LA LUCE IN FONDO AL POZZETTO

Breve storia a puntate di una giovane blatta alla ricerca della Verità

 

Gentile lettore,

prosegue la storia del giovane Kopro, l’intraprendente e curioso scarafaggio. Un incontro inaspettato darà il via a un’interessante digressione sulla natura dell’universo.

Il disegno della striscia illustrativa è tratto dalla prima illustrazione di Archy and Mehitabel, di Don Marquis, uscita in data 11 Settembre 1922 per il New-York tribune. Il nostro Kopro deve ad Archy, suo illustre predecessore, due cose: l’immagine in questione, e lo stesso rispetto dovuto a chiunque lotti per esprimere se stesso nonostante i propri limiti.

 

2. La natura escrementizia delle cose

Kopro si voltò immediatamente verso quella voce, ma non riuscì a vedere nessuno. «Chi ha parlato? Non ti vedo!» Gli occhi erano ancora troppo abituati alla luce per consentirgli una visione efficace. Dopo un po’ riuscì a scorgere la sagoma di un suo simile che veniva verso di lui. Sembrava camminare a fatica, totalmente imbarcato su un fianco, ma con una certa decisione. La luce, contrariamente agli altri abitanti della colonia, non sembrava intimidirlo. Si trovò davanti ad un vecchio scarafaggio: sembrava avere parecchie mute sulle spalle, e i segni sul suo ferrugineo carapace lasciavano chiaramente intendere che quella poteva essere l’ultima. Sul fianco sinistro aveva una gamba sola, quella anteriore, e due moncherini che, agitandosi goffamente nell’aria, davano l’impressione di non essersi accorti delle parti mancanti. Sull’addome, che strisciava pietosamente nel terreno come se il cercine finale stesse sostituendo gli arti compromessi, una delle ali sclerificate era dimezzata per la sua lunghezza e lasciava scoperta quella membranosa, stropicciata e consumata lungo tutto il bordo. Fu subito chiaro che ne aveva passate tante e che altrettante erano quelle da raccontare. «Non credo che sia prudente puntare verso l’alto prima di aver capito cosa c’è qui in basso.» Il giovane rimase interdetto: come era possibile che una creatura così brutta potesse ispirare così tanta saggezza? Non riuscì a trattenere la sua curiosità: «Chi sei? E come mai ti preoccupi per me?» «Mi chiamo G., mi ricordi tanto un giovane che ho conosciuto tempo fa…»

Illustrazione di Michele Marescutti

Il vecchio G. avanzò verso la luce con una certa disinvoltura e fissò il giovane dritto negli occhi: «Immagino che sia curioso di capire se guardare la luce faccia davvero così male come dicono… Non posso, e neppure voglio, impedirtelo. Prima, però, concedimi di portarti un po’ in giro a fare quattro chiacchiere. Ti va?». Kopro acconsentì con un chiaro gesto dell’antenna destra. Una delle ragioni che lo avevano spinto verso la luce, oltre alla sua innata curiosità e all’ansia da sovraffollamento, era la noia; ma ora, grazie a quella nuova interessante conoscenza, forse valeva la pena di aspettare ancora. «Cosa sai del mondo che ci circonda?» Il giovane insetto si fermò sul posto drizzando entrambe le antenne, poggiando il bacino per terra e sollevandosi sulle zampe posteriori con il fare saccente di chi sale in cattedra: «Tutto quello che c’è da sapere: l’universo poggia interamente sulla sua natura escrementizia. Dall’equilibrata commistione tra acqua e escrementi ha origine la vita nelle combinazioni che conosciamo. Dalla vita deriva altra vita e la possibilità di nutrirla. È per questo che nel nostro mondo abbiamo acqua ed escrementi in abbondanza, che combinandosi generano noi e tutto il cibo di cui ci nutriamo!». Il vecchio viso di G. assunse un espressione che si sarebbe potuta dire ironica, se non fosse per quella mandibola slogata, che, già di per se, rendeva difficile leggere i suoi stati d’animo: «La tua è una teoria molto affascinante! Sei disposto a metterla in discussione?».

(Continua…)