Abbandono e randagismo. Vogliamo combatterli davvero?

In Sardegna ci sono 1.653.000 abitanti. Censiti nei rifugi e canili 8.267 su circa 140mila cani che vivono in famiglia.

Mi domando con tutti queste/i volontarie/i, che si occupano di far adottare cani, campagne di microchippature, sterilizzazioni,  progetti nelle scuole, tavolo regionale  ci spiegate perché (dati Ministero della Sanità per quanto riguarda i cani nei canili e rifugi):

Regione Lombardia abitanti 10 milioni 657mila – cani nei rifugi e nei canili censiti 3446; su circa 900mila cani che vivono in famiglia

Regione Veneto abitanti 4 milioni 908mila  –  cani censiti nei rifugi e canili 2241;   su circa 450mila che vivono in famiglia

Regione Sardegna abitanti 1 milione 653mila  – cani censiti nei rifugi e canili 8267 su circa 140mila cani che vivono in famiglia.

Quindi in queste regioni sono dei maghi o siamo noi in Sardegna a fare la moltiplicazione dei cani? Perché siamo in un’ Isola, quindi se si fa una seria campagna di microchippatura e di sterilizzazioni e un’attenta prevenzione coordinata dalla Regione e i Comuni cercando di far rispettare le regole senza questioni clientelari, magari qualcosa si risolve. È impossibile che le proporzioni numeriche siano queste ad oggi. Sempre volontari in emergenza e strutture multiservizi che sono sostenute dallo Stato, infatti certi canili fanno corsi di addestramento ed educazione cinofila privati, formazione per Enci ( Ente nato per tutelare i cani di razza), il tutto dentro le loro strutture di cui la maggioranza dei costi sono oggettivamente mantenuti dallo Stato e quindi dai cani ospitati. E le risorse umane per combattere il randagismo dove sono? Le guardie ecozoofile che dovrebbero essere d’ausilio per i controlli cosa possono fare? Diversi gruppi di queste guardie (basta verificare i loro iscritti) sono educatori cinofili o coniugi di tali che seguono un certo tipo di filosofia, oppure appartenenti ad associazioni animaliste che comunque gestiscono rifugi e canili. Quindi ognuno a modo suo culla e coccola i propri interessi. E il randagismo? Ad esempio nessuno ha pensato di fare pagare una quota giornaliera a box, invece che a cane? In questo modo le strutture avrebbero più interesse ad avere il canile vuoto e non pieno, e l’impegno potrebbe essere maggiore per lottare contro randagismo e abbandono, anche perché le stesse strutture sarebbero in seguito impiegate  per asilo e pensione ad un prezzo convenzionato, con chi ha adottato il cane da loro ed il tutto sarebbe attinente alla loro competenza.

Facciamo un esempio più di una struttura prende circa € 3,5 compreso Iva al giorno a cane, quindi se ha 300 cani sono circa € 1.095 al giorno, se per cibo ne occorrono circa € 375, ne restano € 720 al giorno, quindi al canile dopo aver sfamato i cani restano262.800 per pagare canone o mutuo struttura, luce, acqua, pulizia e dipendenti, non molto ma credo quasi sufficienti. Così gli utenti quando dicono che adottare il cane in canile è gratis si rendono conto che non è così, è pagato dai contribuenti. Certamente ci sono strutture che chiedono meno, ma hanno i volontari e non hanno i costi di gestione del personale che magari ha un’azienda. Poi ci sono i rifugi e canili di associazioni o privati che accudiscono i cani senza contributi statali, ma  grazie al contributo volontario delle persone e alle ore che dedicano i volontari, quindi anche loro sono a carico della comunità. Vogliamo diminuire drasticamente questo fenomeno o no? Si vuole intervenire? Si possono fare azioni concrete? Oppure continuiamo con i post di Facebook a cercare adozioni e contributi per tamponare continue emergenze? Altra domanda esiste una formazione standard per i volontari e operatori di canile per almeno capire a quale contesto familiare sia più adatto un cane? Per la gestione nel box? Chi la fa ad oggi?

Queste le prime riflessioni con grande rispetto per chi si dedica con amore e passione a risolvere questi problemi, però ci sono dati oggettivi su cui riflettere. Grazie a tutti i volontari che si dedicano con passione a contrastare e prevenire il fenomeno del randagismo. Continueremo in altri articoli a fare riflessioni con dati oggettivi su cui riflettere in modo che possano suscitare idee e soluzioni a questa problematica.