Rory Gallagher: dimenticata leggenda del rock-blues.

Strumentista eccezionale, ottimo compositore, grande performer dal vivo ma soprattutto un uomo semplice come il suo abbigliamento, lontano mille miglia dal cliché della rockstar


La storia di Gallagher è quella di un musicista umile e appassionato, che ha suonato con Muddy Waters e i Rolling Stones, ma si fermava volentieri a chiacchierare con i fans dopo un concerto. Nonostante sia considerato uno dei migliori chitarristi che il rock abbia mi avuto è spesso stato relegato in secondo piano rispetto a nomi più famosi o abili a gestire la propria popolarità. Questa mattina, nel programma Heroes, lo special guest della puntata sarà Rory Gallagher. Appuntamento questa mattina alle ore 11:00 su Radio Sardegna Web (Massimo Salvau).


Uno strano destino sembra aver segnato la figura di Rory Gallagher, uno dei più grandi chitarristi che la storia della musica rock ricordi: celebrato nella sua terra (l’Irlanda) come fosse un re (in occasione della sua morte, quel fatidico 14 giugno 1995, ne diedero notizia commossi e sconcertati i tg e le radio nazionali, compresa la Bbc, che interruppero le consuete programmazioni, trasmettendo in diretta i funerali), scelto dal Melody Maker nel 1972 come il migliore chitarrista del mondo, stimato e ammirato dai suoi colleghi (volendo citarne alcuni, Jimi Hendrix, Eric Clapton, Gary Moore, Jimmy Page), seguito da un nutrito gruppo di fedelissimi sparsi in tutto il mondo, non conobbe tuttavia il successo del grande pubblico né pubblicò veri e propri capolavori (sebbene i suoi dischi con i Taste prima e da solista poi siano degli ottimi album). Rory Gallagher era un uomo schivo, riservato, umile ma testardo (che sul palco si trasformava in una furia indomabile!), poco incline ai compromessi commerciali e aveva un’inspiegabile avversione per i 45 giri, i passaggi radiofonici e le sale di registrazione. Iniziò a suonare la chitarra all’età di nove anni ispirato da grandi bluesman come Muddy Waters, Leadbelly e da musicisti folk come Woody Guthrie. Nella seconda metà degli anni sessanta Rory si trasferì a Londra dove diede vita ai Taste, con il bassista Eric Kitteringham e il batterista Norman Damery, entrambi provenienti dagli Axels, con i quali incise anche del materiale pubblicato solo successivamente in Tattoo. In seguito la formazione mutò con l’ingresso di Richard McCraken al basso e John Wilson alla batteria. Con la nuova band Rory incise tre album in studio e due dal vivo, tra cui una formidabile esibizione al Festival dell’Isola di Wight. I Taste, forti di un hard blues muscolare e grezzo (ne è un esempio la rilettura di Sugar Mama, da Taste), si avvicinarono ai grandi trii del momento come Jimi Hendrix Experience e Cream. I Taste si sciolsero nel 1971 per volontà di Gallagher, deciso ad avviare quella che sarebbe divenuta poi una stupenda carriera solista. McCraken e Wilson crearono così gli Stud. Il primo dei due intraprese in seguito una buona carriera da sideman con Kevin Ayers, Medicine Head e altri, mentre del secondo si persero le tracce.

Rory Gallagher era un artista unico, capace di spaziare dal blues all’hard rock, dal folk al jazz. Non fumatore e refrattario a qualsiasi droga o al sesso facile, solo negli ultimi anni, per sedare la sua crisi personale, si rifugiò nell’alcol e la pagò cara: dovette sottoporsi a un trapianto di fegato e morì poco dopo a soli 47 anni a causa delle complicazioni subentrate all’intervento. Amava più di ogni altra cosa la sua musica (il blues, che suonava con una classe e tecnica inarrivabili), la sua chitarra Fender Stratocaster (quando gli fu rubata, entrò in uno stato depressivo, riuscì poi a ritrovarla e continuò a suonarla per il resto della sua vita). L’unica cosa che contava per lui era suonare dal vivo e il contatto col pubblico. Incarnava pienamente il modo di essere tipico del proletario irlandese ed era lontano dalle lusinghe del music business. Insomma, era l’antidivo per eccellenza. Inoltre, ebbe la sventura, al tempo della sua esperienza con i Taste (la straordinaria band rock-blues che lo portò al successo, immortalato nello storico live al Festival dell’Isola di Wight nel 1970), di essere finito nelle mani dello spregiudicato e avaro Eddie Kennedy, che non degnò la band di una paga e di una strumentazione adeguate. Va anche detto che nel corso della sua carriera Rory Gallagher è stato affiancato da bravi musicisti, ma mai all’altezza del suo straordinario talento.

Ebbe l’occasione di collaborare con il suo idolo Muddy Waters in London Muddy Waters Sessions (1972) e con Jerry Lee Lewis, con cui registrò il doppio album The Session…Recorded in London with Great Artists (1973). Partecipò nel 1974 a un concerto di Jerry Lee Lewis a Los Angeles (che per paura di essere messo in ombra da John Lennon, presente tra il pubblico, uscì fuori di testa, apostrofando nel peggiore dei modi i Beatles), poi l’incontro nel 1975 con i Rolling Stones (alla ricerca di un sostituto di Mick Taylor), con i quali registrò due provini a Rotterdam, per poi abbandonare le session e partire per il suo programmato tour in Giappone. Indubbiamente un musicista particolare, con i suoi principi e valori…schiacciati dalle grandi major che non gli hanno dato nessuna possibilità di crescita. Era un ribelle, non amava le imposizioni delle etichette discografiche e quindi non si meritava, secondo le grandi major, le loro attenzioni. Come dire…o mi lecchi il culo e ti faccio diventare ricco oppure quella e la porta. Gallegher scelse la porta, ma a caro prezzo.