Sade: Queen of Cool

Una cantante bellissima (ex modella) che si è guadagnata per sempre, ed a suon di note, il titolo che le assegnò il Time negli anni Ottanta: Queen Of Cool.


Una raffinata mistura di rhythm’n’blues, jazz e pop. Una cantante bellissima (ex modella) che si è guadagnata per sempre, ed a suon di note, il titolo che le assegnò il Time negli anni Ottanta: Queen Of Cool. Una professionista che ha spesso rinunciato alla carriera per mettere su famiglia e dedicarsi ai figli ma che ogni tanto si riaffaccia nel mondo della musica e quando lo fa pubblica sempre album davvero molto belli ed eleganti. Questa è Helen Folasade Adu meglio conosciuta come Sade. Sarà la protagonista della puntata di domani del programma Heroes. Diciassette minuti di playlist tutta dedicata alla cantante di origini nigeriane. Questa mattina su Heroes alle 11:00 su www.radiosardegnaweb.com (Massimo Salvau)


L’artista africana più conosciuta al mondo in ambito pop è probabilmente Helen Folasade Adu, meglio conosciuta come Sade. Nata a Ibadan, Nigeria, da madre inglese a padre nigeriano, dopo la loro separazione si spostò con la madre in Gran Bretagna, Essex, a quattro anni. Nonostante l’educazione formale prettamente inglese, le sue origini africane non vennero annullate completamente. Per questo motivo, crebbe ascoltando esclusivamente la musica black-soul e soprattutto quegli artisti in cui la fede religiosa e una dimensione tragica erano fondamentali. E da questo si capisce l’attaccamento all’ascolto di artisti come Curtis Mayfield, Marvin Gay e soprattutto Nina Simone. Nonostante la grande passione per il soul, il diventare una cantante non rientrava però nei progetti di Sade che infatti non prese mai lezioni di canto o di musica durante la sua adolescenza. Fu durante gli anni del college, quando studiò come stilista alla St. Martin’s School of Art di Londra (alternando anche un breve carriera da modella), che iniziò a prendere in considerazione una probabile carriera da musicista o cantante dopo aver rotto il ghiaccio esibendosi per il solito gruppo di amici. Sembra un dato irrilevante ma la moda, le origini africane e l’interesse per la black soul music costituiranno poi gli ingredienti-base del suo stile e dell’immaginario evocato dalla sua musica. Agli inizi degli Ottanta Sade inizia la sua carriera formando un gruppo di latin-funk, gli Ariva, poi diventati Pride, dimostrandosi raffinata interprete e autrice di r’n’b. A questo periodo infatti risale la prima incisione di “Smooth Operator“, che in un paio di anni si trasformerà in uno dei suoi singoli più famosi. I Pride sono però un gruppo ancora distante dal tipo di sound che la cantante vorrebbe e quindi fa una bastardata: li abbandona portandosi dietro, però, i musicisti migliori e più indirizzati verso il r’n’b: il bassista Paul S. Denman, il chitarrista e sassofonista Stuart Matthewman e il tastierista Andrew Hale. Forma così il progetto Sade e nel 1984 pubblica l’album di debutto “Diamond Life”. Il suo r’n’b si differenzia nettamente da quello di tutti gli altri artisti del periodo, in cui le ritmiche erano più plastiche, prevalentemente frutto di campionamenti e la componente sensuale ed erotica fortissima. Sade, invece, incanta con melodie più sofisticate, con brani dove si respira sì il soul della Motown ma anche il pop più tradizionale e bianco, in cui jazz e un ritmo più pacato e suadente che diventa la base su cui adagiare accattivanti ritmi di samba, come in “Smooth Operator” e “When Am I Going To Make A Living“, o delicate canzoni d’amore quali “Your Love Is King“, scelta come singolo di punta e destinato a diventare uno tra i maggiori successi pop degli anni 80. Su tutto domina la voce profonda e ammaliante di Sade Adu che, forte di altri brani di successo come la più ballabile “Hang On To Your Love” e la cover di “Why Can’t We Live Together” di Timmy Thomas, vedrà fruttare al suo debutto ottimi risultati di vendite e critiche più che positive.

Dopo la vittoria del Grammy nel 1985 come “Best new artist” il Time la porterà in copertina con il titolo di “Queen of Cool”, termine anche musicale per indicare tutto ciò che è “calmo” e “rilassante” e la sua fama diventerà così grande che il pubblico finirà per percepire i Sade non più come gruppo (che pure rimarrà negli anni immutato e fedelissimo) ma come un progetto solista. Nonostante non fosse un’artista pop in senso stretto, genere in cui l’iconografia è fondamentale, Sade diventerà comunque l’artista di punta di quel movimento soul tutto inglese che sfocerà nell’acid jazz all’alba del decennio successivo. Alla fine del 1985 esce il secondo lavoro “Promise”: l’atmosfera si fa ancora più elegante e raffinata ed il tasso di musica jazzy più elevato, ma se da un lato la morbidezza dei nuovi brani esalta come non mai le capacità interpretative di Sade dall’altro copre gran parte dell’album con una lieve patina soporifera che renderà l’ascolto meno leggero rispetto al debutto. Nonostante questo, il pubblico continuerà a tributare alla band un successo mondiale e pezzi come “Never As Good As The First Time” (quasi un duetto con Leroy Osbourne, da lì in poi corista ufficiale della band) e “The Sweetest Taboo“, entrambi tra gli episodi più ritmati del disco, faranno lievitare le vendite dell’intero Lp che, pur non raggiungendo in totale quelle del disco precedente, cementeranno la fama di Sade e la porteranno al primo posto nella top ten americana degli album. E proprio il primo estratto dall’album, quella “The Sweetest Taboo” dalle atmosfere caraibiche, contenderà a “Smooth Operator” il titolo di suo maggior successo su suolo statunitense, detenendo per anni il record di passaggi radiofonici. Anche dal vivo la band di Sade miete un successo dietro l’altro. La loro proposta di sound in live si conferma suggestiva e curatissima ed in grado di entusiasmare il pubblico. Arriveranno però anche le prime critiche, non saranno in pochi infatti a sostenere che dal vivo l’anello debole della catena sia proprio lei, la cantante, troppo fredda e poco padrona del palco, non altrettanto coinvolgente quanto la musica suonata dai tre colleghi e su disco. Ma la critica musicale americana, si sa, non è mai particolarmente buona anzi…è leggermente stronza. Ed infatti alcuni critici cominceranno a mostrare segni di insofferenza per una formula musicale che spesso verrà descritta come manieristica e ormai prevedibile (spesso Sade e la band sperimentano nuove soluzioni sonore). Nella band appariranno nuovi elementi e un’attitudine diversa rispetto al lavoro precedente: viene infatti quasi a mancare la componente jazz presente sin dal debutto, il tutto suona più snello e accattivante, meno pretenzioso. Le ritmiche si fanno di tanto in tanto più moderne e aggressive, decisamente in linea con la contemporanea proposta r’n’b e soprattutto per la prima volta l’atmosfera generale diventa più calda e sensuale come ben dimostrano i singoli “Nothing Can Come Between Us“, l’avvolgente ed esotica “Love Is Stronger Than Pride” o “Paradise“.

Passeranno quattro anni prima che la formazione di Sade si ripresenti sul mercato discografico e quando a fine ’92 verrà pubblicato “Love Deluxe” in molti resteranno sorpresi dalla loro evoluzione. Anziché cavalcare, com’era forse prevedibile, l’onda dell’acid jazz o riproporre la solita formula, Sade ritorna con un album che non rinnega la pacatezza dei suoi anni Ottanta, ma ne accentua i toni drammatici, riducendo gli arrangiamenti all’osso, puntando tutto su atmosfere particolarissime come nella strumentale “Mermaid” e sottolineando i brani con sinuosi e più ritmici intarsi elettronici che anziché contrastare con la delicatezza del suo canto lo rendono ipnotico e suggestivo come non mai. Dopo questo trionfale disco Sade si prende una delle più lunghe pause nella storia del pop multi-milionario, seconda in lunghezza solo a quelle di Peter Gabriel. Passeranno infatti ben otto anni prima che un loro nuovo album venga pubblicato, anni in cui Sade si ritirerà completamente dalle scene per metter su famiglia mentre Matthewman, Denman e Hale continueranno a fare musica col nome di Sweetbox, portando all’estremo la loro miscela funk fino a fonderla col dub. Tornerà su la scena musicale nel novembre del 2000 con l’album “Lovers Rock”.  Naturalmente la critica musicale deve fare la sua parte e prima ancora di ascoltare il disco dirà….”pochi scommetterebbero sulla capacità di Sade di rinverdire i fasti del passato. Nel mondo del pop otto anni sono abbastanza per farsi dimenticare dal grande pubblico”. E invece….scusate il francesismo….altra figura di merda della critica! I singoli come la cullante “By Your Side” e l’agrodolce “King Of Sorrow” incantano fin da subito e conquistano il pubblico che (soprattutto negli Stati Uniti) accoglierà calorosamente l’album al punto che le vendite risulteranno anche maggiori di quelle di “Love Deluxe”. I risultati di vendita e di gradimento del pubblico sono molto interessanti però Sade è ormai una popstar sempre più anomala, devota più alla sua famiglia che al culto della fama, così, nonostante il successo non accenni a diminuire, si ritira nuovamente a vita privata e per altri otto anni non si avranno praticamente più notizie su di lei. La ritroveremo dieci anni dopo (siamo nel 2010) con il nuovo disco “Soldier of love”. L’album si rivela l’ennesimo successo commerciale per la band e la sua leader che decidono quindi di imbarcarsi in un nuovo tour mondiale, a poco più di un anno dalla sua pubblicazione. Poi di nuovo il silenzio. E adesso Sade che sta facendo? Ci sono stati segni di vita nel 2018. Due anni fa Stuart Matthewman, autore, produttore e chitarrista del gruppo, aveva fatto sapere in un’intervista che Sade e soci non avevano certo smesso di fare musica: “A lei non interessano la celebrità e i soldi, vuole fare solo bella musica. Quando il disco sarà pronto, uscirà”. E dunque non ci rimane altro che aspettare.