Irene Loche: “Quando compongo, canto e suono mi sento totalmente coinvolta”.

Mi stimola quello che provo, soprattutto.


Irene Loche, sgomitando a colpi di Telecaster, si è fatta strada e a soli 25 anni è diventata già un piccolo “caso”, capitalizzando al meglio tutte le possibilità che è stata in grado di crearsi. Con le Sunsweet Blues Revenge – power trio con il fidato Gian Luca Canu al basso e Alessandro Cau “Sbiru” alla batteria – incide un disco a 16 anni e da allora inizia a calcare i più importanti palchi italiani. Dopo un tira e molla durato settimane finalmente siamo riusciti ad intervistarla….


 

Come nasce artisticamente Irene Loche?

“Nasce da un forte legame con la musica e la chitarra, cercando di raccontarsi e di condividere se stessa. Sono cresciuta in un ambiente familiare a stretto contatto con la musica, i primi accordi me li ha insegnati mio padre e ho sempre vissuto in mezzo a tanti dischi e concerti. Il legame è nato da piccolissima, la prima chitarra l’ho avuta a 7 anni e per i miei genitori è stata una scommessa. Per ora hanno avuto ragione!”

Cosa ti ha spinto a scegliere il soul ed il blues come stili musicali a te più congeniali?

“Non lo so, sinceramente. I miei primi ascolti sono stati certamente Soul: Wilson Pickett, Percy Sledge, Ray Charles, Aretha Franklin, Otis Redding e così via. Ho sempre avuto questa attrazione per quel “mood” e per quelle note calde, solo dopo poi ho capito la loro origine, e da lì ho scoperto il Blues e non sono più tornata indietro”.

Ci parli della Sansweet Blues Revenge? Una band fantastica che ha raggiunto risultati interessanti….

“Il trio è meraviglioso. Amici, compagni, ne abbiamo passate così tante! Suoniamo insieme da più di dieci anni e ancora oggi ci ritroviamo sullo stesso palco. Alle SBR devo praticamente tutte le cose che ho imparato, professionalmente, musicalmente e non solo, mi hanno dato l’occasione di crescere anche umanamente”.

Hai molto scommesso su te stessa. Dove trovi, quotidianamente, la convinzione giusta per fare quello che stai facendo?

“La trovo in me stessa e nella convinzione di perseguire ogni singola cosa che sento e che fa parte di me, ben vengano gli errori! In realtà ho paura  e tanti tanti dubbi…..ma alla fine quando penso che in ogni caso sarà qualcosa che mi aiuterà a crescere, beh è un buon rischio da correre”.

“Garden of Lotus” è il tuo EP uscito nel 2016…..da quale esigenza nasce?

“L’esigenza di esprimermi come persona e come artista, nella maniera più sincera e nuda possibile. “GOL” è un lavoro intimo, è stato veramente pubblicato in punta di piedi e con molto timore. Con questo disco ho avviato un percorso completamente nuovo che in qualche modo mi ha messo “fuori dalle porte di casa”…..credo”….

Sei una ragazza con le valigie sempre pronte. Prima Stati Uniti, poi Inghilterra e poi in giro per la Sardegna. Dove ti piacerebbe suonare ancora e perché?

“Ovunque. Viaggiare è la cosa più bella che mi sia capitata dopo la musica. Ogni viaggio mi ha dato qualcosa di importante, e viaggiare è una delle poche cose che può davvero cambiarti”.

In genere cosa ti stimola quando componi o quando interpreti una canzone davanti ad un pubblico?

“Quello che provo, soprattutto. Quando compongo, canto e suono, tutto questo è intriso di ciò che sento e questo mi coinvolge completamente. A volte anche troppo”.

Il panorama blues sardo. Com’è? E’ buono, si può fare di più o c’è molto da migliorare ancora?

“Il panorama blues sardo (e non solo) è meraviglioso. Abbiamo artisti e musicisti incredibili! Sono orgogliosissima di loro, molti sono anche amici a cui tengo tanto e stanno facendo cose impressionanti! Non posso non citare Francesco Piu o i Don Leone! Ma non solo, i nomi che ho in mente ora sono moltissimi, per fortuna ora basta poco per scoprire questi artisti, giusto un click!”.

Un sogno nel cassetto di Irene Loche….avendo la chitarra ed un microfono a portata di mano?

“Il mio sogno è di ogni giorno, crescere, viaggiare e suonare. La vita è meravigliosamente strana e ogni giorno chiedo a me stessa di viverla secondo chi sono e quello che sento. Ho mille progetti e sicuramente tanti desideri, non so cosa accadrà e se si realizzeranno.. ma mi rende felice provarci”.