IL BUIO IN SUPERFICIE

Breve storia a puntate di Kopro, giovane blatta alle prese con la realtà

Gentile lettore,

Dal suo nascondiglio Kopro osserva la nuova realtà, e finalmente prende la decisione di uscire allo scoperto.

 

Illustrazioni e logo della striscia illustrativa a cura  di Michele Marescutti
Grafica a cura di Davide Martello

2, LA PIOGGIA

Si affacciò lentamente e si guardò attorno. La memoria del suo primo tentativo, ancora troppo fresca per permettergli altre imprudenze, si impose sulle sue azioni. Dapprima concentrò l’attenzione sul terreno, era scuro e umidiccio, ma decisamente diverso da quello della colonia e degli ambienti che era abituato a frequentare. Rapide, e spesso in direzioni opposte, sfrecciavano delle strane e rumorose creature, sollevando al loro passaggio grosse quantità d’aria, che gli scombinavano le antenne e mettevano a seria prova l’aderenza delle zampe. Si soffermò un po’ a studiarne i movimenti, per capire quali pericoli potessero portare con sé. Fu proprio durante l’osservazione che il suo sguardo andò a posarsi su un ratto. Quest’ultimo, dopo averlo notato dal lato opposto di quella striscia di terreno duro e nero, si accingeva ad attraversare deciso a  raggiungerlo. Non ci fu neppure il tempo di chiedersi che intenzioni avesse, infatti, proprio quando ebbe superato la metà della traversata, una di quelle folli creature sfreccianti arrivò a grossa velocità e, non curante di cosa potesse esserci sotto quelle strane zampe, lo travolse riducendolo in brandelli. Al nostro Kopro parve da subito evidente che bisognava girare a largo da quegli esseri.

Non soddisfatto di quanto aveva visto, rivolse lo sguardo ancora più in alto. Sopra di lui un’immensa volta nera, intervallata da scintillanti puntini luminosi.

Ancora un po’ scosso dalla crudezza dello spettacolo a cui aveva appena assistito, continuò la sua osservazione. Tutto attorno si ergevano enormi pareti, interrotte a intervalli regolari da fessure quadrate, alcune delle quali erano illuminate. Da quelle aperture ogni tanto si potevano scorgere delle strane sagome, giganteschi esseri bipedi indaffarati a fare chissà cosa, o semplicemente intenti ad osservare la vita al di sotto di loro. Intuì che potessero essere gli esseri di cui aveva parlato il vecchio G. Non soddisfatto di quanto aveva visto, rivolse lo sguardo ancora più in alto. Sopra di lui un’immensa volta nera, intervallata da scintillanti puntini luminosi. Era diversa dalla comune volta che sovrastava i suoi luoghi di provenienza. Ben presto fu pervaso da un’ondata di meraviglia che si impossessò di ogni suo processo mentale. Rimase inchiodato sul posto, chiedendosi cosa potesse causare una simile luminosità, e cosa potesse esserci oltre, poi fu la razionalità a prevalere: «Prima di andare oltre questa affascinante volta, forse è meglio sapere cosa ci sta sotto…». Non appena concluso quel pensiero gli venne automatico sorridere, pensando alla prima lezione del suo vecchio amico, quando incoscientemente decise di andare verso la luce, senza neppure sapere cosa celasse il buio da cui proveniva.

Uscì lentamente dalla fessura che fino ad allora lo aveva protetto. Appena più in alto, dietro di lui, si estendeva una striscia di terreno, alla quale gli esseri sfreccianti non sembravano interessarsi. Ci salì velocemente e si accorse che era percorsa da molti bipedi, gli stessi che aveva visto da quelle strane feritoie. Si muovevano freneticamente, percorrendo direzioni diverse, talvolta scontrandosi, più frequentemente evitandosi. Gli ricordarono le formiche, ma con una differenza sostanziale: nel movimento apparentemente caotico di queste ultime, regnava comunque una complessa armonia, retta in modo deciso da un fine comune; i bipedi in questione, invece, sembravano animati da un sordo egoismo, ciascuno con il suo intento, ben lontano da uno scopo collettivo. Il pensiero lo portò al povero Feko, a come venne schiacciato senza pietà, e lo convinse a cercare un riparo. La parete che affiancava quella lingua di terreno si concludeva con un’intercapedine, che gli consentiva di poter marciare in entrambi i sensi, senza correre grossi pericoli.

Camminò in direzione casuale per un po’, rivolgendo lo sguardo qua e la, in cerca di stimoli capaci di appagare il più possibile la sua irrefrenabile curiosità. Durante il percorso fu colto da una strana euforia, non aveva una meta precisa, ne vincoli che potessero trattenerlo da nessuna parte. Pensò che, tra le condizioni sperimentate fino ad allora, quella potesse essere la più prossima alla libertà. Si lasciò trasportare da una meravigliosa sensazione di leggerezza. Lo scenario che lo circondava, con i suoi pericoli e le sue novità, senza limiti di spazio e di tempo, gli apparve come il luogo più ameno del mondo. Fu mentre indugiava nei suoi pensieri felici che una luce accecante lo interruppe, seguita da un rumore mai udito. Dapprima apparve come un rombo basso e continuo, per poi esplodere in un suono secco e assordante. Il terrore si impossessò di lui. Restò immobile, come paralizzato, senza sapere neppure dove volgere lo sguardo, poi guardò verso l’alto, per accorgersi che quella volta frastagliata di punti lucenti era divenuta più nera dello stesso buio. Trascorse un altro istante e cominciarono a cadere gigantesche gocce d’acqua, prima a lunghi intervalli, poi via via sempre più vicine. In men che non si dica il terreno si trasformò in un torrente in piena, talmente forte da far impallidire il grande fiume Nylon.

Continua…