Intervista a Simone Cavagnino

La seconda parte dell’intervista al professionista Sardo


Giornalista, autore e conduttore. Dopo la maturità scientifica compie studi giuridici e si occupa di giornalismo musicale. Ha collaborato con l’emittente televisiva Infochannel Tv Sardinia, con i magazine JAZZIT e Lollove Mag. Nel 2013 ha curato il documentario “La memoria del suono” dedicato alla figura dell’artista sardo Pinuccio Sciola. Dal 2014 è direttore responsabile di Unica Radio e contestualmente svolge attività di ufficio stampa per artisti, festival, rassegne e singoli eventi. E’ del giugno 2018 il suo primo libro dal titolo “Sardegna, Jazz e dintorni” edito da Aipsa Edizioni, scritto in collaborazione con il giornalista Claudio Loi. 


 

Riprendiamo questa intervista Simone. Vorrei cambiare argomento e parlare della figura del giornalista.  Vale la pena oggi fare il giornalista, nonostante la tua categoria stia vivendo da oltre dieci anni un periodo non particolarmente favorevole in Italia?

“Penso che fare il giornalista sia innanzi tutto una vocazione. Senza la passione adeguata, questo mestiere si tramuta in un lavoro meccanico che man mano perde di senso. Io amo fare radio, amo scrivere e traggo linfa vitale intervistando le persone, credo non potrei proprio farne a meno. E’ vero, la categoria vive un momento non semplice, ma questo è dovuto a diversi aspetti, tra i quali quello contrattuale (è sempre più difficile ottenere un impiego stabile e spesso si ripiega su lavori più remunerativi) e quello dovuto alla vaporizzazione dell’informazione (oramai, con l’avvento dei social, tutti sono dei comunicatori con pochi euro e riescono a promuovere il loro lavoro in maniera massiva…ma i like o i cuoricini sono veramente il futuro?). Ritengo che la figura del giornalista rimanga, a prescindere, insostituibile, perché è necessario rispettare e difendere i codici e le regole deontologiche che tengono ancora in piedi l’informazione corretta, attendibile (perché ancorata a fonti certe) e responsabile”.

Quali sono le tre caratteristiche che un giornalista dovrebbe avere per essere definito tale?

“Per fare il giornalista è necessario avere la vocazione, la passione, la curiosità e spesso è comodo non avere l’orologio (così non ci si spaventa quando ci si ritrova a fare le ore piccole davanti alla tastiera del computer)”.

Hai dei maestri giornalisti a cui ti ispiri?

“Ogni volta che si fanno dei nomi, si rischia sempre di dimenticare qualcuno, e per questo motivo preferisco non entrare troppo nel dettaglio. Come ho detto, non posso non citare Riccardo Sgualdini, Claudio Loi, Franco Fayenz (che ho avuto modo di studiare, conoscere e intervistare più volte), Luciano Vanni e Vito Biolchini (che mi ha insegnato a mantenere la calma, anche nelle situazioni apparentemente più complicate). Non posso, poi, non citare ancora una volta Pinuccio Sciola, artista unico e grande amico, sempre prodigo di consigli nei miei confronti. Non era un giornalista, certo, ma era un artista così poliedrico da sfuggire a qualsiasi categorizzazione (ogni mattina leggeva tantissimi giornali e dedicava i pranzi e le cene all’approfondimento su temi di stretta attualità, cercando sempre una soluzione. Mi mancano le sue telefonate). Da lui ho imparato tantissimo”.

Parlaci di Unica Radio…

Unica Radio è una realtà giovane che pian piano sta lavorando per raccontare la città di Cagliari che cambia, e lo fa dando voce ai tanti studenti che durante l’anno collaborano con noi. In questo momento viviamo un momento di crescita, ma anche di riflessione e radicale rinnovamento e presto potremo dare delle notizie più organiche in merito”.

Sei un amante del jazz. Io amo il blues, ma adoro davvero tanto il jazz degli anni ‘40, ‘50 e ‘60. Thelonius Monk diceva che gli errori che si fanno sono una ottima opportunità per ripartire e migliorare. Tu nella vita hai fatto molti errori? Quante volte sei ripartito?

“Certo che si! Ho fatto tanti errori e continuo a farne. In realtà riparto ogni santo giorno, ogni mattina ricerco sempre nuovi stimoli e cerco di impiegare il mio tempo nel miglior modo possibile. Mi rendo conto di tirare un po’ troppo la corda, ma finchè posso, terrò i ritmi più alti possibili per continuare a crescere e migliorare, senza la paura di sbagliare. Proprio qualche giorno fa ho letto una meravigliosa frase espressa dal cantautore Niccolò Fabi che dice che “tutte le cose più importanti che ho imparato, le ho imparate separandomi”. In questo breve concetto mi ritrovo totalmente e lo faccio profondamente mio. Si impara soprattutto dalla separazione e dal fallimento, e questo vale per i rapporti umani, professionali e anche per le storie d’amore. A volte arriviamo a capire le cose troppo tardi, ma è proprio questo il punto di partenza per migliorare. Fai del sasso su cui inciampi, il gradino su cui elevarti per guardare il mondo da un’altra prospettiva”.

In Sardegna ci sono pochissime riviste che si occupano di musica fatta nell’isola. Secondo te perché?

“Credo che questo sia dettato prevalentemente da motivazioni economiche. Pur essendoci eccellenti giornalisti, spesso i progetti editoriali stentano a decollare a causa degli scarsi incassi e questo oggi è amplificato a causa del web che pian piano sta fagocitando tutto (o quasi)”.

Che rapporto hai con la radio?  La porti sempre con te? La ascolti spesso?

“Ascolto la radio da quando mi sveglio a quando vado a dormire. Non potrei vivere senza. La porto sempre con me grazie al mio cellulare, che riceve le frequenze FM e AM, ma ammetto di ascoltare quasi esclusivamente le webradio e i podcast, che mi permettono di fruire del mezzo quando e dove posso. Per questo motivo ritengo fondamentale per Unica Radio lo sviluppo e l’approfondimento sempre maggiore di questi ultimi aspetti. La Norvegia ha già spento l’FM. Credo che questo dica tutto”.

Il futuro della radio in Sardegna, considerando che prima o poi il DAB Plus arriverà concretamente da noi (anche se è già presente), come potrebbe essere? Quale scenario vedremo nell’FM sardo fra 10 anni?

“Come ho detto, nel nord Europa entro qualche anno l’FM verrà quasi totalmente spento. In Italia ci vorrà più tempo: siamo lenti, estremamente pigri e poco propensi a recepire e fare nostre le novità. Alla maggioranza fa “paura” dover rinunciare all’FM, perché la maggior parte delle radio teme di perdere ascolti e pubblico fidelizzato. Grande errore, a mio parere. Unica Radio è di recente approdata al DAB Plus, ne siamo molto felici”.

Simone Cavagnino in totale relax. Una buona lettura? Cuffie nelle orecchie e steso sul divano? Sorseggi qualcosa pensando a te stesso? In quale fra queste situazioni ti vedi più spesso?

“Ammetto di non avere molto tempo a disposizione, ma nei suoi ritagli leggo e ascolto tanta musica. Spazio dai romanzi alle riviste musicali, passando per i saggi dedicati alla musica e alla psicologia, senza trascurare una delle mie grandi passioni: i fumetti. Acquisto tanta musica, soprattutto vinili. Mi piace tornare a casa la sera e guardarli girare mentre rivivono la musica. Non ascolto un genere in particolare, amo spaziare e ascoltare tutto, dalla classica (adoro Chopin) alla musica contemporanea che ho modo di approfondire grazie alla recente collaborazione con l’Associazione Spaziomusica di Cagliari”.

Le tue letture preferite?

“Adoro Pier Paolo Pasolini e mi reputo un suo eterno studente. Lo leggo e approfondisco costantemente. Di recente ho letto Murakami Haruki, Josè Saramago, Amos Oz, Mathias Malzieu, Ashley Kahn, Gunter Schuller, Massimo Cirri, Tiziano Bonini, Umberto Galimberti, Eugenio Borgna, Luigi Zoja e tanti altri che in questo momento non ricordo (ho la libreria e i comodini che traboccano di libri e continuo ad acquistarne, ripromettendomi di leggerli, prima o poi). Letture eterogenee, che però mi rappresentano e saziano la mia enorme e costante curiosità”.

Come ti vedi fra una ventina d’anni?

“Semplicemente, non mi vedo. Il futuro è già domattina, anzi, il futuro è adesso e questa intervista appartiene già al passato”.