Lo Spoiler

Di Lex Nihilo

Illustrazione a cura di Elv

Finalmente il grande giorno era arrivato. Si dice fosse l’evento più atteso degli ultimi dieci anni. Tanti ne erano passati da quando il grande autore e regista Manlio Di Capoferrato, in arte Capox, era scomparso dalle scene. Il suo ultimo film, Amore antimeridiano, fece incetta dei premi più prestigiosi in diverse categorie, soprattutto per la regia e il grandioso soggetto. Persino la critica, celebre per la sua totale assenza di pietà umana verso chicchessia, inondò giornali, riviste di settore e non, blog e portali, di giudizi talmente accomodanti da sembrare quasi dichiarazioni d’amore. Ovunque esistesse uno schermo e una biglietteria fu in grado di registrare incassi da record. Per mesi in tutto il mondo non si parlò d’altro. Non mancarono le parodie in chiave comica, i remake e le citazioni nelle pellicole più prestigiose da parte dei migliori registi. In parole povere, quell’opera poteva essere considerata quasi all’unanimità un successo planetario.

Capox presenziò alla prima e a diverse trasmissioni, per poi sparire nel nulla dopo alcuni mesi lasciando i suoi fans a bocca asciutta. Inizialmente tutti pensarono, e sperarono, che avesse bisogno di staccare un po’, e che si fosse ritirato da qualche parte, magari in campagna, a scrivere il sequel del suo successo. Con il passare del tempo però, nacque il forte sospetto che il regista potesse avere dei problemi seri. Quando il dubbio si trasformò in paura cominciarono a fioccare le ipotesi: alcuni lo davano morente, inchiodato su un letto di una clinica Svizzera vittima di una qualche rara forma tumorale, altri in un centro di recupero per tossicodipendenti, altri ancora in cura in qualche sconosciuta struttura statunitense specializzata in rare malattie degenerative. La tesi più stravagante lo vedeva in qualche remota regione dell’india sotto l’influenza di un santone visionario. Nessuna ipotesi trovò mai conferme né smentite. Intanto Amore antimeridiano continuava a infilare un successo dietro l’altro, resistendo nelle sale per ben dodici mesi di fila, vendendo milioni di dvd e intasando le principali piattaforme web di download e streaming.

La locandina del film

Una delle ragioni del successo della pellicola risiedeva certamente nella personalità del protagonista. Lando, questo era il suo nome, era in grado di affrontare tutte le vicissitudini della vita, comprese quelle più ostiche, mantenendo un aplomb invidiabile, per poi raccontare tutto in prima persona con un’ironia fuori dal comune. Visto il successo della pellicola sembra quasi inutile raccontarne la trama. Ai più smemorati, e ai meno informati, basti ricordare che la storia è incentrata sull’amore tra Lando, impiegato presso l’agenzia delle entrate nell’ufficio relazioni con il pubblico, e la sua collega Gilda. La relazione tra i due non ha vita facile fin dai primi passi, osteggiata dalle famiglie, dal capo ufficio e da un agente dei servizi segreti disperatamente innamorato di lei fin dall’infanzia. In uno scenario costellato di sabotaggi, mobbing verticale e abusi di potere la passione fra i due si rafforza e cresce senza freni. Aiutati da un giovane hacker, che si rivela essere un prezioso amico e alleato, la giovane coppia matura la decisione di scappare sotto falsa identità.

L’ultima scena vede i due amanti all’aeroporto, pronti a imbarcarsi su un volo per Lima e vivere finalmente a pieno la loro relazione. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando Gilda non strattona un vecchio che, per chiedere di passare prima al Check-in, le aveva sfiorato delicatamente il braccio. L’inquadratura si stringe sullo sguardo di Lando, un’espressione enigmatica, valsa l’oscar al suo interprete Giulio Padronetti, che lasciava aperti parecchi interrogativi: forse il suo sentimento comincia a vacillare davanti a un lato di lei sconosciuto prima di allora? Oppure si convince che quell’atteggiamento era dettato solo dalla tensione del momento? La scena seguente non è in grado di dissipare alcun dubbio, si passa infatti al portellone dell’aereo che si chiude, e allo stesso apparecchio che prende il volo, ma nessun riferimento può dare la certezza che i due siano effettivamente a bordo. Alla luce dei fatti non poteva che nascere un’attesa febbrile, unita alla speranza, per un seguito capace di dissipare tutti i dubbi sollevati da un finale così misterioso.

La prima scossa arrivò sui social, direttamente dal profilo ufficiale di Capox, divenuto ormai un autentico contenitore di suppliche e attestati di stima, sul quale non interveniva da tempi immemori: «Presto torneremo a parlare di Gilda e Lando…». Il post in questione ebbe l’effetto di un grosso meteorite che cade su un placido specchio d’acqua in un mite pomeriggio estivo. Nel giro di un’ora superò i duecentomila like, risultato che triplicò nella mezzora successiva per raggiungere i dieci milioni nel giro di un giorno e continuare a crescere costantemente. Le tv nazionali reinserirono Amore antimeridiano in palinsesto facendo schizzare alle stelle l’astina degli indici d’ascolto. La vendita dei dvd e i download sul web conobbero una seconda giovinezza. Il regista aveva messo nuovamente in moto la macchina, dimostrando, al di là di ogni dubbio, di non essere mai stato dimenticato. A rincarare la dose pensò poi la casa di produzione qualche giorno dopo, in un sereno mattino di Luglio, diffondendo un comunicato stampa: «Dopo dieci anni di attesa siamo orgogliosi di comunicarvi l’imminente uscita di I dubbi non decollano, atteso sequel del fortunatissimo Amore antimeridiano, capolavoro indiscusso e pluripremiato del maestro Manlio Di Capoferrato, al secolo Capox. Il film sarà in tutte le sale a natale!». L’attesa divenne insopportabile, si dice che ci sia stato persino un giro di scommesse clandestine sulle possibili evoluzioni nella storia tra i due amanti dopo i fatti dell’aeroporto. Il nuovo titolo aprì ulteriori interrogativi: Quale poteva essere il suo significato? I dubbi non decollano perché i due se li erano lasciati alle spalle? O forse si erano impadroniti di Lando a tal punto da indurlo a rinunciare al volo verso una nuova vita con lei? Persino il trailer fu ordito talmente bene da non lasciare adito a nessuna interpretazione.

Finalmente arrivò il tanto atteso natale. I dubbi non decollano si piazzò ovviamente al primo posto nella classifica dei film più attesi, demolendo definitivamente il già compromesso concetto di cinepanettone. Per la prima fu scelto un noto teatro della capitale e adibito a cinema per l’occasione. C’era bisogno di un palco per far sì che Capox, l’attesissimo ospite d’onore, potesse parlare davanti a tutte le autorità convenute e ai primi fortunati che avevano prenotato il posto già da luglio, pagando fior di quattrini. Inutile dire che si registrò il tutto esaurito nel giro di poche ore dall’apertura delle prevendite. In prima fila, tra le autorità, tutti in compagnia del proprio congiunto: il ministro dell’istruzione, il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il ministro degli interni, il vice presidente del consiglio, il presidente del consiglio, il presidente della repubblica, il sindaco, l’assessore alla cultura e quello delle politiche sociali. Queste le cariche in veste ufficiale, non mancarono naturalmente le personalità importanti in veste di semplici spettatori appassionati. Capox sedeva al centro, nella seconda poltrona della fila destra, subito dopo il corridoio centrale, accanto a lui, come due angeli custodi, Giulio Padronetti e Viola Lumìna, la bellissima e amatissima coprotagonista, volto di Gilda, che per l’occasione sfoggiava un costosissimo vestito di Orazio che metteva in risalto le sue grazie in maniera tutt’altro che volgare. Fu opinione condivisa da tutti che i dieci anni trascorsi non avessero intaccato minimamente la loro bellezza, anzi, sembravano averla impreziosita ulteriormente. Matador della serata il celebre conduttore Chicco Marchesi, storico amico d’infanzia del regista.

Nonappena le luci della platea si spensero le chiacchiere del pubblico divennero un lieve brusio, quasi impercettibile, che si estinse totalmente quando Marchesi fece la sua comparsa sul palco in elegante abito nero: «Amiche e amici ben trovati! Non nascondo una grande emozione nel presentare un evento senza precedenti, dire che ne sono onorato sarebbe riduttivo. L’onore è duplice: in primo luogo perché Manlio è uno dei più cari amici che abbia mai avuto, e non lo dico per circostanza, abbiamo visto la luce nello stesso palazzo della stessa borgata, e la siamo cresciuti assieme; ma non posso ignorare il fatto che questo sia uno degli eventi più importanti per l’intera storia del cinema mondiale, e, davanti a tanto, io non posso che scomparire tra i personaggi secondari…» Il discorso proseguì per una decina di minuti, giusto il tempo di non alimentare troppa impazienza, e valse al buon Chicco un calorosissimo applauso che lo fece commuovere. Seguirono le considerazioni del ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, che parlò a nome del governo con una lunghissima tirata su come opere come quella di Capox contribuissero a dare lustro alla nazione davanti al mondo intero. Poi arrivò il turno del produttore e degli attori protagonisti.

Dopo i discorsi di rito finalmente arrivò il momento tanto atteso, il regista venne chiamato sul palco. Spettava a lui l’onore di mettere la chiosa a tutti i discorsi prima della tanto agognata proiezione. Salì sul palco con un larghissimo sorriso sotto al naso, accompagnato da un lunghissimo applauso. Indossava un abito nero con camicia bianca e cravatta nera, su sneakers nere con strisce bianche laterali. Si fermò alcuni minuti davanti all’asta del microfono, accanto al suo amico Chicco, in attesa che l’entusiasmo del pubblico si placasse. Quando gli applausi finirono si prese un altro minuto, forse assaporava in silenzio le conseguenze dei meccanismi di ricompensa e piacere che quella standing ovation aveva innescato nel suo encefalo. Poi, finalmente, si schiarì la voce e ruppe il silenzio: «Difficile descrivere quello che provo ora attraverso le comuni parole di cui può disporre l’essere umano. In tutti questi anni non mi avete mai dimenticato. Avete amato da subito la storia, i personaggi sono entrati nelle vostre vite, li avete accolti tra i vostri affetti più cari, si sono insediati stabilmente nei vostri cuori, diventando reali. Credo che la soddisfazione più grande per un autore possa essere proprio quella di vedere le proprie creature prendere vita, e grazie a tutti voi questo è potuto accadere. Avete atteso con pazienza il secondo capitolo della storia, ed ora eccoci qui, solo un istante ci separa dalla prima proiezione. Provo una certa amarezza se immagino le vostre facce quando vi accorgerete che Lando e Gilda non si amano più…» Un brusio crescente si sollevò nella sala tendendo verso un ronzio da sciame irrequieto. «Eh chissà come reagirete nel vedere Lando in fin di vita su un letto d’ospedale dare l’estremo saluto a Gilda, che si stringe ai figli del suo nuovo marito…»

Il ronzio in platea aumentò esponenzialmente fino a diventare un suono compatto, poi quasi scomparì, come se avesse raggiunto un punto di saturazione a frequenze non più udibili distintamente dall’orecchio umano, poi un grido disperato: «Come hai potuto farci questo?!». Quando le luci della platea si accesero il premier e il presidente della repubblica vennero sorpresi nel bel mezzo di pittoreschi e plateali gesti di disappunto. Tra il pubblico qualcuno gridò, altri piansero, poi vinse la rabbia. Dal fondo della platea un fan indignato strappò dalla sedia il bracciolo e, branditolo a mo di ascia, imboccò il corridoio centrale pronto ad avventarsi contro il regista. Molti seguirono il suo esempio impugnando qualsiasi oggetto potesse rivelarsi utile a fare male. Capox restò immobile per un momento poi le sue gambe sembrarono trovare lo slancio necessario e fuggì verso la zona dei camerini con quattro falcate degne di un ghepardo. Dal giorno nessuno lo vide più. La prima venne proiettata dopo qualche ora, quando gli animi si furono calmati e i violenti allontanati. Il risultato fu che assistettero solo le autorità. La notizia dello spoiler fece presto il giro del mondo, nessuno volle vedere il film, che al botteghino si rivelò un fiasco totale. A un giornalista suo amico, raggiunto telefonicamente in una località segreta il regista dichiarò: «Volevo rovinare qualcosa di bello…»