– a cura di Pietro Casula


 

Il medio-lungo periodo è la fascia di tempo che interessa storici, osservatori di vicende pubbliche.

Ai politici, nostrani in particolare, il tempo che interessa è il breve periodo, meglio ancora brevissimo, immediato. Gli storici, gli osservatori possono chiedersi, per esempio, se in Sardegna si interromperà o meno la storica alternanza che ha visto susseguirsi giunta di destra e di sinistra o se, come è probabile, la Regione sarà governata dal M5S o similis.

I nostri politici hanno tutt’altra preoccupazione: il loro unico – e legittimo – desiderio è superare le difficoltà del momento, qui e subito. Il loro orizzonte temporale si estende al massimo fino alle prossime elezioni del prossimo Febbraio.

Dal loro punto di vista si tratta di arrivare preparati al meglio a quell’appuntamento. E allora dai con le convergenze, dai a far cartello insieme. Naturalmente per senso di responsabilità, per rispetto e in nome del popolo sardo e in rispetto della Autonomia Speciale…Bla, bla, bla…

La Sardegna è oggi un’isola con il tasso più alto di invecchiamento tra le regioni italiane e tra i più lti d’Europa, ed un basso indice di natalità, una disoccupazione dilagante – un giovane su due è senza lavoro! – un basso numero di laureati ed un indice alto di abbandono scolastico. Un territorio soggetto ad un processo di spopolamento preoccupante che sta trasformano la Sardegna i terra desolata al centro, come una ciambella.

Un’isola con un modello di „rinascita“ di sviluppo che , sostanzialmente, si trascina, che ripristina da settant’anni: una industrializzazione basata sull’utilizzo di combustibili fossili, licenza di inquinare; un modello basato su un odioso ricatto che ha contrapposto il diritto al lavoro al diritto alla salute. Anche l’attuale giunta regionale in questi anni, ha evidenziato una sostanziale continuità con suddetto progetto di sviluppo.

  • Si parla, nella sua narrazione, di nuove centrali a carbone , si insiste con la produzione di alluminio a Portovesme nonostante l’intero basso Sulcis – zona tra le più depresse d’Italia sotto il profilo economico-sociale ed ambientale – sia ben conosciuta la gravissima situazione di crisi ambientale e sanitaria che affligge il territorio.
  • Si insiste con gli inceneritori , nonostante offerte/proposte di smaltimento rifiuti con tecnologia brevettata a emissioni di CO2 0 (zero!) , si insiste sul petrolio e adesso anche sul metano.
  • Si continua con ostinata volontà alla cementificazione del suolo, in particolare delle coste e nonostante il Piano Paesaggistico Regionale non lo consenta, si offre la possibilità di incrementare volumetrie alberghiere nella fascia dei trecento metri e si consente a grandi gruppi imprenditoriali (Qatar per es.) di costruirvi nuove strutture.
  • Estese porzioni territoriali sono interessate da inquinamento cbe ha avvelenato l’aria, l’acqua ed il suolo con conseguente gravissima situazione di crisi sanitaria dove i decessi di uomini e donne sono più alti a causa di un’alta incidenza di patologia tumorale, dove bambini presentano gravi modificazioni del DNA.
  • E tutto questo a fronte di una organizzazione sanitaria costosa ed inefficiente, aggravata da una riforma ad essere generosi bizzarra , sicuramente irrazionale, unicamente finalizzata a tagliare la spesa e con essa ,logica conseguenza , la qualità e l’esistenza stessa dei servizi sanitari cittadini.

Questi sono alcuni punti a cui il prossimo governo sardo deve saper dare una risposta. Nella consapevolezza che solo un progetto politico serio, capace di rispondere ai bisogni primari dei cittadini- in particolare ai più deboli, agli ultimi, agli emarginati – i nostri politici/politicanti si preparano al voto del prossimo Febbraio 2019.

Con rimpasti e convergenze teoricamente anomale, impossibilita si, cosa non si fa per vincere!

E cosi undici sigle da un lato, otto dall’altro che si scornavano e infangavano sino all’altro ieri eppure…se il popolo lo chiede, l’unione o accordo che sia si fa, un’altro gruppetto di qua e una decina di la e poi ancora i pentastellati ed i progressisti sardi.

Naturalmente questo „raptus coalizionitis“ , lasciate che lo chiami cosi, che porta a presentare nuove formazioni politiche ( nuove si fa per dire) è un atto richiesto in nome del popolo sardo, chiaramente nell’interesse del popolo sardo che chiede alla nuova formazione politica di vincere per risolvere poi
tutti i mali e le schifezze che il governo precedente ( loro stessi) ha creato.

È chiaro che qualunque azione/coalizione nasca oggi genera effetti che, nel tempo, si vanno a sommare agli effetti di quanto si farà domani e poi domani ancora. L’esito nel medio-lungo periodo sarà l’affermazione di una egemonia di una politica clientelare, del „su conottu“( si cambia tutto per non cambiare niente!) oppure la rovina, l’estinzione (augurabile) di chi vi ha aspirato.

E più dedico tempo a leggere e rileggere le ideologie e tattiche, le dichiarazioni, insensatezze ed eccessi propagandistici di comprimari e comparse del panorama politico sardo e più si rafforza la mia impressione che questi politicanti ci stanno prendendo per i fondelli.

Voi che ne pensate?

Neuss, Novembre 2018