Il Metano sarà una realtà in Sardegna?

C’è stato un incontro all’Hostel Marina (Scalette di San Sepolcro) a Cagliari Lunedi scorso

Il metano questo sconosciuto… perlomeno in Sardegna. Si partirà realmente con la realizzazione della cosiddetta dorsale sarda per il trasporto del gas naturale? Forse si, forse no, ad oggi non si hanno certezze. Ma forse si potrebbe affrontare l’argomento partendo da un semplice quesito: il metano in Sardegna conviene davvero? C’è stato un tentativo di far luce sul quesito lunedì 4 Novembre, un incontro promosso dai Comitati sardi per la democrazia costituzionale in collaborazione con Il Manifesto Sardo presso la sala conferenze dell’Hostel Marina (Scalette di San Sepolcro) a Cagliari. Hanno partecipato il segretario regionale della CGIL sarda Michele Carrus (favorevole al metano) e il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico Stefano Deliperi (contrario al metano). Sono intervenuti anche Maria Antonietta Mongiu (Sardegna Soprattutto) e Vincenzo Tiana (Presidente Comitato Scientifico Legambiente Sardegna).

Alla fine il messaggio diffuso è quello che ci si aspettava, da chi favorevole completamente rivolto a cantare le lodi di un combustibile che a tutti gli effetti, pur dichiarato come meno inquinante, resta un combustibile fossile e, come dimostra la scienza, è inquinante. Dall’altro fronte, il problema viene affrontato sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, ma anche da quello prettamente economico. Carte alla mano si cerca di capire su chi gravi in ultima istanza il costo del progetto di metanizzazione, che ricordiamo prevede una dorsale che “squarcerà in due la Sardegna” e che con numerosi serbatoi di stoccaggio, è destinato a stravolgere l’assetto energetico della nostra Isola che ricordiamo, attualmente dal punto di vista prettamente di produzione energetica, risulta avere un surplus produttivo di oltre il 40% rispetto al consumo autoctono. Con probabili ricadute economiche, paesaggistiche, sociali, sanitarie e ambientali, il metano risulta realmente la soluzione?

Nel dibattito è emerso soprattutto la necessità di analizzare tutti gli aspetti dei progetti in corso prima di accoglierli a braccia aperte o bocciarli nettamente. Per questo non sarebbe male ad esempio valutare, nel resto del mondo, come venga visto il metano. Movimenti e organizzazioni a difesa di ambiente e salute hanno manifestato in più località il loro dissenso, riuscendo a sensibilizzare sull’emergenza climatica l’opinione pubblica, governi e Unione Europea. Energie rinnovabili, soluzioni ad emissioni zero, biocombustibili derivanti dagli scarti civili, tante le soluzioni possibili, eppure c’è comunque chi afferma che il metano rappresenti un passaggio obbligato, una transizione verso il non inquinamento. In Sardegna, Sindacati, Confindustria e Governo sardo, chiedono ripetutamente una moratoria del carbone almeno fino al 2030 e l’accelerazione dell’iter per la metanizzazione dell’isola.

L’interesse è alto, è lampante. Secondo uno studio su Science il metano è uno dei gas serra più potenti e nocivi, il peggiore per difficoltà tra quelli che dovremmo saper controllare (per chi volesse spulciare il documento ecco il link https://science.sciencemag.org/content/361/6398/186). Quindi poniamoci ora questa ultima domanda: siamo in grado di controllare e gestire a dovere una metanizzazione della nostra isola? Secondo uno studio effettuato da Environmental Defence Fund (un gruppo di difesa ambientale senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti) generalmente nel mondo non si è in grado di operare perfettamente e senza rischi, sia per la salute che per l’ambiente (https://www.edf.org/climate/methane-research-series-16-studies). Il documento rivela che il settore delle estrazioni disperderebbe in atmosfera 13 milioni di tonnellate di metano l’anno, un valore superiore del 60% rispetto alle stime ufficiali dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Questo perché secondo i ricercatori la maggior parte delle emissioni è causata da perdite negli impianti, macchinari mal funzionanti e altre condizioni operative anomale. Sono state misurate le perdite delle valvole, le emissioni di gas dalle cisterne ed è stata analizzata l’aria attorno ai siti oggetto dello studio.

L’impatto di questi problemi tecnici sarebbe pari a quello provocato in un anno dalle emissioni di CO2 di tutti gli impianti a carbone del Paese. Ora, saremmo in grado in Sardegna di garantire una cura tale da evitare quello che capita altrove? Si spera di si, visto che ne va della salute dell’isola e degli isolani. Ma non è tutto. Anche se il metano fosse economicamente conveniente si andrebbe incontro a tutta una serie di adeguamenti da sostenere: la realizzazione della condotta principale e delle relative diramazioni, la realizzazione di un sistema infrastrutturale oggi inesistente, e poi, come se non bastasse e che potrebbe riguardare tutti i Sardi, ossia l’adeguamento degli impianti, dal più piccolo al più grande attuali: caldaie, scaldini, forni, generatori, ecc., con tempi e costi enormi, difficilmente quantificabili e non sempre sostenibili.

Qualche dato relativo alle abitudini dei Sardi con riferimento al 2011: il 47% delle abitazioni residenziali era dotata di pompa di calore con punte del 73% per le abitazioni di classe energetica B. Il 40% usa impianti a legna e pellet. Il consumo di combustibili fossili, ha registrato un calo drastico, pari al 53% per il Gasolio e al 30% circa per il Gas. Ed allora ci si chiede: perché utilizzare il metano? Siamo sicuri che il metano rappresenti per la Sardegna la scelta giusta? Alla luce di questo convegno, dove sono stati invitati ad intervenire anche Lucia Chessa, Giovanna Angius, Salvatore Lai, Giovanni Meloni (comitati sardi per la democrazia costituzionale), Antonio Muscas (Assemblea Permanente Villacidro), Fernando Codonesu (Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria), Cristina Ibba, Roberto Loddo (il manifesto sardo), Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera), Samed Ismail e Alice Beccari (Fridays For Future – Cagliari), la soluzione quale sarebbe? Secondo noi, che rispetto ad altri territori siamo decisamente più fortunati geograficamente, capire come uscire dall’Era dei Combustibili Fossili!

Il metano: inquina si o no? Radio Sardegna Web