Beach Boys: gli inventori del surf-pop

Stile musicale spiccatamente vocale, caratterizzato da profonde radici rock’n’roll e da una trascinante vitalità. Ma probabilmente hanno fatto successo grazie a quel misto di ingenuità e voglia di sognare tipicamente giovanile. 


La storia di questa band è bella e curiosa. Diventati inventori ed eroi di uno stile musicale tutto nuovo (surf-pop) che hanno fatto successo con quella ingenuità e voglia di sognare tipica dei giovani californiani. Ed hanno pure venduto milioni di dischi. Ma non ci sono state tutte rose e fiori nella loro storia, anche fiumi di droga e tragedie. Nella puntata di questa mattina del programma Heroes i protagonisti saranno i Beach Boys. A loro è dedicata la playlist di 17 minuti che potrete ascoltare stamattina alle 11:00 su www.radiosardegnaweb.com (Massimo Salvau)


Nei primi anni Sessanta, in America, ed in particolare in California, ci sono stati importanti trasformazioni sociali e culturali. È nelle assolate spiagge californiane che si definisce un nuovo lifestyle dei giovani americani, associato alla tavola da surf. Prima che dal cinema, l’onda del surf viene cavalcata dalla musica, tant’è che prende forma un vero e proprio genere di musica giovanile, la surf music. Dopo i pionieri del surf-rock strumentale (Link Wray, Dick Dale, The Ventures), i Beach Boys diventano i pionieri ed eroi indiscussi del surf pop. Il loro è uno stile spiccatamente vocale, caratterizzato da armonie derivate dal doo-wop, da profonde radici rock’n’roll e da una trascinante vitalità, che si tradurrà presto in un enorme successo. Ma il segreto della loro gloria sta anche in quel misto di disarmante ingenuità e malinconia, di ansia e di sogni. Le origini storiche dei Beach Boys sono situate nel 1961 a Hawthorne, in California, nel nucleo allargato nella famiglia Wilson: i componenti del gruppo sono i tre fratelli Brian, Carl e Dennis, il cugino Mike Love e l’amico Al Jardine. In linea di massima tutti bravi ragazzi tranneche per qualche bravata. Si tratta di una band a orientamento familiare, che inizia a provare sotto il nome di The Pendletones, in onore della marca di t-shirt più amata dai surfisti. Paradossalmente, però, nessuno di loro pratica il surf tranne Dennis, che assume il ruolo di batterista. Sarà proprio Dennis a suggerire di adottare questo sport mitico, sinonimo di sfida, libertà e spensieratezza, come trademark delle canzoni. Poche band, se non nessuna, si possono paragonare ai Beach Boys per presenza, spirito e performance. È possibile incapsulare la maggior parte dei grandi della musica pop facendo un conteggio delle hit che hanno tirato fuori o in base ai milioni di copie vendute ma questi conti non sono abbastanza quando si valuta l’influenza che hanno avuto i Beach Boys su tutta la scena pop e non solo degli ultimi 50 anni. La sua maggiore importanza risiede nel fatto che ha cambiato il panorama musicale così profondamente che ogni esponente del pop dalla loro nascita in poi ne è rimasto in debito.

Il ruolo di Mike Love come front man della band a volte mette nell’ombra la sua statura come uno dei più importanti cantautori del rock. Il primo successo dei Beach Boys, “Surfin” (1962) viene fuori proprio dalla sua penna. Con suo cugino, Brian Wilson scrive classici come “Fun, Fun, Fun”, “I Get Around”, “Help Me Rhonda”, “California Girls” e la nomination ai Grammy Awards “Good Vibrations“. Ma la storia dei Beach Boys non è stata tutte rose e fiori. Diversi tragici eventi portarono il gruppo alla deriva. A parte la droga, in particolare, dopo la morte di Dennis Wilson avvenuta nel 1983, la produzione discografica subì un brusco rallentamento e la scomparsa di Carl Wilson nel 1998 portò alla fine del gruppo. Gli ex-componenti superstiti per anni ingaggiarono fra loro molte antipatiche battaglie legali sui diritti d’autore e la proprietà del nome collettivo rendendo le cose davvero difficili e con l’esito finale dello scioglimento. Come molte altre band dell’epoca, i Beach Boys, se non per la loro devozione alla musica e ai loro fan, avrebbero potuto ritirarsi dalle scene già al tempo della pubblicazione del capolavoro Pet Sounds (1966) e vivere di rendita per il resto della vita. L’avrebbero anche potuto fare dopo la registrazione di “Kokomo” nel 1988, vedendolo diventare il loro singolo più venduto di sempre o dopo aver avuto l’onore di essere inseriti nello stesso anno nella Rock & Roll Hall of Fame o ancora dopo aver visto le vendite dei loro album crescere in tutto il mondo al punto da raggiungere le oltre cento milioni di copie. Invece nel 2003, “Sounds of Summer”, triplo disco di platino con oltre tre milioni di vendite, viene pubblicato dalla Capitol Records, insieme al successivo “The Warmth Of The Sun”. Nel 2012 partono per un tour celebrativo dei loro cinquant’anni di carriera, durante il quale i membri originali, riuniti per l’occasione, pubblicano “That’s Why God Made the Radio”. I Beach Boys si occupano anche di attività benefiche attraverso la Love Foundation di Mike Love, che supporta iniziative ambientali ed educative e che ha donato più di un quarto di milione di dollari alla Croce Rossa per le vittime dell’uragano Katrina. I Beach Boys hanno trovato nella loro musica la chiave per l’eterna giovinezza, facendone delle copie per tutti. Per questi ragazzi, la spiaggia non è solo un luogo dove si va a fare surf ma soprattutto dove la vita si rinnova tutta, sempre.