Su Cagliari: «La città si sta abbellendo ma non si entra nei problemi reali, ad oggi non è chiaro quale sia la visione del futuro della città».

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5 – Parliamo quindi del Comune di Cagliari. Massimo Zedda, se verrà confermata la sua corsa alle regionali, lascerà la poltrona di Sindaco. Non le chiediamo una valutazione sull’amministrazione comunale, ma ci interesserebbe sapere se le piacerebbe alle prossime comunali scendere nuovamente in campo perprovare a guidare la città di Cagliari.

Ma io voglio dare una valutazione, ad oggi non è chiaro, a Cagliari, quale sia la visione del futuro della città. L’opposizione cerca di portare avanti anche idee nuove, stimolare o vigilare sull’amministrazione ma il fatto, come riporta la stampa, che in un largo numero di votazioni la minoranza si astiene o vota con la maggioranza, è la dimostrazione che nella maggioranza non si è fatto nulla di concreto, che tutto quello che è stato presentato è un qualcosa di superficiale basato su proclami come “dobbiamo sviluppare l’economia della città” oppure “dobbiamo sviluppare il turismo”, su queste dichiarazioni siamo ovviamente favorevoli, ma aldilà dei proclami non c’è nulla di concreto. Ed è impossibile fare opposizione su cose così generiche. Su i problemi reali ci sono due visioni differenti. Ed è quello che facciamo notare noi , sia il centro-desta e anche i cinque stelle, ovvero ci sono grandi menzioni di principio ma non è stata fatta alcuna scelta strategica per la crescita della città.

Zedda ha utilizzato le grandi risorse che sono rimaste nella città per abbellirla, migliorare e per recuperare delle zone che andavano recuperate, come certe piazze, e su questo siamo d’accordo, ma senza un progetto e senza una logica. Non ha investito alcunchè su quello che poteva essere lo sviluppo economico della città, o per i nostri giovani e meno giovani, per aiutarli a sviluppare il proprio futuro. Cagliari ad oggi è sicuramente una città migliore esteriormente ma ha fatto tanti passi indietro nella crescita economica e nell’affrontare la concorrenza delle altre città del Mediterraneo.

E’ un po come se una mamma avesse vestito il proprio figlio con i migliori abiti ma avesse trascurato di cambiargli il pannolino. La città si sta abbellendo ma non si entra nei problemi reali. L’attività attuale è fatta di principi e proclami, senza concretezze. Le dico la verità: io dopo 5 legislature in parlamento e dopo l’esperienza alla provincia e al comune, non ho più intenzione di presentarmi ad alcuna elezione politica, e credo che sia giusto così, ma metto a disposizione la mia esperienza, se verrà mai richiesta, per tutti i nuovi giovani. Largo ai giovani non solo nell’età ma nelle idee. Mi rattrista questo odio verso la politica, la vera politica sta nel prodigarsi nell’interesse del cittadino e di una città o regione, l’odio nella politica attuale porta la fuga delle migliori risorse e il permanere di chi trova nella politica solo un’alternativa ai propri insuccessi lavorativi o altro.

 

6 – A prescindere da cosa accadrà in futuro, sappiamo che Lei di certo non si tira indietro dai dibattiti e ha sempre difeso con chiarezza le sue posizioni, quindi ci chiediamo: alla luce dei fatti, quale sarebbe la manovra più utile da attuare per migliorare lo status attuale della Città, tra le tante che lei reputa fattibili nell’immediato?

Credo sia assurdo che la città abbia un porto e che non sfrutti questa economia. Ho sempre detto che Cagliari ha dato le spalle a mare. Sono orgoglioso del lavoro che ho svolto e dell’incremento turistico grazie alle centinaia di migliaia di turisti approdati sull’isola con le navi da crociera. Come ho dimostrato con il porto di Cagliari, quindi, è lampante che sia una grossa arma utilizzabile per la crescita, ma gli ultimi dati dimostrano che si stia abbandonando questa opportunità. I porti che la Sardegna ha, possono essere una grande risorsa per creare posti di lavoro. Credo in una città mercantile, dal punto di vista commerciale dobbiamo sviluppare un grande centro commerciale cittadino, una sinergia tra tutte le aree dello shopping della città e puntare sempre meno sui grandi centri commerciali che ormai vedono Cagliari come prima per il numero di centri attivi rispetto al totale degli abitanti. I centri attuali sono splendidi ma non possiamo più puntare sulla crescita tramite essi.

Il turismo quindi non basta, bisogna puntare anche ad altro e oggi bisogna puntare sul settore dell’innovazione e della tecnologia. Abbiamo la rivoluzione tecnologica nel dna, abbiamo generazioni nate nell’innovazione del digitale e la nostra isola deve diventarne nuovamente un punto di riferimento. Un esempio su tutti è quello della Silicon Valley, dei processi di crescita e sviluppo che questo ha portato negli stati costieri degli stati uniti, soprattutto del sud. Innovazione tecnologica è sinonimo di creatività, senza i confini fisici del passato, è un settore nel quale si lavora molto e preferibilmente da remoto dove si prediligono luoghi e spazi in cui si è a proprio agio, rilassanti per il corpo e stimolanti ai fini creativi.

Ecco perchè la Sardegna può diventare per l’Europa la nuova California, perchè abbiamo tutte le caratteristiche necessarie per la crescita di questo settore, abbiamo il clima, abbiamo la serenità, abbiamo una vita a dimensione più umana e abbiamo le menti, tutti gli elementi utili per aprire dei nuovi centri di sviluppo digitale e di conseguenza rappresentare un moltiplicatore per lo sviluppo e gli investimenti in questo settore. Bisogna investire per far si che tutta la Sardegna possa diventare un centro rappresentativo per lo sviluppo hi-tech e dell’industria 4.0. Io stesso da imprenditore ho cambiato i miei investimenti, sto puntando moltissimo nell’utilizzare i nostri grandi giovani, sto puntando alla crescita dell’industria digitale che credo possa portare nuovi posti di lavoro e ben retribuiti. Il futuro della Sardegna passa anche da queste cose e la stessa Cagliari può diventare davvero una città completa, ma serve un cambio di qualità prima che realmente si perda l’entusiasmo.

 

7 – Per concludere, valutando sommariamente lo status attuale della nostra Isola, cosa consiglia ai nostri lettori e ai cittadini? come dovrebbero affrontare a parer suo questo momento abbastanza caotico?

Nonostante quanto io abbia affermato, che ha delineato una situazione piuttosto preoccupante, io ho l’ottimismo della volontà. Io credo molto nella capacità dei sardi, soprattutto in colore che hanno affrontato momenti molto difficili, come l’allontanamento dalla propria terra. La tenacia della stragrande maggioranza dei sardi che sono andati all’estero, ha sempre portato al successo, spero che chi è partito possa finalmente tornare arricchito dal bagaglio di esperienze che ha maturato all’estero e che possa usarlo per far crescere la propria terra. Temo purtroppo i due più grandi nemici della Sardegna: il primo è l’invidia. Come diceva mio nonno “l’invidia ne ha uccisi più della malaria”. Il secondo nemico è, purtroppo, l’incapacità dei sardi a fare squadra.

I sardi devono credere nelle proprie forze e unirsi per superare le difficoltà e se questo principio venisse seguito anche dalle istituzioni di qualsiasi colore, riusciremo ad uscire presto anche da questo periodo buio. Bisogna smettere di impiegare tutte le nostre energie nell’abbattersi a vicenda, superare il concetto che le società migliori sono quelle dispari con meno di tre soci, fare squadra esaltando le proprie qualità con il pensiero che se non siamo noi stessi a esaltare le nostre qualità non possiamo pretendere che lo facciano gli altri.

Il periodo inoltre ci vede affrontare l’immigrazione dall’Africa in maniera consistente. Io sono molto preoccupato perché essa peserà su tutta l’Europa e perchè purtroppo vede arrivare tanti giovani con un bagaglio di base molto basso, essendo poco scolarizzati, che senza un aiuto saranno destinati a diventare manodopera e non menti adatte a creare sviluppo. Molti italiani che sono andati all’estero hanno portato una cultura di base comunque di un ottimo livello grazie alla scuola italiana che ha formato queste persone in maniera ottimale, fortuna che queste persone non hanno. Servirebbe di conseguenza creare una scolarizzazione da zero che purtroppo nelle condizioni attuali non possiamo economicamente sostenere, dato che attualmente abbiamo necessità di destinare queste risorse a sostegno degli attuali deficit.