Jean Michel Jarre: il mago degli effetti musicali

“Oxygen” forse il suo album più bello


Jean Michel Jarre è riuscito a imporre uno standard mondiale di elettronica melodica, decisivo per lo sviluppo del movimento, e capace di lasciare ai posteri almeno due capolavori, come “Oxygene” ed “Equinoxe”. Jean Michel Jarre sarà lo special guest del programma Heroes. Questa mattina alle ore 11:00 su Radio Sardegna Web (Massimo Salvau).


All’anagrafe, quella di Jean Michel Jarre sembrerebbe la tipica vita del figlio d’arte predestinato a calcare le orme paterne, se non fosse che Maurice Jarre l’avrebbe abbandonato all’età di cinque anni per seguire a Hollywood la sua carriera di compositore di colonne sonore e rifarsi una seconda famiglia. In qualche modo sarà l’assenza della figura paterna a evitare che Jarre ne assimili passivamente l’ascendente artistico, lasciandolo libero di avventurarsi in solitaria nei territori inesplorati delle avanguardie musicali così distanti dal sinfonismo classico delle più celebri partiture del genitore e alimentando al contempo quella vena melanconica e mistericamente introspettiva che diventerà la chiave dominante della sua opera matura. Non a caso quella per la musica è in origine una fascinazione che nasce in funzione del rigetto della concezione classica della notazione accademica. Insofferente alle pedantesche lezioni di piano classico che gli venivano impartite in età scolare, dalle performance dei sassofonisti jazz Harchie Sheep e John Coltrane alle quali assisteva insieme alla madre nel club parigino “Le Chat-qui-Peche”, Jarre apprenderà invece come la musica possa tradurre in maniera irriflessa stati emotivi e suggestioni visive senza il supporto di tecnicismi e testi cantati. Trova così un primo spazio di libertà creativa nella pittura e nella musica rock che negli anni 60 si faceva veicolo di istanze anticonformiste, suonando la chitarra nei gruppi rock Mystère IV e The Dustbins. È la simultaneità di queste due pulsioni creative a stimolare la ricerca una metodologia espressiva volta a risolverne l’apparente inconciliabilità sotto il segno di una nuova forma di sinestesia ancora da inventare. Dapprima Jarre sperimenta con nastri suonati al contrario o mescolando i suoni della chitarra con quelli di flauti, pianoforti preparati, percussioni, effetti da rumorista, per poi passare alle radio e a rudimentali dispositivi elettronici. Nel 1969 questa ostinazione a sconfinare dalla “ridotta” della musica tradizionale gli apre infine le porte del “Groupe de Recherches Musicales (GRM)” di Parigi fondato da Pierre Schaeffer nel 1958, guru della della “musica concreta” che al cerebralismo della composizione scritta oppone l’iperrealistica potenza evocativa del suono puro. La figura di Schaeffer viene a colmare il vuoto artistico lasciato dal padre naturale, celebrando i natali della carriera di compositore di Jarre, che nello stesso anno darà alle stampe il suo primo 45 giri di musica “concreta”. Il disco vende una manciata di copie e, come avverrà anche per il successivo album Deserted Palace del 1972, circoscrive il suo interesse verso l’effettistica sonora e le emozioni che questi effetti possono dare in chi ascolta.

Di lì a due anni, la nuova vena stilistica corroborata dall’uso esponenziale di primitivi sintetizzatori scoperti presso il Gruppo di Ricerca, come l’Ems Synthi Aks e il celeberrimo Moog modular, si esprimerà in quella che è la prima composizione per strumenti elettronici ad avere l’onore di accompagnare un balletto d’opera in sette movimenti, ispirata ai colori dell’arcobaleno e messo in scena al Palais Garnier di Parigi nel 1971. Nel 1976 il piccolo studio allestito tra le mura della propria cucina è ormai pronto per la creazione di un album importante. L’esperto dell’hardware, il tecnico del suono e musicista è Michel Geiss, contattato dopo una sua conferenza sulla “sintesi analogica”, a soccorrere l’ardito ventottenne che con la sua consulenza predispone il palinsesto sonoro della prima suite concepita ed eseguita per tastiere e interfacce analogiche. Nel corso dei 41 minuti della suite, registrata su un multitraccia a otto piste, il lavoro appare molto elaborato, con effetti straordinari, tastiere come se piovesse e tanta atmosfera. L’album si chiamerà “Oxigene” è sarà l’opera più importante di tutte, che venderà 15 milioni di copie e che resta ancora oggi l’album francese più venduto al mondo. Successivamente uscirà l’album Equinoxe che ripropone in una più meditata e solida architettura ritmico-armonica di 8 parti le tessiture melodiche e le progressioni impressionistiche di Oxygene.  Sull’onda del successo dell’album Oxigene ecco che esce l’Magnetic Fields, portato a termine all’inizio del 1981, offre la terza incarnazione del concetto jarriano di un synth-pop pittorico ed esoterico che vive all’interno della dicotomia tra catchy tunes, composizioni orecchiabili a misura di radio, e avvolgenti suite polifoniche. Praticamente è un album tutto strumentale e di effetti. Grazie alla mancanza di contenuti verbali forieri d’idee sovversive, in Asia la musica di Jarre viene preferita a quella sferzante dei gruppi rock anglofoni e trasmessa costantemente sulle radio locali, tanto da persuadere la Cina a invitarlo a tenere la prima tournée di un artista occidentale nella repubblica post-maoista. A fare da diario per immagini e suoni di questa avventura irripetibile vissuta nella primavera 1981 tra Shangai e Pechino sarà il video documentario di Andrew Piddington e il doppio album Concerts In China, pubblicato nel 1982. In un panorama musicale ormai in tumulto per la crescente emancipazione degli strumenti elettronici che contribuiscono a plasmare nuovi stili come quello obliquo tra art-rock, electro-dark e new wave di Depeche Mode, Dead Can Dance e dei Cocteau Twins, Jarre spinge lo sguardo ancora oltre, partorendo quello che resta forse l’ultimo suo lavoro significativo. Dalle ceneri di “Music For Supermakets”, disco a tiratura unica il cui master verrà letteralmente bruciato al termine di una storica asta all’Hotel Drouot dove verrà acquistato da un certo signor Gerard (svegliatosi da un coma con la musica di “Souvenir Of China”), nasce infatti la fenice di Zoolook. Così come “Music For Supermarkets”, composto da principio per fare da commento sonoro a una mostra di arte contemporanea, si pone implicitamente quale risposta alla filosofia ambient di Brian Eno. Il disco segna anche la prima ampia collaborazione di Jarre con artisti provenienti dai più diversi ambiti della musica contemporanea: da Adrian Belew dei King Crimson a Marcus Miller che scandisce le battute con il suo basso incombente, dalle batterie rutilanti di Yogi Horton ai fonemi alieni di Laurie Anderson che duettano con la parata allucinatoria dei campioni del Fairlight nel pezzo fanta-tribale di “Diva”. Con il monumentale concerto di Houston del 5 aprile 1986 celebrato per i 25 anni della Nasa e i 150 anni della città e del Texas, ha inizio una ventennale parabola di mega-live che porteranno Jarre a subordinare sempre più l’attività di certosino compositore da studio a quella di “Fitzcarraldo” di maestosi happening multimediali che si chiuderà con il concerto tra le dune di Merzouga del 2006.