Intervista ai Bad Blues Quartet

La blues band di Cagliari si racconta


I Bad Blues Quartet nasce dall’incontro di quattro musicisti che hanno fatto del Blues una ragione di vita. I Bad Blues Quartet sono: Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Frank Stara (batteria), Gabriele Loddo (basso). Il 27 luglio è uscito ufficialmente il secondo disco targato Bad Blues Quartet intitolato “Back On My Feet”, uscito sotto etichetta Talk About Records e col patrocinio di Blues Made In Italy. Il disco è stato registrato al Sonic Tower Records di Cagliari dal tecnico del suono Giampi Guttuso, comprende sei brani originali e due cover di Vera Hall e Nathaniel Rateliff, oltre alla partecipazione di diversi musicisti ospiti. Stanno girando moltissimo per l’Italia, partecipano ad eventi importanti fuori dalla Sardegna ed il loro nome comincia a girare nell’ambiente blues italiano.


Con quale spirito avete deciso di mettere su i Bad Blues Quartet? E come mai come stile musicale avete preso come riferimento proprio il Blues?

“I Bad Blues nascono come duo acustico formato da Federico ed Eleonora. L’idea iniziale era quella di riproporre e omaggiare i grandi classici dei bluesman e blueswoman del passato e del presente; da lì in poi è cresciuto il desiderio di aggiungere una d Bsezione ritmica che avrebbe consentito di suonare in elettrico e ampliare il repertorio, che inizialmente era costituito esclusivamente da cover. Dopo diverse esibizioni dal vivo, e dopo esserci confrontati con i padri del Blues, abbiamo sentito la necessità di produrre brani inediti. Il Blues è il nostro comune denominatore e nonostante le nostre formazioni musicali siano differenti tra loro, sono tutte figlie della musica del diavolo”.

Nei processi creativi delle vostre canzoni quanto influiscono i vostri gusti musicali, la  vostra preparazione tecnica, la vostra voglia di farvi rappresentare da un brano musicale?

“Il fatto di avere bagagli musicali differenti: funk, british-blues,blues tradizionale, rock, soul, ma che hanno come matrice comune il Blues, è determinante perché ci offre un ampio spettro di soluzioni ritmiche e armoniche differenti. La preparazione tecnica di ciascuno di noi sicuramente ci aiuta e facilita la fase compositiva, permettendo di fondere, all’interno di uno stesso brano, diversi stili musicali. Le nostre canzoni rappresentano storie di vita quotidiana e vissuta, perciò il Blues è perfetto per rappresentarle e raccontarle”.

Arrivate da esperienze musicali diverse, ma quando componete i vostri pezzi vi è mai capitato di scontrarvi? Su una parte di testo, su un accordo…

“No, non è mai capitato di scontrarci. Il nostro è un lavoro corale, sereno, frutto di un costante confronto in sala prove”.

Secondo te qual è il punto di forza dei Bad Blues Quartet?

“I punti di forza dei Bad Blues Quartet sono molteplici: l’affiatamento e la sintonia sul palco, la stima reciproca, l’amicizia profonda, la voglia di trasmettere la nostra musica a quante più persone possibile e l’amore sconfinato per il Blues”.

Avete fatto un’esperienza la scorsa estate all’Italian Blues Challenge. Com’è andata? Siete tornati che avete imparato cosa?

“La partecipazione all’Italian Blues Challenge è stata una bellissima esperienza grazie alla quale abbiamo avuto il piacere di confrontarci con le altre band del panorama Blues italiano. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere e farci conoscere da tanti esperti del settore, ma soprattutto, ciò che ci ha più entusiasmato e aiutato a crescere, è stato far ascoltare la nostra musica ad un pubblico “nuovo” nella splendida cornice dello Spirit de Milan. Purtroppo non è andata come speravamo, ma questo non ha scalfito minimamente il nostro entusiasmo e la voglia di suonare le nostre canzoni”.

Rifarete in un futuro prossimo l’esperienza? Oppure basta così, meglio concentrarsi su altre cose?

“Ad oggi non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro. Sicuramente avere avuto l’opportunità di esibirci ad un contest così importante a livello nazionale, e non solo, è stato un grande traguardo. Speriamo di riuscire a calcare il palco dei vari festival blues come è accaduto quest’anno. Ognuna di queste esperienze ci ha regalato emozioni forti, dandoci la carica per proseguire e arricchire il nostro progetto”.

I Bad Blues come vedono il loro futuro?

“Ci auguriamo che il nostro lavoro, per il quale abbiamo fatto tanti sacrifici, piaccia agli addetti ai lavori e raggiunga quante più persone possibile. Purtroppo fare previsioni ad oggi è impossibile, noi continueremo a comporre e suonare la nostra musica mantenendo ben salde le nostre radici nel Blues”.

Un vostro sogno nel cassetto?

“Il nostro più grande sogno nel cassetto è quello di poter suonare lì dove il Blues è nato e si è sviluppato, in America”.

E questi erano i Bad Blues Quartet. Ragazzi sinceri, appassionati della musica in generale ma soprattutto del blues, che quando salgono sul palco entrano in un mondo tutto loro ed elargiscono tutta una serie di emozioni che solo loro sanno darti. E tu sei li che percepisci tutta questa emozione ma soprattutto la loro gioia. Di suonare, di stare su un palco, di fare blues.