Matteo Murgia: ” La politica riguarda tutti”

 L’ingegnere di Giba che a 40 anni ha deciso di sfidare le altre coalizioni politiche con una lista tutta sua


Istituire una raccolta fondi per potersi candidare come presidente della Regione alle prossime elezioni. Questo è l’obiettivo di Matteo Murgia, ingegnere di Giba, che a 40 anni ha deciso di sfidare le altre coalizioni politiche con una lista tutta sua: “Matteo Murgia per la Sardegna”. Noi di Radio Sardegna Web lo abbiamo intervistato.


Quanto l’appassiona la politica?

“La politica riguarda tutti noi. Di conseguenza è parte fondamentale della mia vita”.

Perché “Su Sulittu” compare nel logo della lista civica? Cosa rappresenta per lei “Su Sulittu”?

“Su Sulittu, come spiego nel video di presentazione della mia “colletta”, è il flauto di canna dei pastori. Un simbolo delle nostre tradizioni e rappresenta bene il legame tra la nostra terra e la cultura, non solo quella agropastorale, ma ad esempio anche quella musicale. E’ uno strumento diffuso in tutto il pianeta e si collega alla mia visione di indipendentismo, non autartico, ma aperto verso il mondo”.

Perché ha preso la decisione di candidarsi alla presidenza della regione?

“Sono un militante nei movimenti sociali dal duemila, quando con un gruppo di colleghi fuorisede, fondai l’associazione Don Chisciotte all’Università di Cagliari. Negli ultimi anni ho dovuto abbandonare la politica attiva per questioni familiari che mi hanno fatto ritornare nel Sulcis, a Giba dove sono nato, per tre anni. Da un anno sono ritornato a Cagliari e ho deciso di rimettermi a fare militanza attiva attraverso questa mia candidatura che, lo ricordo, è condizionata dall’esito positivo della mia raccolta fondi”.

Un candidato Presidente che ricorre al crowdfunding. E’ certamente una cosa insolita….

“Lo è ma lo strumento del crowdfunding è diventato oramai una delle poche possibilità che abbiamo per realizzare dei progetti se sei escluso dal sistema di governo. Nella musica ad esempio sono numerosi i musicisti, esclusi dalle politiche delle major discografiche, che ricorrono a questo strumento. In politica in effetti credo di essere uno dei pochi che lo utilizza. Lo faccio per due motivi principali: il primo è che le campagne elettorali costano ed io, come la stragrande maggioranza dei miei coetanei, non ho un capitale da investire in quello che per ora è solo un sogno. Il secondo è che mi sembra una maniera onesta per propormi ai Sardi, in un tempo in cui una parte politica usa la parola “onestà” come un manganello per picchiare i propri avversari politici. L’ho imparata da bambino grazie a mio padre che portava la sua famiglia in giro per l’Italia alle feste nazionali dell’Unità. Non stavo aspettando un “comico”, che proprio in una di quelle feste ho visto esibirsi, per sapere che è un dovere di ogni cittadino vivere onestamente”.

Ma se poi non dovesse raggiungere l’obiettivo?

“Ribalto la domanda: e se lo raggiungessi? In questo caso qualcuno in Sardegna si dovrà mettere qualche problema. Mi sono posto un obiettivo molto difficile e ambizioso, se supero questo credo che da qui a Febbraio avremo da divertirci. Se non ce la faro’ sosterrò il progetto che più si avvicina alla mia visione di Sardegna”.

Se dovesse diventare Presidente della Regione quali saranno le priorità da affrontare riguardo la Sardegna?

“Come ho detto nella mia presentazione, la mia è una lista civica aperta alle interlocuzioni con altri soggetti politici e associativi. Ci sono due argomenti che non sono negoziabili: La nostra salute e il nostro ambiente. Dobbiamo rimuovere le cause delle malattie che stanno  decimando la nostra gente. Mi riferisco ai poligoni militari e all’industria inquinante. Ci sono delle alternative al ricatto salute – lavoro. Un’agricoltura di qualità, il turismo sostenibile, la valorizzazione del patrimonio archeologico e ovviamente le bonifiche dei siti inquinati, sono esempi di iniziative che possono raccogliere ingenti risorse europee sotto forma di progetti da presentare all’UE. Ci sono altri tre argomenti a cui tengo molto: la messa in sicurezza dell’amianto che abbiamo nei tetti delle nostre case, la questione abitativa che si risolve ri iniziando a costruire alloggi popolari e l’acqua pubblica che in questi anni è stata gestita in maniera vergognosa da Abbanoa. La continuità territoriale non la dico perché lo fanno tutti”.

La Sardegna ha visto diverse volte uomini soli al comando, e lei sicuramente non è da solo. Chi ha o vorrebbe avere accanto come governatore?

“Intanto sto organizzando un gruppo di lavoro per la stesura del mio programma. In tanti, persone comuni che magari si sono astenuti alle precedenti elezioni, stanno dando la loro disponibilità e mettendo a disposizione le loro competenze. Chi avrò accanto qualora non corressi da solo non è una decisione che spetta a me. Saranno gli elettori con il loro voto a dare il giusto peso alle eventuali liste che comporranno la mia coalizione. Se dovessi correre in solitaria credo che prima delle elezioni sfrutterò la buona idea che ebbe Michela Murgia cinque anni fa, quando presentò la sua ipotetica giunta prima delle votazioni”.

Come si pone la sua idea di Sardegna rispetto all’Europa? E ai partiti nazionali?

“La Sardegna deve guardare a chi ci sta intorno, all’Europa ma anche il Nord Africa. L’idea dell’Europa dei popoli si affievolisce ogni giorno di più per lasciare spazio all’Europa dei tecnocrati e della finanza. I sardi sono uno dei tanti popoli Europei ma come ho detto prima preferisco dire uno dei tanti popoli Mediterranei. I partiti nazionali hanno dimostrato in questi anni di non avere a cuore le nostre sorti e la situazione economica che viviamo quotidianamente è li a ricordarcelo tutti i giorni. Questo non significa che io disprezzi i sardi che in questi anni hanno sostenuto la politica dei “partiti italiani”, fino a pochi anni fa anche io rientravo in questa categoria. Ma grazie al lavoro svolto in questi anni dalla formazioni indipendentiste ho sviluppato una coscienza Nazionale e il mio lavoro andrà nella direzione di innescare questo processo, che ho vissuto in prima persona, in tanti altri cittadini della Sardegna”.

Politicamente, quale sarebbe secondo lei il primo atto da compiere per far cambiare rotta alla Sardegna in meglio?

“Il prossimo governo regionale dovrà in primo luogo far crescere il sentimento di amore che ogni Sardo ha per la propria terra. E di conseguenza il rispetto di noi stessi, della nostra identità, della nostra cultura e del nostro ambiente. So che sono andato fuori tema ma per il momento voglio rimanere nel campo ideale, per il programma e i provvedimenti da prendere c’è tempo e come accennato prima sto costituendo un gruppo di lavoro che mi aiuterà nella stesura dello stesso. Dire di voler risolvere il problema della continuità territoriale e del lavoro sarebbe una risposta banale che lascio volentieri ad altri”.

Proviamo a conoscere il Matteo Murgia sotto un altro aspetto. Per esempio: quando non fa politica come passa il tempo?

“Nei tre anni che ho passato nel Sulcis principalmente a suonare la chitarra per la “gioia” di mia madre e del mio vicino di casa. La musica è la mia passione e negli ultimi anni sono stato impegnato con l’associazione che presiedo, la Compagnia Cantante, ad organizzare eventi culturali e di spettacolo in giro per la Sardegna e nella mia città adottiva, Cagliari”.

Quali sono le letture che solitamente preferisce?

“Saggi di politica internazionale, romanzi noir, fumetti come Tex e Dylan Dog. L’ultimo libro che ho letto, dopo averne tanto sentito parlare, è “la fattoria degli animali”. “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Credo sia stata una scelta azzeccata visto l’impresa che mi appresto a compiere. L’altro giorno ho comprato “l’arte della guerra” di Sun Tsu che inizierò a leggere nei prossimi giorni”.

E la musica. Lei è un grande appassionato di musica. Qual è il suo genere preferito?

“Il mio preferito è la cosiddetta “World Music”, che è un contenitore talmente ampio da comprendere diversi generi musicali. In Sardegna se ne produce tanta e di altissima qualità”.

Tra un concerto di una band Sarda e un comizio politico…..che cosa preferirebbe?

“Dipende da chi fa il concerto e da chi fa il comizio. Ma può accadere anche che un concerto veicoli argomenti fortemente politici. In Sardegna ne abbiamo diversi esempi. Uno dei miei maestri è Michele Atzori, in arte Dr Drer. Vale lo stesso discorso per Bustianu Piras, noto Dr Boost. Potrei citarne tanti altri che spero non si offendano per non aver fatto i loro nomi (e spero non si offendano quelli che invece ho citato). In questi giorni ho imparato gli accordi di una canzone di Piero Marras, “Si deus Cheret”. Consiglio ai vostri lettori che non la conoscono di ascoltarla. Perché Marras racconta in maniera egregia chi siamo e cos’è la nostra Sardegna”.