Eraserhead: la buona musica si fa anche a Thiesi

La band di Thiesi (Sassari) è arrivata seconda al Diapason Music Contest


Gli Eraserhead nascono alla fine del 2014 come trio composto da basso, batteria, tastiere e programmazione con l’intento di fondere diversi generi ed influenze musicali in un progetto personale con stile proprio e un sound nuovo originale e potente. Abbiamo parlato della band con Luigi Porceddu, il chitarrista…


 

Ciao Luigi, intanto benvenuto a Radio Sardegna Web. Ti chiedo subito…come nasce questa tua passione per la musica?

“Ciao! Intanto grazie per l’intervista. Ho sempre avuto la passione per la musica. I miei gusti musicali si sono comunque formati insieme a quelli dei miei amici più stretti a partire dagli anni delle scuole medie, quando abbiamo iniziato a “scegliere” la musica che più ci piaceva senza accontentarci delle schifezze omologate che arrivavano e arrivano ancora oggi dai canali mainstream. E’ in quegli anni che ho comprato il mio primo strumento. Un basso elettrico. Alla chitarra ci sono arrivato qualche anno dopo”.

Mi piacerebbe molto conoscere la storia della band. Come siete nati artisticamente?

“Gli Eraserhead nascono a cavallo tra il 2014 e il 2015. Inizialmente il gruppo era composto da basso, batteria e tastiera e programmazione elettronica. L’idea di base è stata da subito quella di creare un sound nuovo e particolare, ma soprattutto potente e capace di trasmettere tutto quello che ci frullava per la testa, sia dal punto di vista musicale che da quello delle tematiche trattate. Queste ultime sono centrali nella personalità della band. Dopo innumerevoli prove e i primi pezzi scritti dal trio iniziale, siamo entrati nella band io alla chitarra e Matteo Deriu alla voce per rendere il sound più corposo e per esprimere meglio con le parole i temi che vogliamo trattare. Il fatto che ci conoscessimo da molto prima di formare gli Eraserhead (alcuni di noi suonano assieme da ragazzini) ci ha dato modo di influenzarci a vicenda, musicalmente parlando, e l’approccio all’elettronica ha ampliato senza ombra di dubbio i nostri orizzonti e dato nuovi stimoli, tanto da essere la colonna portante del nostro sound”.

Avete partecipato al “Diapason Music Contest” nel 2018. Raccontaci di questa esperienza…

“E’ stata un’esperienza utilissima, certo un po’ faticosa perché viaggiare da Thiesi a Cagliari carichi di strumenti e organizzarsi col lavoro non è stato facile, ma ne è valsa la pena. La cosa che più c’è servita è stata il metterci alla prova in un ambiente lontano dal nostro quotidiano, davanti a persone che non ci conoscono e che quindi hanno avuto modo di giudicarci solo in base alla nostra esibizione. Insomma, abbiamo avuto modo di mettere alla prova la nostra musica e il nostro modo di suonare, abbiamo visto che funziona ed è stato tutto molto appagante e stimolante”.

Di solito da esperienze come il contest che cosa si impara?

“Si impara sicuramente a capire i propri limiti e i punti di forza, ma soprattutto a confrontarsi con un ambiente diverso ed eterogeneo composto da musicisti con un background molto variegato”.

Senti….mi dici anche i nomi degli altri componenti della band? Meritano di essere menzionati…

“Gli altri membri della band sono Pietro Santoru (tastiere e programmazione), Giuseppe Monte (batteria), Fabio Amitrano (basso) e Matteo Deriu (voce). Sebbene tutti e cinque abbiamo un background musicale principalmente metal, ognuno di noi ha le sue preferenze che spaziano dall’industrial al metal più estremo, dal punk-hardcore al funk, passando per tutte le varietà di generi musicali che ci hanno influenzato nel corso degli anni e contribuiscono ad arricchire la nostra creatività”.

Ma…come affronti l’ansia prima di un concerto?

“Personalmente non ho uno standard, dipende molto da come mi sento quel giorno e da quello che mi passa per la testa. La cosa più importante per me è comunque stare assieme al resto della band a chiacchierare e svuotare la testa dall’ansia”.

Cosa ne pensi dei talent? Una cosa buona o cattiva secondo te?

“Dipende. In linea di massima ti direi che sono una buona cosa perché danno la possibilità di mettersi in mostra e rendersi conto se si è validi o meno, a prescindere dal giudizio di una giuria. Ma questo, purtroppo, è aria fritta. Negli anni ho maturato un certo odio nei confronti di questo tipo di show. Considero i talent un prodotto televisivo come tanti altri, indirizzato a un pubblico che non necessariamente è competente in materia musicale, che più che avere dei gusti personali ricercati e ben definiti basa le sue preferenze sulla moda musicale del momento. E, dato che si tratta di un prodotto, deve vendere e fare audience, inevitabilmente la musica viene contaminata e oscurata da tutta una serie di aspetti come la storia personale dell’artista o i battibecchi tra i giudici e tutto quello che può attirare quanto più pubblico possibile. Se poi entrano in gioco i meccanismi dei social network è ancora peggio”.

Generalmente che cosa ti ispira musicalmente parlando? Hai delle band a cui ti sei ispirato o che ti ispirano costantemente?

“Le influenze sono tante. Nel corso degli anni ho ascoltato un po’ di tutto, sempre nell’ambito della musica rock e metal, dipendeva dal periodo, da dove mi trovavo in quel momento, dalle persone che frequentavo o magari da una band vista in un concerto per la prima volta. Tra le band che ho ascoltato di più, magari provando a suonare pessimamente i loro pezzi, ci sono senza ombra di dubbio i Pantera che sicuramente hanno influenzato il mio modo di suonare, anche perché lo stimolo a suonare la chitarra è arrivato ascoltandoli. Poi ripeto, dipende dal periodo. Ultimamente sto ascoltando molti gruppi underground black e death-metal, molti fanno parte della scena sarda che è molto più ricca di quanto si pensi. Può anche darsi che domani l’ispirazione per un riff o un pezzo mi arrivi da band che ho sempre ascoltato e che non hanno niente a che fare né l’una con l’altra né col genere che suono. Quindi, magari senza neanche accorgermene, posso prendere spunti dai Queen, dagli Angra, dai Cannibal Corpse, dall’hardcore italiano e via dicendo. In ogni caso, come band, capita spesso in sala prove di ascoltare dei gruppi da cui possiamo trarre ispirazione, come i Rammstein, i Prodigy, i Pendulum, ma anche molte band che fanno parte del panorama drum&bass e dell’elettronica in generale”.

Progetti futuri per gli Eraserhead?

“Abbiamo molte novità nel calderone. Abbiamo appena pubblicato su YouTube il nostro primo video dell’unico pezzo in inglese che abbiamo, Ghost Rapes, girato interamente da noi. Nel frattempo stiamo continuando a comporre nuovi pezzi e contiamo di registrare un full-lenght, magari entro il prossimo anno. Per il resto, a breve faremo uscire un EP con alcuni dei 9 pezzi registrati da noi l’anno scorso e, naturalmente, ci stiamo adoperando usufruire del premio del Diapason Music Contest, ovvero la registrazione professionale di tre brani”.

Il Video “Ghost rapes” degli Eraserhead su Youtube – click here