Bruno Olivieri: disegnavo dappertutto, perfino sopra i rotocalchi di mia madre!

Disegnare ed esercitarsi dentro le quattro mura di casa potrebbe portare a scarsi risultati


Bruno Olivieri disegna fumetti. Ha collaborato con editori e testate nazionali ed internazionali tra le quali “Monster Allergy” (Disney), “Rat-Man Color Special” (Panini), “Linus” (Ed. Baldini e Castoldi), “Il Giornalino” e “Super G” (Ed. San Paolo) e “Les Humanoïdes Associés” e “Dupuis” per la Francia. Con Fabrizio Lo Bianco è autore di “Paky”, il piccolo elefante e su testi di Beppe Ramello crea graficamente il piccolo investigatore “John Watson”, entrambi per le “Edizioni S.Paolo”. È autore delle strips del piccione “Julius”. Ha collaborato alla realizzazioni di alcuni corti animati tra i quali “Dopo trent’anni prima”, prodotto dalla I.S.R.E. di Nuoro e “I Cartoni dello Zecchino d’Oro” per i canali “RAI”. Siamo riusciti ad intervistarlo….

www.brunoolivieri.com


Bruno….com’è nata questa tua passione per il fumetto?

“Prima è nata in me la passione per il disegno e questo è avvenuto già in tenera età. Poi, nei primi anni di scuola, man mano che imparavo a leggere scoprivo che tramite il disegno si potevano raccontare storie e questa scoperta mi apriva un mondo straordinario, fatto di avventure bellissime, scritte e disegnate dai maestri dell’epoca che avevo il piacere di leggere nei primi fumetti che i miei genitori mi compravano. Da quel momento, non ho più smesso e, non limitandomi a leggerli soltanto, ho cominciato a riempire quaderni interi con fumetti che creavo io stesso, cercando di emulare gli autori che mi piacevano di più. Disegnavo sempre e ovunque, perfino sopra i rotocalchi di mia madre che trovavo in casa e, non preoccupandomi del fatto che le pagine non fossero bianche, disegnavo perfino sopra il testo o le fotografie stampate!”

Occorre sempre aggiornarsi con dei corsi, per essere sempre al passo, oppure basta continuare a disegnare e perfezionarsi disegnando?

“Diciamo un po’ entrambe le cose, nel senso che il solo disegnare e esercitarsi dentro le quattro mura di casa propria, senza confrontarsi con nessuno o mettersi in gioco, nonostante l’impegno potrebbe portare ad avere scarsi risultati in termini pratici, mentre invece, oltre all’esercizio, frequentare un corso, un’associazione o un centro di aggregazione composto da appassionati nel settore o persone con esperienze superiori alle proprie con le quali avere un costruttivo scambio di opinioni, può senz’altro giovare a migliorarsi sia tecnicamente che culturalmente. Anche io personalmente traggo beneficio da tutto ciò e continuo a confrontarmi con piacere anche con giovani aspiranti fumettisti, anche alle prime armi, ai quali do consigli, esprimo pareri sui loro lavori ma, nel contempo ascolto le loro opinioni e cerco di capire i loro gusti che mi aiutano a comprendere le nuove tendenze e mi consentono di stare, per quanto mi sia possibile, al passo con i tempi. Insomma, non si finisce mai di imparare con la giusta dose di umiltà e la corretta percezione dei propri mezzi”.

In genere, quando tu disegni, qual è il tuo ambiente di lavoro ideale? Tranquillità e silenzio oppure Iron Maiden in sottofondo e casino tipico da città che proviene da una finestra lasciata aperta?

“Lo studiolo nel quale lavoro, ha una finestra stretta che dà a una balcone chiuso da una vetrata, la quale affaccia su un cortile ben lontano dalla strada. Diciamo che somiglia più a un luogo di clausura e spesso, mentre sono assorto nel lavoro, non mi rendo nemmeno conto se piova o se ci sia il sole. Nel mio caso è stata una scelta un po’ obbligata, ma diciamo che in fin dei conti non mi lamento più di tanto. Spesso mi piace rompere quella monotonia mettendo su un po’ di musica e dato che, da appassionato di musica, mi faccio coinvolgere, allora scelgo il genere in base al tipo di lavoro del momento, ovvero: se ci devo dar dentro con determinazione, allora vado di Iron Maiden, altrimenti non disdegno il genere rock anni ’70/’80 (genere che peraltro, suono con la mia band “RBM Project Band”), passando per il jazz per poi finire a quello che forse è il mio preferito: il blues“.

Fumetto e Sardegna. Secondo te che rapporto c’è? Ci sono fumettisti da valorizzare? Ci sono scuole che ti permettono di avere una buona formazione?

“La Sardegna vanta molti autori di fumetti che lavorano a livello professionale. Rispetto al passato – abbastanza remoto – nel quale per cercare un certo tipo di affermazione era necessario varcare il Tirreno, oggi molti di questi possono svolgere la loro professione restando in loco, avvalendosi della moderna tecnologia informatica, restando in contatto con il committente e riuscendo perfino a lavorare praticamente “gomito a gomito” con gli altri collaboratori di un progetto, sebbene essi vivano e lavorino in altre città sparse nella  Penisola. Molto più che in passato quindi, tutto ciò è andato a vantaggio di coloro i quali vivendo i Sardegna e aspirando a diventare fumettisti (non sono pochi e molti hanno certamente le qualità necessarie per riuscirci), hanno la possibilità di poter incontrare questi professionisti in varie occasioni (corsi, workshop, circoli, presentazioni e reading di nuove uscite, ecc…) che certamente non mancano, per quel sano confronto del quale parlavo prima”.

Lucca Comics a Lucca e Giocomix a Cagliari. Proviamo a fare un confronto azzardato. A livello di manifestazioni fumettistiche stiamo migliorando o abbiamo ancora molto da imparare?

“Beh, il confronto appare quantomeno ingeneroso; Lucca Comics ha una tradizione pluriennale nel panorama del fumetto in Italia che il nostrano Giocomix è ben lungi dal poter vantare. Però, nel suo piccolo e con risorse enormemente inferiori rispetto a quelle del Lucca Comics, nel corso delle 12 edizioni fin qui realizzate gli organizzatori hanno sempre più innalzato l’asticella della qualità riuscendo ritagliarsi una consistente fetta di importanza nell’ambito delle manifestazioni del genere in Sardegna. Certo, qualcosa da migliorare c’è sempre, ma l’importante è esserne ben consci e avere l’entusiasmo e la volontà necessaria per intervenire affinché si possa fare sempre meglio e, a pare mio, gli organizzatori del Giocomix hanno tutte le carte in regola per riuscirci e meritano perciò l’incoraggiamento e il rispetto di tutto l’ambiente”.

Ad un ragazzo, che ha su le spalle cinque anni di fumetti disegnati, e che vuole far diventare questa sua passione un lavoro, che cosa gli si può consigliare?

“Purtroppo viviamo in tempi nei quali fare questo mestiere è sempre più difficile: il mercato è cambiato, la disciplina che regola i rapporti tra le controparti è molto diversa rispetto al passato. Perfino i gusti del pubblico nei confronti della qualità e in termini di affezione  mutano molto più di frequente e spesso si fa fatica a stargli appresso. In genere non mi sento di scoraggiare nessuno, ognuno ha il diritto di tentare, ma si deve tenere ben presente che se è sempre stato un mestiere difficile, oggi lo è ancora di più. Però in fondo, il fatto stesso che ci siano ancora giovani determinati a riuscirci, fa ben sperare per il futuro”.

Come sarà Bruno Olivieri come fumettista fra 10 anni? Ci hai mai pensato?

“Famosissimo e ricchissimo. Poi, mi sveglio ed è di nuovo lunedì. Povero me!”

Progetti futuri per Bruno Olivieri?

“Quelli, per fortuna, non mancano mai. Qualcuno ha già visto la luce, altri sono in corso… altri ancora, in divenire. Mi piacerebbe riuscire a portare a termine il secondo albo del Kavaliere Oskuro (con la “K”), però gli impegni attuali hanno un po’ frenato la lavorazione. Ma verrà anche il suo momento!”