Giovanni Floris: un personaggio da scoprire

Il Designer si racconta a Radio Sardegna Web


 

Giovanni tu sei un designer: perché nella tua vita hai deciso di fare il designer?

“Cerco di darti una risposta sulla quale chi legge possa fare delle giuste riflessioni. Sono sicuro di essere precipitato in questa straordinaria avventura per merito di mia MADRE. Erano tempi grami  dove la maggior parte delle famiglie erano costrette al riciclo, all’uso e riuso, alla trasformazione delle cose che si rompevano o diventavano non più utilizzabili per la funzione per la quale erano state concepite. Per fare un esempio…ad una pentola quando si rompevano i manici veniva assegnato un’altro ruolo domestico tipo diventare un portafiori oppure una riserva di acqua piovana ecc.  Mia  MADRE faceva questo sotto i miei occhi, io non guardavo ma vedevo ,scrutavo, osservavo, la mia curiosità fertile di bambino  tracciava la rotta di quello che poi sarebbe stato il mio interesse trasformatosi in professione. Aggiungo che mio PADRE era un artigiano, per la precisione faceva il CAPPELLAIO e mentre mia madre rifiniva nastri io ero ai suoi piedi dentro una cassetta di legno con il naso all’insù. Gli odori, la luce, il tempo che passava hanno fatto il resto determinando quello che io chiamo “PLAGIO INVOLONTARIO”. DESIGNER è uno dei tanti termini anglosassoni coniato per inventare una delle tante mode che purtroppo devastano il nostro vivere. In italiano si direbbe disegnatore…e già si può vedere nella traduzione l’inefficacia del termine. Chi fa il mio mestiere è vero che disegna  anche , ma non solo. Ci vuole una preparazione tecnica da officina, da cantiere, da laboratorio, non a caso il mio logo è officinafloris. Ho voluto raccogliere in un termine a me consono vari tipi di ARTI&MESTIERI anche se poi spesso mi chiedono di andare a rimorchiare delle auto in panne! Buffo no?”.

Secondo te il designer perfetto cerca nelle sue opere la stravaganza o la perfezione delle forme?  

“Partendo dal fatto che la perfezione è un concetto astratto ti dico che in ogni opera ci deve essere un risultato finale ed è difficile per chi la realizza stabilire l’attimo in cui è giusto allontanarsi da quello che sta facendo. Spesso infatti ritorno a distanza di tempo su cose già fatte e apporto dei ritocchi o delle modifiche o magari le reinvento di sana pianta. Sai, di fronte al mondo astratto della perfezione conta lo stato d’animo, il tempo fuori dalla finestra, la grandezza della finestra influenza il cervello e di conseguenza le mani. C’è un concetto di LIBERTA’ molto profondo nel mio mestiere e in quello che ho scelto di fare: pensa al buio e poi pensa alle finestre delle carceri…ecco…nella maggior parte dei casi  svantaggiano la mente. Naturalmente un cielo azzurro ha ispirato molto di più di una tempesta di pioggia. Comunque nella maggior parte dei casi il designer cerca stravaganza ovvero un modo come un altro per attirare l’attenzione, non solo sull’oggetto ma su colui che lo ha concepito, spesso frutto di un copia e incolla”.

Che significa esattamente fare il designer da noi in Sardegna? 

“Cerco di essere il più sincero possibile: non si può fare…perché non lo si vuol fare”.

Ma se lo fai a Milano? Oppure a Parigi o New York? Le cose cambiano? Perché?

“Tu passi dalla SADEGNA alle METROPOLI ed è anche pertinente in quanto le stesse sono il palcoscenico delle espressioni modaiole che poi a distanza di tempo vengono rivomitate  a pioggia nelle piccole realtà che non fanno notizia. Anzi si limitano a consumare per cercare di essere al passo con i tempi ed omologarsi con chi, attraverso la mal comunicazione, “ fa tendenza”. Basta pensare all’AMERICA che ha circa cinquecento anni di storia. Oggi è il modello, il mito da seguire, quando noi con le nostre valige di cartone, con il nostro emigrare, con i nostri cervelli le abbiamo dato il DNA”.

 

 

Designer si nasce o si diventa?

“DESIGNER si diventa nel mezzo di una confusione costruita all’uopo. Ci sono infatti scuole , ma non riconosciute dal ministero della pubblica istruzione, dove in qualche modo si insegnano materie più o meno pertinenti. La maggior parte sono una sorta di fondazioni i cui risultai sono pessimi.  Poi nel nostro paese ci sono altri due fenomeni gravissimi completamente ignorati dallo STATO : la mancanza di un’ALBO professionale e il diritto di proprietà delle idee (brevetto)”.

Tu passerai alla storia per “le panche di Vasco Rossi”. Raccontaci quando è cominciato tutto….

“Non si passa alla storia per queste cose. Semplicemente in un piccolo paese dove è nata la ROCK STAR Vasco Rossi ho consegnato una panca fatta da me. Nulla di più…”.

Ma tu hai mai conosciuto Vasco di persona? Com’è?

“Posso darti il senso delle mie impressioni. Quando l’ho conosciuto era un VASCO di un certo tipo, ora è un altro. Questo mi fa pensare che dentro le personalità come le nostre ci sono tanti cloni l’uno diverso dall’altro che si esprimono in tempi diversi, mantenendo comunque con le loro pluri personalità sempre viva l’attrazione verso se stessi. Vasco è un essere umano che ha sempre creduto di diventare una ROCK STAR  come del resto  io non ho mai pensato di essere un design ma di diventare l’officinafloris…forse questo è il nostro vero  punto di contatto”.

Quando non lavori come ti rilassi?  

“Intanto ti dico che quando lavoro difficilmente mi rilasso. Sono concentrato in una sorta di rapporto sessuale con l’opera. La tocco, mi sporco, lei a poco a poco mi parla ed  a volte sudo. Posso parlarti delle pause, quando sono appagato. Guardo  l’opera, vado in giardino  o nell’orto a cercare quali saranno i dettagli da aggiungere…”.

La tua musica preferita? Le tue letture preferite?

“Leggo molto e ascolto molta musica… mi piace quando ho tempo di andare a scovare letture e brani musicali che evochino dentro di me sensazioni  che non ho mai provato. In questo momento sto leggendo “In tutto c’è stata bellezza” di MANUEL VILAS, “ la metropoli e la vita dello spirito” di PAOLO JEDLOWSKI, ”architettura e democrazia” di SALVATORE SETTIS… e poi ancora “l’intelligenza delle api” di RANDOLF MENZEL e MATTHIAS ECKOLDT, “ la via alla felicità” di STEVEN NADLER,  e per concludere in bellezza e restare aggrappati al tema “VASCO andata e ritorno” di ALESSANDRA GARATTI”.