La luce in fondo al pozzetto

Breve storia a puntate di una giovane blatta alla ricerca della verità

Gentile lettore,

Il giovane Kopro riceve una piccola lezione da Luto il verme ed è pronto a proseguire il suo cammino

 

Il disegno della striscia illustrativa è tratto dalla prima illustrazione di Archy and Mehitabel, di Don Marquis, uscita in data 11 Settembre 1922 per il New-York tribune. Il nostro Kopro deve ad Archy, suo illustre predecessore, due cose: l’immagine in questione, e lo stesso rispetto dovuto a chiunque lotti per esprimere se stesso nonostante i propri limiti.
Le illustrazioni all’interno sono opera di Michele Marescutti, che questa settimana ci regala un personale omaggio ad una nota pellicola cinematografica.

8. L’importanza del trascurabile

Il verme fuoriuscì interamente dal terreno e si piazzò accanto ai due. Faceva un effetto strano osservarlo nella sua interezza. Quali potevano essere i principi e le leggi che sfidava per mantenersi in piedi? Il breve silenzio fu interrotto dallo stesso Luto: «Dicevi che i casi non conformi alla maggioranza di quelli osservati possono essere trascurati, non è vero?». Le domande potevano apparire superflue, ma in realtà concedevano al giovane Kopro l’occasione di fare un piccolo punto della situazione: «Esatto, e la cosa sembrava divertirti particolarmente…». «Ciò che mi diverte è la leggerezza con cui alcuni fenomeni vengano messi da parte per il semplice fatto che non rispondono all’andamento della maggioranza. Ti chiederei: cosa ne è di ciò che è trascurabile? Non esiste?» «Direi che esiste, ma occupa uno spazio marginale all’interno del nostro sistema.» «Abbandoniamo l’esempio precedente sui colori e facciamone uno più specifico e altrettanto terra terra: supponiamo di avere cento scarafaggi della tua specie, li visualizzi?» «Si, li ho presenti!» «Bene, ora immaginiamo di sottoporli a un semplice test sulle abitudini alimentari e che dai risultati traspaia quanto segue: novantanove di loro si cibano esclusivamente di carcasse, uno solo preferisce il muschio…» «Dove vuoi arrivare?» G., che fino a quel momento aveva preferito ascoltare in silenzio, sentì il bisogno di intervenire: «Credo che il nostro amico voglia sapere se, sulla base dei dati raccolti, possiamo affermare che le blatte si cibano di carcasse e trascurare il fatto che una parte di loro, seppur piccola, abbia altre abitudini…». «Questo vecchio carapace consumato ha colto in pieno il nesso!» Il giovane non fu per niente meravigliato, fin dall’inizio aveva dato per scontato che quello scarafaggio conoscesse già molto bene premesse, evoluzione e sorti del discorso. «Cento casi da osservare mi sembrano pochini, non trovate?» Fu di nuovo il verme a prendere in mano le redini del discorso: «Aumenta il numero dei casi osservati a tuo piacimento, e mantieni pure ad uno quello dei non conformi. Il risultato non cambia! potresti osservarne anche un milione, saranno sempre meno degli infiniti casi osservabili nell’infinità del campo esperienziale…». Kopro si ritrovò davanti a non poche perplessità, capiva molto bene che anche un solo caso non conforme avrebbe potuto minare l’intero sistema riducendo praticamente a zero le possibilità di trovare delle regole fisse a cui poter affidare la conoscenza. Senza solidi appigli a cui fare riferimento l’intera possibilità di conoscere il mondo che lo circondava rischiava di rivelarsi una vana chimera. Il verme sorrideva in attesa della risposta, sicuro che avrebbe sancito la vittoria della sua posizione.

Dentro ci saranno davvero i panni sporchi del suo capo?

Fu a quel punto che G. sentì di dover intervenire nuovamente: «Ragazzo, il tuo silenzio parla chiaro, questo impudente mangiatore di batteri ti ha portato alle estreme conseguenze, immagino che ora ti chieda che fine potranno fare le certezze che cercavi…». «Comincio a capire che davo molte cose per scontate, ma allo stesso tempo mi chiedo come si possa camminare in questo mondo sopportando l’opprimente peso dell’indeterminatezza!» «Semplice!» Replicò il verme. «Lo si accetta assieme alla certezza che ogni scenario è plausibile, ma che alcuni si ripetono con maggiore frequenza di altri. Sommando questa conclusione con il discorso dei colori che abbiamo sostenuto poc’anzi la verità che tanto cerchi mi sembra prigioniera delle opinioni di chi osserva, dell’impossibilità di significarla ad anima viva e dell’insanabile finitezza dei casi osservati rispetto all’infinità di quelli possibili… La battaglia mi sembra persa in partenza!» G. sorrise con la tenerezza di un padre e intervenne nuovamente: «Avrei scommesso che saresti arrivato a questo punto, si può dire che ti ho cercato per questo. Come distruttore di certezze e preconcetti sei un autentico maestro, non c’è che dire!». «E tu come inseguitore di chimere!» Risero nuovamente, ma il giovane insetto non riusciva ancora a capacitarsi dei danni provocati da quelle conclusioni: «Continuo a non vederci nulla da ridere! Abbiamo perso tutto: non possiamo conoscere la struttura intima della realtà, questa non corrisponde con il pensiero, che è esso stesso incomunicabile, e, dal momento che ciascuno conosce le cose in modi diversi, è la comunicabilità dell’esperienza stessa ad essere impossibile. Siamo fregati! La conoscenza si basa quindi sull’irrazionalità? La stessa vita è azione senza ragione, nella consapevolezza dell’assenza della ragione?» Luto esplose in una sonora risata: «Accidenti ti ho fatto davvero male! Mi compiaccio, ora sai tutto quello che devi sapere, ti suggerisco di lasciar perdere quella carcassa ambulante del tuo amico e prepararti a giocare con l’indeterminatezza per volgerla a tuo favore, io non ho altro da aggiungere!». G. rise ancora, sembrava che quella strana creatura fosse l’unica capace di scatenare in lui simili reazioni: «Non dare retta a questo vermaccio, non è mai andato oltre quei quattro giochetti di logica in quella viscida pozzanghera. Mettiamoci in cammino e riprendiamo il discorso, ho altre cose da mostrarti…»

Continua…