La qualità dell’aria

di Lex Nihilo

Illustrazione a cura di Elv

Quella sera la signora Maria se ne stava sul divano. Aveva cenato prima per sintonizzarsi con largo anticipo sul solito canale, trasmettevano la sua soap preferita. «Mi sa che questa è la volta buona… stasera quell’imbecille mezza sega deve decidersi a baciarla! Sono mesi che le fa il filo senza accorgersi dei segnali che manda! Si può essere così ciechi?» L’episodio cominciò con un lungo flashback che univa scene di quelli precedenti in un collage mascherato da flusso mentale. Dopo un quarto d’ora di stucchevoli ricordi triti e ritriti finalmente la scena si strinse sui due. Esteban era pronto a dichiararle il proprio amore, ma il suo volto tradiva una certa insicurezza. «Cosa aspetti demente? Che tu sia maledetto, baciala!» Occorsero altri dieci minuti di sguardi incerti e sorrisi ambigui, poi finalmente tirò il fiato pronto a parlare… Interrompiamo le trasmissioni per un comunicato a reti unificate… «Maledetti! Cosa c’è di così importante per interrompere l’episodio cruciale di Cuori compressi?!» Andrà ora in onda il discorso alla nazione a cura dell’onorevole Scamorzi, ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare… «Cosa avrà di così importante da dire questo provola a quest’ora della sera? Non poteva aspettare domani? Maledetto!»

Scamorzi si presentò davanti alla nazione con un velo di nero sotto gli occhi. La signora Maria, che aveva scodellato dodici figli maschi, ne aveva visti due morire, tre sposarsi e i restanti divorziare, sapeva leggere bene l’espressione nel volto di un uomo: «Oh Dio… è davvero preoccupato… cosa sarà successo?» La lingua di Esteban nella bocca di Leandra diventò un pallido ricordo. Tutta l’attenzione della signora si orientò verso il ministro trafelato, che cominciò: Cari cittadini, vi chiedo scusa per questa irruzione nella vostra quotidianità, sono certo che molti di voi magari saranno seduti a tavola, altri si preparano per andare a dormire, o semplicemente vi rilassavate, magari davanti al vostro programma preferito. La signora Maria si lasciò sfuggire un sorrisetto severo e sarcastico, per poi tornare sullo sguardo dispiaciuto del ministro. Se stasera sono qui, a parlare con l’intero paese, è perché ho qualcosa di molto importante da dirvi. Da tempo il governo si era affidato all’università Guidobaldo primo di Caposevero, incaricando l’eminentissimo Professor Antoniaccio e la sua equipe di analizzare alcuni parametri fondamentali inerenti la qualità dell’ambiente che ci circonda. I risultati sono arrivati oggi dopo due anni di rilevamenti, e credetemi, sono tutt’altro che rassicuranti e richiedono un intervento immediato. L’unica cosa che posso dirvi al momento è che il governo non può più garantire la qualità dell’aria, pertanto vi invitiamo alla massima cautela nel respirare. Dalla finestra si udì un quasi unanime boato di paura che riecheggiò indisturbato in quella pigra sera di agosto, prendendo la via del mare e scuotendo la città. La signora Maria si sentì svuotata, istintivamente si alzò e chiuse per bene tutte le finestre di casa.

Il signor Piero fumava una sigaretta al balcone, la tv era accesa alle sue spalle e, prima di essere interrotta dal ministro, trasmetteva una replica della finale dei mondiali del settanta. «Cristo santo! E ora che sarà di noi?» Improvvisamente il suo fiato divenne pesante, per un attimo riuscì ad avvertire persino un odore diverso, e vide quella lieve brezza estiva trasformarsi in un veleno mortale. Entrò in casa sigillando le finestre, poi cercò la maschera ai carboni attivi. L’aveva portata via dalla carrozzeria dove aveva fieramente servito per ben quaranta anni. Prima di essere gettato nell’oblio dalla tanto agognata pensione faceva il capo verniciatore. Indossatala cominciò a parlare da solo: «Sapevo che prima o poi sarebbe servita! Merda! Stavolta siamo davvero fottuti! Proprio ora… domani avrei incassato gli arretrati e avrei comprato il biglietto per quella maledetta crociera. Non sono mai uscito da sta cazzo di nazione!» Mentre borbottava si perse in una considerazione personale: fin da ragazzo era sempre stato vittima del fascino di quella maschera. Conferiva, almeno a suo avviso, alla voce un certo carattere, quello della serietà di chi lavora. Ma ormai non c’era più tempo da perdere ad ascoltarsi, respirare l’odore del suo fiato attraverso quella bardatura in gomma stava per diventare nuovamente una costante.

L’unica cosa che posso dirvi al momento è che il governo non può più garantire la qualità dell’aria, pertanto vi invitiamo alla massima cautela nel respirare.

Moira e Fulvio facevano sesso, litigavano da mesi, e finalmente, dopo una lunga discussione, sembravano essere riusciti a seppellire l’ascia di guerra, o meglio, lui sembrò cedere promettendo di mettere da parte il suo egoismo. La foga dell’amplesso fu talmente intensa che dimenticarono la tv accesa. Inizialmente nessuno dei due ci fece caso, anzi, al cambiare delle scene nell’ennesima pellicola stucchevole sul canale dei visti e rivisti film estivi, regalava degli effetti luce quasi stroboscopici che conferivano un nonsoché di erotico alla situazione. Scamorzi, indiscreto come pochi, irruppe proprio mentre l’amplesso stava raggiungendo l’apice. Gli occhi di lui si fissarono sbarrati sulla tv, si fermò all’istante perdendo ogni empatia e, contestualmente, l’erezione. Non ci fu scampo, dovettero tenersi la frustrazione che, alla fine del discorso, si convertì presto in paura. Fulvio indossò in fretta e furia le mutande per abbandonare il letto, poi si accorse di non avere alcun posto dove andare. Cominciò a camminare avanti e indietro piagnucolante, perdendo ogni barlume di quella virilità che era riuscito penosamente a recuperare: «Oh Dio… oh Dio! Oh Dio!!! Adesso come faremo? Siamo fottuti!». «Parla per te…» rispose lei con un filo di voce mal celando una certa ironia. Ma lui era già troppo preso dalla paura per starla a sentire: «Come faremo? Cosa respireremo? Come respireremo?»

Romeo aveva appena infilato la testa nel forno, deciso a farla finita una volta per tutte. Aveva lasciato la manopola del gas aperta. Peccato non avesse considerato che quella moderna cucina era dotata di un dispositivo anti fuga capace di impedire fuoriuscite di gas in assenza di fiamma. Anche lui aveva lasciato la tv accesa, forse per compagnia, o per distrazione, o magari solo perché in fondo quando ti vuoi ammazzare non ti frega granché di certi dettagli. Aveva sempre sentito che quando si sta per incontrare la mietitrice tutta la vita ti passa davanti, e se ne stava lì, con la testa sulla griglia centrale ad aspettare un flashback massiccio, violento ed esauriente, qualcosa che gli facesse rimpiangere i bei tempi andati, ma che confermasse al contempo quanto la squallida evoluzione della sua esistenza la rendesse indegna di proseguire. Quando il discorso del ministro irruppe fin dentro al forno, dove aleggiava ogni tipo di odore fuorché quello del propano, sollevò istintivamente la testa sbattendo contro la parete superiore, la tolse, chiuse il gas e si sedette sul divano «Oh mio Dio… stavolta siamo davvero nella merda…»

In breve tempo ogni casa fu invasa dall’angoscia. A diffondere la notizia nei pochi luoghi dove non era arrivata la tv pensò il passaparola. La mattina successiva tutto il pianeta era a conoscenza del problema. La nazione intera sembrò come intrappolata in un interminabile e paranoico fermo immagine. Le strade si vuotarono. Resistevano solo alcuni singolari individui, equipaggiati con i più disparati dispositivi di protezione, mascherine anti polvere, comprese quelle più o meno professionali, passando per le vie di mezzo con filtri e valvole di dubbia utilità, maschere da verniciatori, fazzoletti davanti alla bocca e chi più ne ha più ne metta. Supermercati, empori, ferramenta e negozi di bricolage furono assaltati e vuotati nel giro di un giorno. Chiunque si fosse messo alla ricerca di un qualunque dispositivo di protezione avrebbe trovato solo delusione. Quelli che potevano evitare di uscire si chiusero direttamente in casa, ma in fondo sapevano che l’aria, sporca e malata, si sarebbe infiltrata subdolamente in ogni fessura disponibile, per ciò in tanti si affrettarono a sostituire i filtri dei condizionatori, costringendoli a estenuanti e serrati ritmi lavorativi, degni di una miniera di cobalto congolese.

Molti decisero di portare la frequenza del respiro al minimo indispensabile, riducendo sensibilmente la quantità inalata di aria insalubre. Lo chiamavano il metodo tartaruga: chiunque si trovasse all’aria aperta doveva trattenere il respiro il più a lungo possibile, poi, una volta al limite, magari allo stremo, rosso, gonfio e forzatamente impettito, sbuffare il contenuto del torace molto velocemente, per inalare ancora cercando di filtrare l’aria con ogni mezzo possibile, dalle già citate mascherine al semplice fazzoletto. Gli sportivi si tramutarono in autentici apneisti, in grado di percorrere centinaia di metri con il fiato sospeso, per poi fermarsi a raccattare molto velocemente l’ossigeno necessario prima di riprendere lo sforzo. Non mancarono gli esperti del fai da te che inondarono piattaforme multimediali e social di tutorial su come proteggersi dalle infinite e infinitesimali particelle sottili che galleggiavano sbarazzine nell’atmosfera, le stesse che, depositandosi nei polmoni, avrebbero causato le più letali patologie o coadiuvato quelle pregresse. Uno dei dispositivi fatti in casa più diffusi e curiosi era la maschera a filtro acquoso, tutti potevano costruirne una, era sufficiente una bottiglietta d’acqua, da legare al collo o mettere in uno zaino. Occorreva riempirla circa per metà, l’aria, prima di raggiungere i bronchi, attraverso un semplice sistema di pompette in gomma era costretta a passare attraverso l’acqua, perdendo così gran parte delle sue impurità. Almeno questo garantivano gli inventori.

Trascorse il primo mese, lento e paranoico. Ogni cittadino si impegnava con tutto se stesso nella lotta contro l’aria e il suo nefasto contenuto. Scamorzi appariva in tv almeno una volta a settimana, chiedendo pazienza, ulteriore impegno, e riportando con precisione certosina la sequela di dati che prontamente l’università Guidobaldo primo gli forniva ogni giorno. Grafici e numeri erano sempre spaventosamente rossi. Una sera però il ministro apparve in televisione con un’espressione diversa che, se non fosse che quel sentimento era morto da un pezzo, si sarebbe quasi potuta definire speranza. Cari cittadini, voglio ringraziarvi a nome del governo per gli sforzi che state portando faticosamente avanti al fine di affrontare al meglio questo periodo buio per l’umanità. I dati sono ancora molto allarmanti, l’equipe del Prof. Antoniaccio, alla quale va tutta la nostra incondizionata gratitudine per la solerzia, la dedizione e la professionalità con cui sta seguendo la situazione, ha scoperto la presenza di un gas potenzialmente letale, appartenente alla categoria dei fosfogenici, che si starebbe sviluppando molto in fretta e che sarebbe capace di eludere la gran parte dei dispositivi di protezione. Per questa ragione abbiamo preso accordi con un’importante azienda leader del settore per l’acquisto di sei milioni di maschere antigas che verranno distribuite alla parte più a rischio della popolazione. L’obiettivo è quello di fornirne una ad ogni cittadino entro il prossimo mese. Intanto vi invitiamo a mantenere la prudenza. L’ultimo discorso del ministro alimentò il panico più totale. Quali erano le fasce più a rischio della popolazione? Quelli che dopo la prima ondata di maschere omaggio sarebbero rimasti senza per quanto avrebbero dovuto aspettare la seconda? E sopratutto, cosa diavolo erano i fosfogenici?

Una sera però comparve in televisione un tipo decisamente interessante, si presentò come professor Bellasera. Pare fosse riuscito a trovare un metodo naturale e rivoluzionario per scatenare nel corpo una reazione immunizzante che avrebbe trasformato in aria fresca persino il più letale dei gas. L’intervento era molto semplice, si trattava di inserire per via rettale un dispositivo vibrante di forma cilindrica. Attraverso regolari scariche, avrebbe stimolato il pavimento pelvico e, contestualmente, la produzione di un ormone responsabile della risposta immunitaria. In men che non si dica tutti vollero quel dispositivo. Il governo annullò il secondo ordine di maschere antigas e destinò il finanziamento al professore. Così, nel giro di un mese, ogni cittadino ebbe il suo bel dispositivo Bellasera nel retto, a prezzi decisamente vantaggiosi e finanziabili. Quelle vibrazioni sono la ragione per cui gli abitanti di quello strano pianeta vengono regolarmente scossi da strani tremiti di tutto il corpo accompagnati da un ambiguo gridolino a cavallo tra piacere e sofferenza.