Traballu: ita fatzu? Costruire una rete sinergica tra le maestranze sindacali, le istituzioni e le imprese per affrontare le problematiche del mondo del lavoro.

 

Il lavoro è dignità, libertà ed espressione di se stessi. Stiamo vivendo tutti un momento difficile, dove sta cominciando a mancare il confronto per affrontare insieme la crisi del lavoro e intervenire su gli squilibri che producono emarginazione e povertà. C’è la necessità di una forte collaborazione fra chi può creare posti di lavoro e le istituzioni, per ricostruire un clima di fiducia e speranza nel futuro. Occorre creare alleanze e sinergie tra le istituzioni per rilanciare l’economia e ridurre la povertà. Di lavoro si è parlato Venerdì scorso, presso la Biblioteca Comunale di Monserrato, in un convegno organizzato da gruppo consiliare Pauli Monserrato – La Svolta, rappresentato dalla capogruppo Valentina Picciau, che ha introdotto al dibattito, moderato per tutta la sua durata da Andrea Zucca (consigliere comunale di Monserrato). Durante il convegno ci si è chiesto spesso da cosa sia determinata la crisi occupazionale. Sicuramente la pandemia la ha acuita ma la causa maggiore è il diffuso senso di sfiducia e di frustrazione che accompagna la cittadinanza, ormai sistemico e consolidato negli anni. Al convegno sono hanno partecipato e sono intervenuti Francesca Ghirra (Deputata Partito Progressista- Gruppo Alleanza Verdi sinistra), Giacomo Meloni (Segretario Nazionale CSS), Roberto Camarra (CGIL Sarda), Mimmo Contu (Segretario Generale UTS CISL Cagliari), Pierpaolo Secchi (Coordinatore Regionale Telecomunicazioni UILCOM), Francesco Agus (Presidente Gruppo Progressisti in Consiglio Regionale), Massimo Zedda (Presidente Partito Progressista) e IvanoArgiolas (Consigliere Comunale di Monserrato).

Tutti hanno confermato quanto oggi più che mai serve il contributo e le proposte del sindacato, delle organizzazioni datoriali e cooperativistiche, del terzo settore, dell’associazionismo e della politica per creare nuove opportunità di lavoro e cooperazione. Francesco Agus e le parti sindacali hanno affermato in maniera concorde che il mercato del lavoro sta cercando un suo equilibrio, perchè “il lavoro c’è secondo le statistiche”, statistiche di cui però non possiamo fidarci: l’ultimo rapporto Istat lo dimostra e ci dice che in Sardegna l’occupazione è in ripresa ed è in diminuzione la disoccupazione. Attenzione, però. Certi dati sono ingannevoli Vengono conteggiati, per esempio, come lavoro stabile, anche quelli della durata di un mese. Basta che ci sia un contratto, dei contributi ed ecco il rapporto di lavoro. Si tratta quindi in realtà di un precariato incredibilmente sommerso e di cui si parla poco, tranne che nei sondaggi dove questi rapporti di lavoro fanno “dato” a favore di una tesi che mette in secondo piano la qualità del lavoro, coprendo con numeri positivi la realtà percepita e veritiera.

Ed ecco che l’accumulo di tanti contratti di lavoro così precarizzanti, fanno un dato positivo dando l’illusione di essere una regione in crescita, lavorativamente parlando, ed invece c’è un mondo di precariato e di povertà da non credere, perchè si è poveri pur lavorando. Massimo Zedda, nel suo intervento ha fatto notare come la povertà non si combatte solo con l’assistenzialismo ma occorrono soluzioni che ovviamente non escludono l’assistenza a chi ne ha veramente bisogno ma occorrono soluzioni idonee affiancate a politiche del lavoro e di formazione professionale mirata. La vera sfida di oggi è quella di favorire sempre di più l’incontro tra domanda e offerta, come è stato fatto, ad esempio, con il Job Day Sardegna, l’evento itinerante nei territori che ha messo insieme imprese, giovani e disoccupati. Il convegno dal nome esplicito “Traballu: ita fatzu?” ha avuto un ottimo riscontro di pubblico, si sono espressi non solo dei pareri autorevoli, ma si sono esposte probabili soluzioni. Resta di fondamentale importanza potenziare i servizi per il cittadino e agevolare le imprese con l’adeguamento dei centri per l’impiego, che dovranno essere sempre più digitali e sempre più focalizzati al raggiungimento dell’obiettivo, che è quello di trovare posti di lavoro con retribuzioni adeguate ai titoli, alle qualifiche e alle competenze dei lavoratori. Perché i cosiddetti lavoretti non possono essere considerati dignitosi.