Intervista a Simone Cavagnino

Il professionista Sardo si racconta a Radio Sardegna Web


Giornalista, autore e conduttore. Dopo la maturità scientifica compie studi giuridici e si occupa di giornalismo musicale. Ha collaborato con l’emittente televisiva Infochannel Tv Sardinia, con i magazine JAZZIT e Lollove Mag. Nel 2013 ha curato il documentario “La memoria del suono” dedicato alla figura dell’artista sardo Pinuccio Sciola. Dal 2014 è direttore responsabile di Unica Radio e contestualmente svolge attività di ufficio stampa per artisti, festival, rassegne e singoli eventi. E’ del giugno 2018 il suo primo libro dal titolo “Sardegna, Jazz e dintorni” edito da Aipsa Edizioni, scritto in collaborazione con il giornalista Claudio Loi. 


 

Ciao Simone. Parliamo del tuo libro “Sardegna, Jazz e dintorni”. Da quale esigenza nasce la voglia di scrivere un libro come questo?

“Ho sempre reputato l’intervista un formidabile strumento per conoscere e approfondire meglio gli argomenti, attraverso la voce dei diretti interessati. E’ proprio attraverso questo dialogo paritario che sono potuto crescere e gli incontri con i tanti musicisti mi hanno permesso di scoprire le tante sfumature che caratterizzano il panorama musicale sardo e quello nazionale. Dopo anni di lavoro presso Unica Radio, della quale sono orgogliosamente il direttore responsabile, ho deciso grazie al sostegno di Claudio Loi, di trascrivere parte dei tanti materiali prodotti nel tempo. Il libro non ha potuto ospitare, purtroppo, tutti i musicisti che avremmo voluto, come per esempio Francesca Corrias, Salvatore Maltana, Salvatore Maiore, Marcello Peghin, Saffronkeira, Francesco Medda “Arrogalla”, Gianmarco Diana, Irma Toudjian, i fratelli Stefano e Nicola Vacca e Mumucs, tra gli altri, ma posso svelare che sono in corso i lavori per un secondo volume e tutti loro e tanti altri saranno senz’altro coinvolti e inclusi nella nostra prossima pubblicazione. Non nascondo che mi piacerebbe estendere l’indagine sul rapporto tra musica e insularità, abbracciando altri generi musicali e coinvolgendo, per esempio, Salmo e Moses Concas, solo per citarne qualcuno”.

Quale è stato il personaggio, fra quelli intervistati, che ti ha colpito maggiormente?

“Posso dire di essere legato un po’ a tutte le interviste del libro. Il volume indaga sul rapporto che intercorre tra musica e insularità. Ogni intervista è stata propedeutica alla realizzazione di questo lavoro e ognuna di loro ha alle sue spalle una interessante storia da scoprire. Quella con Pinuccio Sciola è stata fatta nel suo giardino, in un caldissimo pomeriggio di luglio. L’artista di San Sperate mi accolse a braccia aperte, offrendomi del melone fresco e mettendomi a mio agio in quel museo a cielo aperto, ma non dimentico l’intervista a Paolo Fresu in aperta campagna a Soleminis, o quella a Paolo Angeli, sotto il sole cocente di Berchidda, durante il Time in Jazz del 2012″.

Quanto questo lavoro ha incrementato la tua curiosità nella sua fase di scrittura ed organizzazione?

“Sardegna, Jazz e dintorni” è un libro che ho avuto il piacere e l’onore di condividere con il collega Claudio Loi, giornalista che mi ha affiancato e supportato nella scrittura e nell’organizzazione del lavoro. La gestazione del volume è durata quasi tre anni, periodo di tempo in cui, grazie ai tanti incontri e scambi, sono cresciuto e maturato umanamente e professionalmente. Prima di iniziare a lavorare sul libro, non sapevo minimamente come si facesse e ho scoperto in corsa le dure e ferree regole da rispettare. E’ stata dura, ma finalmente, qualche mese fa, siamo arrivati alla meta: la libreria”.

Al libro “Sardegna, Jazz e dintorni” hanno collaborato anche altre persone. Alcune le conosciamo benissimo (Giacomo Serreli…ad esempio). Puoi raccontarci in che modo hanno contributo al progetto?

“Tra tutte le persone che hanno contribuito alla riuscita del progetto, non posso dimenticare gli editori della Aipsa Edizioni, che ci hanno creduto dal primo momento e con i quali è stato affrontato e rifinito il lavoro (non è stato facile impaginare e correggere oltre seicento pagine!). Claudio Loi, che insieme a me firma il progetto, è stato fondamentale perché capissi come organizzare e rendere organico l’intero lavoro (continueremo a lavorare insieme, senz’altro). Giacomo Serreli ha offerto il suo prezioso contributo, mettendo a disposizione la sua enorme esperienza. Considero Giacomo un maestro, professionalmente e umanamente. E’ sempre stato disponibile nei miei confronti ogni volta che gli ho chiesto aiuto e sono felice di poter annoverare il suo nome tra gli ospiti del libro. Un altro grande nome che ha accolto il nostro invito a introdurre il volume è Enrico Merlin, musicologo di fama mondiale ed eccellente persona. Quando il lato umano e quello professionale si incontrano così bene, beh, il risultato non può che essere eccellente. Voglio ringraziare il giornalista Riccardo Sgualdini, amico e maestro che da sempre mi ha incoraggiato e mi è stato accanto aiutandomi e ricoprendomi di preziosissimi consigli”.

Questo tuo testo è frutto di tanti incontri avuti in giro per la Sardegna. Raccontaci qualche aneddoto simpatico legato a qualche artista.

“Come dicevo in precedenza, le storie che mi legano alle interviste presenti nel libro sono svariate e variegate. Mi viene in mente la divertentissima chiacchierata con Antonello Salis all’Hotel Limbara di Berchidda, alla quale partecipò anche il batterista statunitense Hamid Drake. Non posso dimenticare le interviste a Gavino Murgia e Mauro Ottolini, entrambe fatte sulla spiaggia di Cala Luna mentre passavamo insieme qualche giorno di vacanza. Avevo con me il registratore, e dopo un bagno rinfrescante, ci siamo distesi al sole registrando accompagnati dal rumore del mare. Un altro momento emozionante l’ho vissuto un pomeriggio a casa dell’ingegnere del suono Marti Jane Robertson, che si è raccontata al mio microfono senza risparmiarsi, condividendo aneddoti molto importanti del suo percorso artistico. E infine, ricordo con piacere l’intervista fatta a Rossella Faa, che mi ha spalancato le porte della sua abitazione nel quartiere di Villanova a Cagliari, in una sera d’inverno, facendomi accomodare di fronte alla sua stufa, con un bicchiere di tè caldo”.

Sardegna: isola al centro del Mediterraneo. Meno di un’ora d’aereo ci separa dalla penisola. Nonostante tutto il jazz vi ha trovato terreno fertile. E’ arrivato…ci è pure rimasto. Tu che ne pensi? Perché il Jazz ha attecchito così bene in Sardegna?

“Penso che la nostra isola sia, innanzi tutto, ricca di musicisti di grandissimo valore e talento. A questo contribuisce senza dubbio l’insularità e il diverso ritmo con cui scorre il tempo rispetto al resto d’Italia. In Sardegna sei costretto a fare i conti con te stesso, in primo luogo, e questo permette indubbiamente ad ognuno di forgiare il suo originale e personalissimo stile, la propria visione del mondo e della musica. E’ fisiologico che una musica spugnosa come il jazz abbia attecchito con successo nella nostra isola. Niente di nuovo, in realtà, perché nella nostra tradizione è già ben presente l’aspetto legato all’improvvisazione (per esempio nelle gare poetiche). Oggi, poi, è enormemente più semplice conoscere, condividere e confrontarsi, anche se il musicista fa sempre fatica a suonare oltre i nostri confini: i costi per gli spostamenti sono eccessivi e i cachet dei musicisti sono sempre più bassi, ahimè”.

 

Questa la prima parte dell’intervista a Simone Cavagnino. Un’intervista aperta e sincera, dove si è parlato non solo del suo prezioso libro, ma anche di molti altri argomenti: la professione del giornalista, la sua esperienza a Unica Radio e molto altro. Ma per leggere la seconda parte dovrete avere un poco di pazienza ed aspettare la settimana prossima…