L’ On. Piergiorgio Massidda ha cortesemente risposto alle nostre domande, risposte che mostrano una visione chiara sullo stato attuale della nostra Isola e sul suo futuro, soprattutto in vista delle prossime elezioni.

1 – La nostra è un’isola splendida, ma qualsiasi voce, di qualsiasi colore essa sia, individua dei punti oscuri. A suo parere cosa c’è che non va nella nostra Isola?

La Sardegna è una terra incantata ma purtroppo è un’ isola. Il primo problema che balza subito all’occhio è la grande difficoltà a raggiungerla ed i grandi costi per i trasporti. Quello aereo, prediletto da tutti i cittadini, ha ormai dei costi troppo elevati ma soprattutto non da sicurezze: non è possibile programmare il futuro turistico perché, dovete sapere, ad oggi non è possibile prenotare voli aerei oltre Aprile. Non solo, ma l’industria più fiorente della Sardegna (o quella che dovrebbe avere il piu grande futuro tenendo conto che nel 2030 dovrebbe triplicare il numero dei cittadini del mondo che utilizzeranno i viaggi di piacere) non si è adeguata alle nuove richieste.

Il turismo al quale siamo abituati in Sardegna si sviluppa soltanto da Luglio a metà Settembre ed è un turismo che ormai non supporta la gamma di servizi richiesta dagli utenti. Il turismo del futuro sarà sempre più concentrato su periodi di pochi giorni ed esige sempre più dei servizi sofisticati. Al turista non basta avere solo il pacchetto della natura preservata ed il bellissimo mare, ma esige tutta una serie di altri servizi (anche di divertimenti e di trasporto interno). La Sardegna turisticamente non si è mai adeguata a questo. Basti pensare che il trasporto ferroviario che in tutto il mondo è di supporto per conoscere meglio il territorio vede ancora una rete che è indietro di quasi un secolo.

 

2 – La situazione politica nazionale è innegabile che stia creando divisioni anche nei sardi. Molti approvano ma altrettanti sono fermamente contrari al “pentaleghismo”. Come valuta possa incidere sullo stato attuale e l’importanza strategica della nostra Isola, quanto fatto (o non fatto) dall’attuale governo in questi mesi di mandato?

Sicuramente tutte le divisioni che ci sono in Italia, in Sardegna sono ancora maggiori. Non dimentichiamo che la Sardegna ha anticipato sempre i cambiamenti politici. Il futuro test delle elezioni regionali viene atteso dalle forze politiche con grande apprensione perché sarà un momento importante per poter valutare quella che è stata l’azione del governo. Al momento, al di là delle grandi dichiarazioni, dei grandi movimenti, bisogna vedere quelli che saranno davvero i ritorni dell’azione politica di questo governo soltanto nei prossimi mesi. Ovviamente il governo nazionale, proprio per l’autonomia che gode la regione, sposta risorse e da degli atti di indirizzo. Poi bisogna vedere come saranno applicati alla regione. Quindi i risultati noi li vedremo dal punto di vista economico soltanto nei prossimi mesi mentre dal punto di vista politica vedremo subito alla prova la nuova giunta.

 

3 – Esiste un’idea, radicata da tempo che pian piano sta prendendo sempre più concretezza sul futuro della Sardegna: la possibilità di un suo distacco dall’Italia. Fantasie per alcuni, possibilità reali per altri. Inoltre ora come ora ciò che un tempo era un gruppo indistinto di Berrittas, sta assumendo connotazioni più compatte e progressiste.
Qual è il suo rapporto con il concetto di indipendentismo della Sardegna?

Io credo in una forte autonomia, mentre purtroppo è evidente che l’indipendentismo sia una chimera per vari fattori. Il primo è che non si è superata la grande divisione interna, Pocos locos e malunidos, che ci attanaglia da sempre. Siamo ancora divisi e certi campanilismi, addirittura tra paesi limitrofi, frenano la necessità dei sardi di una collaborazione reciproca e volta a creare dei servizi comuni, ma proprio perché siamo pochi e distribuiti in un territorio immenso, tutto questo viene a mancare. Il secondo fattore è che l’indipendentismo è ancora fatto di grandi principi e annunciazioni ma senza un programma comune. La cronaca ci porta all’esistenza di una moltitudine di forze che si dichiarano indipendentiste ma con una grande difficoltà a trovare almeno un programma comune.

La classe politica che si è succeduta negli anni, in rappresentanza degli stessi sardi che l’hanno votata, ha dimostrato di non essere capace nel gestire un’autonomia. Nutro perplessità per l’incapacità di gestire un qualcosa di forte come l’indipendentismo. L’indipendentismo ha bisogno di un economia che si muova con le proprie gambe. Oggi tutto questo non c’è. “Chentu concas chentu berritas” (“Cento teste, cento cappelli”) è pienamente rappresentato nell’indipendentismo attuale. Non è un luogo comune ma una realtà.

 

4 – Tra tutte le problematiche regionali, alcune hanno avuto una risonanza maggiore rispetto alle altre, come la continuità territoriale “anomala”, il deficit turistico, l’emigrazione giovanile e lo status attuale delle imprese e dello scarso sviluppo economico, solo per citarne alcune. Quante di queste problematiche sono, per Lei, direttamente correlate ad un’amministrazione regionale deficitaria?

La Sardegna è l’unica vera grande isola, e come tale, a differenza della Sicilia, è concretamente isolata.
La Sicilia infatti, ad esempio, ha comunque un punto di trasferimento, quello dello stretto, che senza troppe difficoltà può essere superato con dei traghetti a facile percorrenza, capaci di trasportare anche il ferroviario. Ma noi, invece, siamo un isola vera. Il porto più importante della Sardegna non ha collegamenti ferroviari e ad oggi non è stato tentato nessun passaggio in tal senso. Io, nei due anni in cui sono stato presidente dell’autorità portuale, ho cercato per quanto più possibile di proporre delle soluzioni, ma mi è sembrato che le amministrazioni e le istituzioni ancora non si rendano conto dell’importanza delle infrastrutture.

La nuova emigrazione sta colpendo sempre di più la nostra Sardegna, ad emigrare sono i nostri giovani che rappresentano le forze più coraggiose, perché chi ha il coraggio di andare fuori per lavorare sono giovani di qualità, umana e professionale. Assistiamo in Sardegna ad uno spoglio delle nostre migliori energie. I nostri giovani, dopo essersi preparati partono e portano le conoscenze strategiche che gli abbiamo insegnato all’estero. Queste forze vengono quindi sempre più a mancare alla nostra Sardegna, depauperandola di tutte quelle potenzialità di crescita e di rinascita che il rinnovo generazionale può dare. Quindi sono fortemente preoccupato. La futura amministrazione della regione dovrà trovare un progetto serio, non si può vivere soltanto di turismo ma ci deve essere una programmazione. Abbiamo una marea di aree industriali estremamente attrezzate però non ce nessun vero incentivo che porti sull’isola risorse economiche straniere. In Sardegna ovviamente c’è ancora una burocrazia cosi’ pressante che disincentiva chiunque a venire e sfruttare situazioni favorevolissime.

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