La luce in fondo al pozzetto

Breve storia a puntate di una giovane blatta alla ricerca della verità

 

Gentile lettore,

eccoci alle battute conclusive di questo capitolo della storia di Kopro, lo attende una scelta determinante per il suo futuro.

 

Il disegno della striscia illustrativa è tratto dalla prima illustrazione di Archy and Mehitabel, di Don Marquis, uscita in data 11 Settembre 1922 per il New-York tribune. Il nostro Kopro deve ad Archy, suo illustre predecessore, due cose: l’immagine in questione, e lo stesso rispetto dovuto a chiunque lotti per esprimere se stesso nonostante i propri limiti.
Le illustrazioni all’interno sono opera di Michele Marescutti, che come sempre ci regala la sua personalissima e affascinante visone del mondo di Kopro. A lui va il mio personalissimo ringraziamento per avermi seguito nel folle proposito di raccontare questa storia.

14, L’ora dell’addio

Sono molto curioso e entusiasta, ma anche impaurito, stavo rischiando di morire già al primo passo, un po’ come i tuoi amici in passato. La fuori sembrano esserci davvero tanti pericoli

Dopo aver ascoltato la storia di G. Kopro rimase in silenzio. «So che non si dovrebbe mai chiedere, ma ti vedo pensieroso, qualcosa della mia storia ti ha turbato?» «Riflettevo… Ci sono un sacco di tratti che non ti avrei mai attribuito, altri che conservi ancora!» «Ti sembra strano?» «Affatto, credo sia normale cambiare nel tempo, come lo è anche conservare delle caratteristiche in grado di sopravvivere al tempo stesso. Però è vero anche che non potevo conoscere quelle che hai perso.» «Il tratto contro cui ho lottato di più è senz’altro l’imprudenza, e non sono ancora del tutto sicuro di averla persa, neppure dopo l’esperienza di cui ti ho appena parlato. Ad ogni modo credo anch’io che qualcosa di immutato continui a sopravvivere in noi nel corso del tempo, quella stessa cosa che fa sì che ci si riconosca in sé stessi ogni giorno.» Il ragazzo ascoltava con attenzione, ma un occhio era sempre puntato verso l’esterno, quella nuova realtà lo attraeva e lo impauriva allo stesso tempo. «Mi sembri impaziente di affrontare la tua nuova avventura in superficie, dico bene?» «Non ti sbagli, sono molto curioso e entusiasta, ma anche impaurito, stavo rischiando di morire già al primo passo, un po’ come i tuoi amici in passato. La fuori sembrano esserci davvero tanti pericoli.» G. dispensò l’ennesimo sorriso sbilenco, Kopro lo accolse con una strana sensazione, quella che potesse essere l’ultimo, ma decise di non farci caso, convinto che tutto fosse dettato dalla paura del momento.

Così vedreste Kopro se fosse nella copertina di un libro…

Il vecchio riprese: «Sì, hai perfettamente ragione, la fuori ci sono infiniti pericoli. Se ci pensi bene però, le opzioni di scelta non sono tante: puoi tornare indietro fino alla colonia, magari trovare un giovane esemplare di sesso femminile e procreare con lei, forse lasciarti morire in preda ai rimpianti per ciò che non hai avuto il coraggio di fare e spegnerti calpestato dalle neanidi di turno bramose di prendere il tuo posto; oppure puoi uscire la fuori e vedere cos’altro ha in serbo l’esistenza se la si sa mettere a rischio con prudenza.» «Non credi che rischio e prudenza stridano un pochino nella stessa frase?» «Laggiù forse sì… ma quassù è proprio quello stridore che potrebbe farti da giusta guida…» «Non capisco…» «Devi avere molta più fiducia nelle coppie di opposti, la linea da seguire è sempre il giusto mezzo. Un eccessiva prudenza ti costringerebbe ad incatenarti assieme agli altri, giù nella colonia, e contemplare ogni giorno nella sua somiglianza con il precedente; per contro, rischiare troppo potrebbe farti finire spiaccicato nel pavimento, o condurti tra gli artigli di chissà quale mostro…» «Non mi pare ci sia molta scelta…» «In fondo non sono altro che due differenti modi per finire. Il primo è cercare di conservarsi, nello stallo più totale, evitando la vita per rimandare l’appuntamento con la morte; il secondo è guardare in faccia la vita, mantenendo la certezza che finirà, non necessariamente presto, se usi la dovuta prudenza.»

Tutto apparve molto chiaro, ormai sarebbe stato impossibile tornare indietro dopo quelle esperienze e le conoscenze acquisite, non senza conseguenze sul normale corso della sua esistenza. G. volle rimarcare il solco mettendolo al corrente di ciò :«La scelta spetta esclusivamente a te. Io posso solo farti riflettere sulle possibili ripercussioni.» «Quali sarebbero?» «Difficilmente riusciresti a vivere bene assieme agli altri, non ora che sai che il mondo non si ferma alla colonia, al grande fiume e agli escrementi. Altrettanto difficilmente potrai vivere in serenità tra gli altri. I loro discorsi e la loro attenzione a quella che credono l’unica realtà cominceranno a stancarti, non perché loro valgano qualcosa in meno di te, semplicemente perché non sanno, e non è detto che vogliano sapere. Potresti essere rapito da un irrefrenabile istinto, quello di informare tutti di ciò che sai, ma non potrai mai sapere come la prenderebbero. Oltretutto sai anche quanto possa essere limitato il tuo sapere rispetto allo scibile, e quanto lo sia lo stesso linguaggio che hai a disposizione.» Le parole del vecchio risvegliarono in Kopro il ricordo ancora fresco delle formiche, permettendogli di formulare la sua risposta: «Pensi che il crollo delle loro certezze potrebbe indurli a brutte reazioni?» «Non lo escluderei…» «Dovrei quindi tenermi tutto per me?» «Non necessariamente, come hai potuto esperire sul tuo carapace, ogni tanto si può avere la fortuna di trovare qualcuno pronto a reggere al crollo delle sue certezze, ma dovrai stare molto attento a scegliere, il rischio di sopravalutare un altro individuo è davvero altissimo!»

Posso darti solo l’ultimo consiglio, aspetta il calare della notte, e ricorda Bolo e Feko. Addio ragazzo!

Aveva capito bene, nessun altro poteva dirgli ciò che doveva fare. Pensò che un giorno anche lui avrebbe potuto incontrare qualcuno disposto a svincolarsi dalle comode certezze per seguirlo nell’infinito e spinoso cammino del vero; qualcuno disposto a capire che non sempre le spine sono qualcosa di negativo, e che spesso sono proprio loro che ci informano dove si possono mettere le mani e dove no, o come usarle evitando al contempo di essere punti. Ciò che più di tutto ancora gli mancava era l’esperienza, proprio per questo tutto gli fu immediatamente chiaro: «Ho deciso, farò il mio giro in superficie, andiamo!» «Temo che dovrai fare questa esperienza da solo mio giovane amico…» Kopro si gelò all’istante e restò immobile sul posto: «Come sarebbe a dire? Mi abbandoni proprio quando ho più bisogno di te?» «In realtà non hai più bisogno di me, ho condiviso con te tutto ciò che credo possa servirti, ora è tempo che lo metta a frutto e, sopratutto che lo superi! Oltretutto sono troppo vecchio e malconcio, verrei spazzato via in un istante, e probabilmente anche tu, se dovessi distrarti per salvarmi ancora una volta… sarei una palla al piede…» «Ti prego vecchio, non andartene proprio ora!» «Non insistere, non verrò con te, e bada che sono irremovibile!» Scese il silenzio, che aleggiò per qualche minuto prima che venisse rotto dai rumori assordanti dell’esterno. Fu G. a riprendere il discorso: «Posso darti solo l’ultimo consiglio, aspetta il calare della notte, e ricorda Bolo e Feko. Addio ragazzo!» Detto ciò si lasciò cadere verso la feritoia. Kopro si allungò angosciato per cercare di prenderlo ma senza successo, il vecchio G. era scomparso nel buio. Stette un po’ immobile, in compagnia di nostalgia e angoscia, non gli restava che aspettare la notte per avventurarsi in quel nuovo mondo, misterioso e affascinante quanto pericoloso. Presto avrebbe cominciato una nuova vita.

Fine