prima di averti propinato un integratore vitaminico che non guasta mai… Ventitre euro e ottantacinque, prezzo pieno per te!» C’era qualcosa in quella gioventù spregiudicata che lo faceva uscire fuori dai gangheri e trascinava vorticosamente i suoi pensieri verso crude volgarità. Lo sguardo si posò su un baldo manzo da monta che sfoggiava la sua maglia nera aderente su petto palestrato mentre tracannava copiosi sorsi di birra da una zeroquaranta, fieramente sollevata dal suo braccio tatuato e sagomato. «Patetico coglione di merda… appena tre giorni fa ti lamentavi del tuo reflusso gastroesofageo! Credi che basti un po’ di esomeprazolo e dello sciroppo prima della nanna? Ti aspetto lunedì mattina… Saranno come minimo quindici euro… Sempre se non ti viene la diarrea durante il post sbronza… a quel punto arrotonderemo a venti! Dimenticavo, sono passate tre settimane… la crema depilatoria! Facciamo trenta e non se ne parla più!». L’ultimo cliente che intravide prima di girare l’angolo fu un cinquantenne più che brizzolato in tenuta aderente con evidente pancia in fuori: «Signor Gianpiero, Cristo santo! Ridicolo imbecille con la sindrome di Peter Pan! Non si libererà mai di quella schifosa pancia se continua a tracannare tutti quei negroni! Ha voglia di comprare tisane depurative al carciofo per il fegato e bustine dimagranti! A conti fatti saranno almeno una trentina di euro anche da lei… A lunedì!».

Una volta depositato l’incasso nella cassa continua si sentì molto più leggero: «Bene! Anche oggi tutto è al sicuro. A conti fatti lunedì dovrei avere una base di circa 250 euro più gli altri clienti… Adoro la fragilità dell’essere umano in questo periodo di decadenza!». Abitava a venti metri dallo sportello quindi la camminata fu breve. Diede uno sguardo alla cassetta della posta, i soliti volantini e la bolletta della luce: «Maledette sanguisughe! Mi faccio il culo ogni giorno a sopportare quei frignoni ipocondriaci per essere poi costretto a spartire con voi i miei meritati guadagni!» Una volta a casa fece una doccia e si preparò la cena davanti al telegiornale, che, come ogni sera, non mancò di propinargli immagini di morte e disperazione prima delle solite futili notizie di gossip, quella sera si parlò dell’ultimo flirt di Giulio Padronetti con la soubrette di turno. «Stanno freschi loro, è sufficiente sparare due cazzate davanti all’obiettivo per essere amati da tutti e fare soldi a palate! Meglio andare a letto va…» Curò con attenzione la sua igiene orale, lavando la dentiera e riponendola nel suo bicchiere con la pasticchetta effervescente. Quel giorno non riuscì neppure a leggere una pagina del suo libro, il sonno arrivò, dolce e velocissimo. Stava per affacciarsi in un bel sogno quando ecco uno spiacevole crampo all’altezza dell’intestino. «Oddio… Che sarà? Certo! Che sbadato! Ho scordato di prendere il mio prezioso bicchiere di acqua tiepida e limone!»