Conosciamo meglio Giò Vescovi da Caserta, un Bluesman che va prendere il suo posto tra gli RSW Artists.

Giò Vescovi arriva da Caserta ed è entrato di diritto a far parte degli artisti di Radio Sardegna Web, lo possiamo confermare: lui è un vero e proprio bluesman innamorato della musica neroamericana!
Tutti i suoi brani musicali sono frutto del suo vivere quotidiano, delle sue esperienze vissute e certamente ci sono alcuni brani che considera dei figli prediletti: ad esempio “Ultima panchina” oppure “Macumba” ma alla fine come si fa a dire che alcuni brani sono meglio di altri?
La caratteristica principale di Giò Vescovi è che ogni volta che si esibisce si porta dietro un bel po di persone fidate e con loro si incontra, scambia energie positive ed alle volte vi è anche quello scontro costruttivo che ti aiuta a stabilire un buon rapporto.
Diversi artisti che hanno suonato con Giò Vescovi hanno preferito seguire una strada musicale differente e tutta loro, ma altri invece, rimangono catturati dalla sua passione per la musica, dai suoi consigli e dal suo semplice rapportarsi con gli stessi musicisti al punto tale da seguirlo costantemente.
All’artista casertano piace esibirsi e questo è un dato di fatto ed è chiaro che quando sale su un palco cambia totalmente atteggiamento, entra in un mondo tutto suo fatto di emozioni, tante riflessioni e soprattutto tanta musica.
Certamente il suo desiderio più grande sarebbe che la gente presente ai suoi concerti ascoltasse la sua musica e recepisse il messaggio: la gioia per il blues e la sua passione per questo stile musicale.
Il blues per lui è una cosa molto seria e molto delicata, quando un artista si avvicina al blues lo deve fare con un certo rispetto perché il blues non è una musica come tutte le altre ma molto di più.
Spesso è volentieri Giò Vescovi, quando canta, torna indietro nel tempo e prova a rivedersi da ragazzo, percepisce un pizzico di malinconia, nella migliore tradizione del blues, quasi a volersi studiare e capire dove si stia andando.
I suoi riferimenti musicali sono molto netti e chiari: ama quel blues che era stato composto in tempi dove la creatività stava emergendo, dove l’ispirazione era alle stelle ed il blues che si ascoltava era certamente diverso.
Curioso il fatto che non riesca a seguire quello moderno perché gli da un “pizzico di disattenzione”.
I suoi maestri sono: il canto di John Lee Hooker, il modo di suonare il contrabbasso di Willie Dixon, il modo di proporre il blues di BB King ma mai ci saremo aspettati che come cantautori italiani preferisse Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia! Evidentemente è un amante della musica in tutti i suoi aspetti: blues e non, ma alla fine cerca sempre una sua strada, che poi sia quella giusta oppure no solo lui lo sente. Giò Vescovi non riesce a stare lontano dalle sue angosce quotidiane, come lui ama chiamarle, e che guarda caso sono tutte inerenti la musica: quel giro di basso meglio farlo così, la mia voce meglio in questa tonalità, la chitarra meglio con un assolo più corto…..ecco le sue angosce.
La musica è quella che riempe e danna ma a lui non importa: ne ha fatto una ragione di vita.

 

Le canzoni sono frutto del suo vivere quotidiano

Tutti i suoi brani musicali sono frutto del suo vivere quotidiano, delle sue esperienze vissute e certamente ci sono alcuni brani che considera dei figli prediletti: ad esempio “Ultima panchina” oppure “Macumba” ma alla fine come si fa a dire che alcuni brani sono meglio di altri?
La caratteristica principale di Giò Vescovi è che ogni volta che si esibisce si porta dietro un bel po di persone fidate e con loro si incontra, scambia energie positive ed alle volte vi è anche quello scontro costruttivo che ti aiuta a stabilire un buon rapporto.
Diversi artisti che hanno suonato con Giò Vescovi hanno preferito seguire una strada musicale differente e tutta loro, ma altri invece, rimangono catturati dalla sua passione per la musica, dai suoi consigli e dal suo semplice rapportarsi con gli stessi musicisti al punto tale da seguirlo costantemente.
All’artista casertano piace esibirsi e questo è un dato di fatto ed è chiaro che quando sale su un palco cambia totalmente atteggiamento, entra in un mondo tutto suo fatto di emozioni, tante riflessioni e soprattutto tanta musica.
Certamente il suo desiderio più grande sarebbe che la gente presente ai suoi concerti ascoltasse la sua musica e recepisse il messaggio: la gioia per il blues e la sua passione per questo stile musicale.

Il Blues è molto di più di un genere musicale

Il blues per lui è una cosa molto seria e molto delicata, quando un artista si avvicina al blues lo deve fare con un certo rispetto perché il blues non è una musica come tutte le altre ma molto di più.
Spesso è volentieri Giò Vescovi, quando canta, torna indietro nel tempo e prova a rivedersi da ragazzo, percepisce un pizzico di malinconia, nella migliore tradizione del blues, quasi a volersi studiare e capire dove si stia andando.
I suoi riferimenti musicali sono molto netti e chiari: ama quel blues che era stato composto in tempi dove la creatività stava emergendo, dove l’ispirazione era alle stelle ed il blues che si ascoltava era certamente diverso.
Curioso il fatto che non riesca a seguire quello moderno perché gli da un “pizzico di disattenzione”.
I suoi maestri sono: il canto di John Lee Hooker, il modo di suonare il contrabbasso di Willie Dixon, il modo di proporre il blues di BB King ma mai ci saremo aspettati che come cantautori italiani preferisse Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia! Evidentemente è un amante della musica in tutti i suoi aspetti: blues e non, ma alla fine cerca sempre una sua strada, che poi sia quella giusta oppure no solo lui lo sente. Giò Vescovi non riesce a stare lontano dalle sue angosce quotidiane, come lui ama chiamarle, e che guarda caso sono tutte inerenti la musica: quel giro di basso meglio farlo così, la mia voce meglio in questa tonalità, la chitarra meglio con un assolo più corto…..ecco le sue angosce.
La musica è quella che riempe e danna ma a lui non importa: ne ha fatto una ragione di vita.

 

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